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“Quando la Costituzione parla di Repubblica fondata sul lavoro, non propone il concetto del lavoro come merce, quanto quello di ‘persona che lavora’, come protagonista e, in quanto cittadino, soggetto di diritti e doveri”. È un richiamo forti ai valori costituenti quello lanciato stamani (martedì 5 novembre) dal presidente della repubblica Sergio Mattarella: “È la persona che lavora a rappresentare il nesso con il progresso e la crescita della qualità della vita”.
La frammentazione del lavoro
Intervenendo a Roma, nel palazzo del Quirinale, in occasione della cerimonia di celebrazione del centenario della “Stella al merito del lavoro”, nonché di consegna delle onorificenze per il 2023, il capo dello Stato ha rimarcato che “oggi registriamo una frammentazione del lavoro, pur in quadro in cui gli indicatori occupazionali mostrano segni complessivamente positivi”.
Da un lato abbiamo “l'occupazione stabile, il lavoro professionale qualificato, i settori di avanguardia, l'organizzazione aziendale attenta alla qualità”. Dall'altro abbiamo “inoccupazione, bassi salari, precarietà, caporalato, ritardo nell'ingresso dei giovani e delle donne nel mercato del lavoro, squilibri di salario a parità di lavoro”.
Tra queste polarità, ha aggiunto il capo dello Stato, resiste “il lavoro più tradizionale, quello che ancora costituisce il principale pilastro delle relazioni sindacali e che tiene in vita l'impalcatura della contrattazione collettiva. Ma le trasformazioni incalzano e gli equilibri sono sempre da ridefinire per dare attuazione piena al dettato costituzionale”.
Il richiamo alla Costituzione
“I costituenti hanno deciso di indicare nel lavoro il fondamento della Repubblica nata dalla Resistenza e dalla Liberazione”, ha argomentato Mattarella: “Una scelta generativa, per piantare solide radici nella società”. Citando uno scritto di Giorgio La Pira, redatto 75 anni fa dal giurista italiano prima ancora del voto finale sulla Carta, Mattarella ha rammentato che “una Costituzione pluralista, a differenza di una Costituzione di tipo statalista o individualista, può edificare il proprio ordinamento soltanto sul lavoro e sulla dignità del lavoro per tutti”.
L'articolo 4, ha quindi ricordato il capo dello Stato, era collocato “nella prima stesura come articolo 31. È stato spostato tra i principi generali, proprio per rimarcare il carattere non soltanto economico, bensì comunitario e sociale del lavoro: ‘La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto’. Il lavoro è, difatti, condizione centrale di un pieno sviluppo della personalità umana. È, quindi, anche veicolo di libertà”.
Nel contribuire alla crescita della comunità, dunque, si esprime “una parte incomprimibile di noi stessi. E l'articolo 4 lega il diritto al dovere: ‘Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un'attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società’. A questa etica del lavoro la nostra democrazia resta legata, pur se il lavoro cambia continuamente, sospinto dalle nuove tecnologie, dalle sempre diverse dimensioni dei mercati, da mutamenti che incidono anche sui modelli sociali”.
Motore del progresso e ruolo del sindacato
"Quando venne istituito il riconoscimento, che oggi rinnoviamo, per i lavoratori che nelle loro attività sono stati esempio di capacità, di laboriosità, di moralità, l'Italia era da poco divenuta uno Stato unitario”, ha illustrato Mattarella: Ed è stato anzitutto il lavoro a far maturare e crescere l'Italia in questo oltre secolo e mezzo. È stato motore di avanzamento sul piano sociale, civile, economico, culturale”.
Il lavoro, dunque, è stato “propulsore e avanguardia del progresso. Lo è stato nell'emancipazione da condizioni individuali di subalternità, anche attraverso l'opera delle organizzazioni dei lavoratori. Nell'espansione dei diritti e nell'affermazione del loro carattere universale. Nella costruzione di un modello sociale e di welfare, capace di garantire più alti livelli di sostegno e assistenza a chi si trova nel bisogno. Nel potenziamento dell'istruzione, nel rafforzamento delle norme sulla sicurezza sociale e delle condizioni di lavoro”.
I caduti sul lavoro
Nel corso della cerimonia, Mattarella ha anche rivolto “un intenso saluto, rinnovando un forte sentimento di vicinanza”, alle famiglie dei lavoratori cui è stata consegnata la Stella alla memoria. “Di fronte alle morti sul lavoro o a causa del lavoro – ha aggiunto – le istituzioni della Repubblica, a ogni livello, sono chiamate al dovere di accrescere sempre più i livelli di sicurezza e di porre in essere tutte le azioni possibili al fine di ridurre i rischi e promuovere la cultura della prevenzione. La dignità del lavoro e la cura della vita devono prevalere su ogni altro interesse”.