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Diminuiscono i redditi reali delle famiglie. La ripresa economica post pandemica e le misure introdotte non riescono a compensare gli effetti dell’inflazione. Questo è il quadro che emerge dall’indagine Istat sulle condizioni di vita e reddito delle famiglie relativo all’anno 2023. La conferma che le Marche, anche per quest’anno, si trovano in una situazione di stagnazione.
I dati sono stati resi noti nel corso del convegno in programma oggi, 21 maggio, ad Ancona, dal titolo “Povertà e dignità nella Costituzione italiana”, promosso dalla Cgil Marche in collaborazione con le associazioni de “La via Maestra”, il percorso lanciato durante la manifestazione dello scorso 7 ottobre a Roma e che culminerà il 25 maggio a Napoli. All’iniziativa presenti tra gli altri Loredana Longhin, segretaria regionale Cgil Marche, Daniela Barbaresi, segretaria nazionale Cgil e Antonio Russo, vicepresidente nazionale Acli.
Nel 2023, mentre nel Nord Italia si riscontrava una riduzione della popolazione a rischio di povertà o esclusione sociale, nel centro Italia e nelle Marche in particolare, la situazione è rimasta la stessa dell’anno precedente, riconfermando tutte le criticità già presenti nel 2022.
Più deprivazione e meno redditi reali
Rispetto al 2022, per le regioni del Centro Italia si osserva un aumento delle condizioni di grave deprivazione, i redditi reali familiari sono diminuiti dello 0,9%. Rispetto al 2007 la contrazione dei redditi è del 10,8%. La causa principale del calo del reddito reale delle famiglie è imputabile all’aumento dell’inflazione nel corso del 2022.
I dati del ministero di Economia e Finanza relativi ai redditi nell’anno d’imposta 2022 evidenziano come il 37,9% dei cittadini marchigiani dichiari un reddito inferiore ai 15mila euro, mentre chi ne dichiara 120mila sono lo 0,8%. Si rileva altresì una forte disparità nella distribuzione della ricchezza: lo 0,8% dei contribuenti più ricchi dichiara una quantità di reddito superiore al 24,2% dei contribuenti più poveri. In merito va oltretutto evidenziato il gap a svantaggio delle aree interne, caratterizzate da valori nettamente inferiori rispetto alla media.
Povertà che origina anche da lavoro povero: nelle Marche il 25,4% dei dipendenti privati percepisce meno di 10 mila euro lordi annui (dati Inps) e i contratti intermittenti registrano nelle nuove assunzioni l’incidenza più alta tra le regioni (18,2%).
I referendum sul lavoro
Per contrastare questa deriva, la Cgil ha promosso i quattro referendum sui quali sta raccogliendo le firme per eliminare la precarietà dal mercato del lavoro e ridare valore al lavoro. Per Daniela Barbaresi, segretaria nazionale Cgil, “questa è un’emergenza che va affrontata al più presto. Da subito, è necessario rilanciare il welfare pubblico e le politiche per combattere povertà e disuguaglianze. Tutto ciò è strategico per contrastare la proposta dell’autonomia differenziata e affermare la dignità del lavoro sociale che non può essere precario né sottopagato”.
Per Loredana Longhin, segretaria Cgil Marche, “una politica seria di coesione sociale e territoriale è quanto mai urgente. Le azioni che la penalizzano come il forte ridimensionamento delle risorse destinate alla lotta contro la povertà, il progetto di autonomia differenziata e il taglio dei fondi del Pnrr sulla lotta alla diseguaglianze devono essere riviste quanto prima”.