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Una crisi senza precedenti. L’allarme viene da Bergamo, dal settore del commercio e del terziario. A lanciarlo è Mario Colleoni, segretario generale della Filcams Cgil provinciale. Sono i numeri a disegnare i contorni di un quadro che non potrebbe essere più nero. Nel territorio, come nella regione, scrive il sindacato, il dato sugli occupati del settore, rispetto al primo semestre del 2019, è crollato. Le stime dicono che a scomparire dai negozi siano stati circa 100mila lavoratori in Lombardia, oltre 7mila solo a Bergamo. “Numeri impressionanti – commenta il dirigente – dietro ai quali ci sono vite e famiglie. Nei nostri uffici abbiamo ascoltato qualche racconto di addetto spinto alle dimissioni, visto che i licenziamenti sono bloccati”.
Questo cosa significa in previsione? “Molto dipenderà dalle riforme e quindi dallo sbocco della crisi politica, ma alla fine del blocco temiamo qualcosa come 20mila disoccupati in più. Una situazione che ingrosserà le fila di chi vive in povertà assoluta. In un settore in cui, già molto prima della crisi sanitaria, l’aumento dell’occupazione ha coinciso con un aumento dell’occupazione povera. Negli ultimi sei anni la ripresa dei consumi è stata inferiore rispetto a quanto era avvenuto tra il 2005 e il 2008. A Bergamo e in Lombardia il potere d’acquisto è cresciuto in modo molto limitato rispetto ad altri grandi paesi europei. Un tema questo che deve prevedere risposte immediate”.
Chi rischia di restare stritolato nella crisi? “C’è di tutto. Sia le piccole attività commerciali che i grandi gruppi come Scarpe&Scarpe, Conbipel, H&M e Kidlitz”.
La pandemia potrebbe essere il colpo di grazia? “Negli anni molte imprese all’interno del settore hanno sottovaluto l’avvento di nuovi scenari e il cambiamento delle dinamiche della domanda: gli investimenti nelle piattaforme e nell’e-commerce, così come le aggregazioni da parte dei piccoli imprenditori, sono stati a Bergamo molto esigui e questo ha consentito ai grandi gruppi di acquisire sempre più quote di mercato a discapito dei piccoli commercianti, che oggi sono i primi ad essere in difficoltà. A vincere alla fine è stato Amazon. Le stime – ci spiega Mario Colleoni – dicono che la pandemia ha fatto da acceleratore: in questo periodo l’Italia ha avuto una crescita di e-commerce di circa il 31 per cento rispetto ad altri Paesi. Questa spinta ha in parte trasformato le modalità di consumo e portato a un approccio all’acquisto nuovo per molti consumatori”.
Come si può reagire? “Urge fare un passo in avanti. Il mondo che ricordiamo difficilmente tornerà, i lavoratori hanno bisogno oggi più di ieri di risposte e di buona occupazione, se non nel medesimo settore, almeno in grado di garantire loro libertà e autonomia. Il tema ovviamente va molto oltre i confini di Bergamo e della regione, è un tema che attiene a una dinamica nazionale. Il terziario è uno dei settori che verrà colpito più duramente. Senza risposte noi metteremo in campo iniziative di protesta. La priorità, adesso, è prorogare il blocco dei licenziamenti. Ma in prospettiva, il tema sarà che tipo di strategia si definirà nel Paese per agevolare la ripresa”.