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Nel nostro Paese è in atto una tendenza sotterranea, non esplicitamente dichiarata eppure sempre più evidente: la militarizzazione della scuola italiana. Molti sono gli indizi, i segnali già lanciati, tanto che sta crescendo un movimento di opposizione a questa ipotesi degna dell’era Meloni. C’è una massa critica che contesta la “scuola della sicurezza” e mette in luce tutti i rischi, sia per gli studenti sia per la democrazia.
Il protocollo tra Istruzione e Interni
Pochi giorni fa, verso la fine dell’anno, è venuto alla luce un protocollo d’intesa tra il ministero dell’Istruzione e il dicastero degli Interni. Si tratta di un testo risalente al 21 novembre 2024 ma non ancora ufficialmente pubblicato, secondo quanto riportato da diverse testate come Domani. La gravità è in ciò che troviamo scritto: l’intento è quello di “contribuire alla formazione dei giovani” con l’aiuto di polizia e forze dell’ordine.
Formazione dei giovani con la polizia
Nello specifico, scorrendo le pagine l’obiettivo del governo è chiaro: “Contribuire alla formazione dei giovani, promuovendo la cultura della legalità e del rispetto delle regole, perché diventino protagonisti responsabili della propria vita e cittadini consapevoli della società civile”.
I ministri Giuseppe Valditara e Matteo Piantedosi si impegnano a promuovere, per i prossimi tre anni, “un programma pluriennale di attività volto alla promozione e alla diffusione della cultura della legalità, del rispetto delle regole, del dialogo tra le culture e della conoscenza della Carta costituzionale, promozione dei temi dell’educazione e sicurezza stradale”.
Il tema sulla figura del militare
Se questa può sembrare la punta dell’iceberg, si stanno moltiplicando le iniziative per portare esercito e polizia all’interno delle scuole italiane. Tra gli esempi più clamorosi, c’è quello che possiamo riassumere come il tema sul miglior militare. Tecnicamente il governo italiano, attraverso il dicastero dell’Istruzione, ha lanciato un concorso nazionale rivolto alle scuole superiori, sul ruolo delle forze armate e del militare italiano: “A favore della sicurezza nazionale e internazionale e sul significato dei principi di libertà e democrazia, dagli stessi interpretati alla luce della Carta costituzionale".
I candidati sono chiamati a esaminare “il militare italiano nel passato e nel presente, con particolare riferimento al suo ruolo nella società civile". Gli studenti e le studentesse delle superiori potranno presentare l’elaborato entro il 28 febbraio. Un modo chiaro per avvicinare i giovani a questo mondo, abituandoli fin dalla tenera età a una sorta di “culto della guerra”, in generale alle modalità più elogiative nei confronti dei militari che sono le stesse proposte dall’attuale governo.
No ideologia bellica e culto della sicurezza
La prima opposizione alla tendenza arriva dall’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università, che da tempo ha avviato la mobilitazione con varie iniziative (qui il sito ufficiale). Il movimento, cui aderiscono molti docenti, studiosi, organizzazioni e associazioni, non solo scende nelle piazze per protestare, ma fa anche da pungolo proponendo il classico osservatorio – appunto – sui luoghi e gli istituti in cui la militarizzazione sta prendendo una piega eccessiva.
“Le scuole e le università stanno sempre più diventando terreno di conquista di un’ideologia bellicista e di controllo securitario – spiegano i fondatori -, che si fa spazio attraverso l’intervento diretto delle forze armate (in particolare italiane e statunitensi), declinato in una miriade di iniziative tese a promuovere la carriera militare in Italia e all’estero, e a presentare le forze armate e le forze di sicurezza come risolutive di problematiche che sono invece pertinenti alla società civile”.
La scuola come luogo di pace
Al contrario, viene detto chiaramente, la scuola va smilitarizzata affinché i banchi e le aule diventino l’esatto contrario dei conflitti che insanguinano il mondo oggi. “Smilitarizzare le scuole e l’educazione vuol dire rendere gli spazi scolastici veri luoghi di pace e di accoglienza – si legge –; opporsi al razzismo e al sessismo di cui sono portatori i linguaggi e le pratiche belliche, allontanare dai processi educativi le derive nazionaliste, i modelli di forza e violenza, l’irrazionale paura di un ‘nemico’ (interno ed esterno ai confini nazionali) creato ad hoc come capro espiatorio”.
Smilitarizzare la scuola, insomma, “vuol dire restituirle il ruolo sociale previsto dalla Costituzione italiana”.