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"Un tragico 2020, iniziato già con l’economia marchigiana in affanno, sulla quale è poi piombata la pandemia che ha sconvolto vite e prospettive e, oltre al pesante carico di dolore e sofferenza, ha portato con sé altissimi costi in termini economici e sociali". Inizia così il bilancio di Daniela Barbaresi, segretaria generale della Cgil regionale, dell'anno appena terminato.
I dati sono drammatici. I numeri relativi all'occupazione sono in continuo peggioramento. Nei primi 9 mesi del 2020 in regione sono state appena 109 mila le assunzioni, 54 mila in meno rispetto al 2019, un terzo esatto praticamente. Il prezzo più alto, come al solito, lo hanno pagato i lavoratori precari con contratti a termine, in somministrazione e apprendistato. Certo, sono diminuite anche le cessazioni, seppur in misura minore e spesso grazie soprattutto al blocco dei licenziamenti, ma il saldo resta negativo. Sono infatti 13 mila in meno i rapporti di lavoro, per la maggior parte a tempo indeterminato. E sono state quasi 100 milioni le ore di cassa integrazione autorizzate nel 2020. Una cifra che equivale al mancato lavoro di 60 mila addetti a tempo pieno.
"Il prezzo pagato dal lavoro - ha detto Daniela Barbaresi - è già stato enorme, con oltre 35 mila occupati in meno in un anno, soprattutto donne (meno 25 mila) e giovani, e altrettanti che rischieranno di perdere il posto quando cesserà il blocco dei licenziamenti, se non prorogato, e con il sistema di ammortizzatori sociali assolutamente insufficienti e inadeguati, con un evidente rischio per la tenuta sociale del Paese e. in particolare. delle Marche".
Per questo, ha detto la leader della Cgil del territorio, "la difesa dell’occupazione è il primo obbiettivo da porci. Stiamo chiedendo al Governo di riformare il sistema degli ammortizzatori per aumentarne la capacità di tutela. Alla Regione Marche abbiamo chiesto di aprire una discussione per essere pronti a fronteggiare il probabile aumento dei disoccupati, per contrastare le diseguaglianze e le nuove povertà, ma soprattutto per definire urgentemente le strategie necessarie a creare lavoro di qualità, agganciando il prima possibile la ripresa. E’, dunque, il lavoro la prima vera priorità che dovrebbe essere al centro della discussione politica, a partire dalla discussione con la Regione".
Eppure, tutti i principali indicatori nelle Marche risultano in picchiata e sono peggiori della media nazionale (Pil -10,6%, investimenti -16,1%, spesa delle famiglie -12,3%, esportazioni al netto di farmaceutica e nautica -16,6%). Le prospettive, per la leader sindacale, appaiono davvero a tinte fosche, soprattutto se non si agisce rapidamente per garantire il necessario cambio di passo.
"Siamo, quindi, di fronte a un bivio: o si costruiscono subito le condizioni perché il 2021 sia l’anno della ripartenza o le Marche saranno irrimediabilmente destinate a un declino irreversibile, schiacciate nella morsa tra le regioni del Nord che, pur subendo i pesanti effetti della pandemia, rappresentano la locomotiva del Paese e quelle del Sud che già beneficiano di specifiche misure di sostegno, a partire dalla fiscalità di vantaggio. In questo quadro veramente preoccupante, è urgente aprire una discussione su come far ripartire l’economia con una prospettiva di ampio respiro, sulle direttrici da seguire anche in relazione alla programmazione europea e sul ruolo che la nostra Regione dovrebbe avere nel confronto con il Governo in relazione al NextGenerationUE".
"Il momento delle scelte è adesso. - scrive Daniela Barbaresi - Per questo è necessario e urgente recuperare i ritardi accumulati e aprire al più presto una discussione e un confronto su quale progettualità e quali azioni di sistema, superando la logica degli incentivi o contributi a pioggia, per costruire le condizioni per un nuovo modello di sviluppo che accompagni la transizione verso un’economia digitale e green, coniugando coesione e sviluppo, per rendere il territorio sempre più sostenibile sul piano sociale e ambientale, attrattivo e competitivo sul piano economico. In assenza di una strategia chiara e definita da parte della Regione Marche, nel 2021 le conseguenze per l’occupazione e per le prospettive di sviluppo potrebbero essere davvero pesanti e irreversibili".