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In tutta la Sicilia ci sono solo 63 ispettori del lavoro, con il compito di controllare circa 400 mila aziende. Quattro a Palermo, addirittura uno a Ragusa. Con questi numeri, secondo i calcoli dei sindacati le imprese rischiano un controllo ogni vent’anni.
Nella regione che quest’anno ha fatto registrare un’impennata dei morti sul lavoro, 24 da gennaio a giugno, con un incremento del 22 per cento, e una quota elevatissima di infortuni, 11 mila nello stesso periodo, con un calo spiegato solo dall’assenza del Covid, la Cgil oggi (28 luglio) torna a mobilitarsi insieme alla Uil per chiedere assunzioni e strategie più efficaci nella tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro.
“Faremo un sit in davanti all’assessorato regionale alla Famiglia, lavoro e politiche sociali a Palermo e in tutte le province sotto le prefetture – spiega Francesco Lucchesi, della segreteria regionale Cgil -. Alle istituzioni consegniamo una piattaforma con una serie di rivendicazioni. Chiediamo che oltre alla questione ondate di calore sia affrontata in maniera seria l’emergenza salute e sicurezza, a partire dal numero degli ispettori: oggi sono 63, ma dal primo gennaio prossimo diventeranno 55, perché otto andranno in pensione”.
Ma perché nell’isola l’ispettorato ha così poco personale? La situazione è ingarbugliata e complicata dal fatto che si tratta di una regione a statuto speciale. L’articolo 17 dello statuto conferisce totale e assoluta autonomia in materia di lavoro e controlli. Questo vuol dire che in Sicilia non c’è l’ispettorato nazionale ma ogni provincia ne ha uno territoriale: se si vogliono fare assunzioni, bisogna bandire un concorso a livello regionale.
“Il problema è che la Regione non può assumere direttamente perché ha accumulato così tanti debiti con lo Stato centrale – spiega Lucchesi -, che oltre a dover restituire cinque miliardi di euro con un piano di rientro decennale, ha un blocco del turn over: quando un dipendente dell’amministrazione va in pensione, non può essere sostituito. Sono circa 30 anni che non si assume. E dire che il numero minimo di ispettori per l’isola sarebbe 256”.
Un anno e mezzo fa è stato fatto un concorso nazionale, che ha portato all’assunzione di 1.250 ispettori in tutta Italia, Sicilia e province autonome di Trento e Bolzano escluse. Per mettere una pezza il governo nel decreto Lavoro approvato due mesi fa ha previsto di inviare da altre parti 29 ispettori a tempo determinato, da 2 a 6 mesi, in deroga all’autonomia.
“Si tratta di un provvedimento tampone che non risolve il problema – continua Lucchesi -. Mentre il protocollo sottoscritto dopo le rivendicazioni e le proteste dei sindacati con l’Ispettorato nazionale del lavoro dal precedente governatore Musumeci, che avrebbe portato a un incremento del personale per 3 - 6 anni, è stato bloccato dal nuovo presidente Schifani”.
Intanto gli incidenti, i morti e gli infortuni non si fermano, soprattutto nei settori dell’agricoltura e dell’edilizia, in una regione dove il tasso di precarietà sfiora l’80 per cento dei contratti. “E, si sa, il lavoratore precario è meno incline a pretendere dispositivi di salute e sicurezza – conclude Lucchesi -. È per questo che manifestiamo, per chiedere che si sblocchi il protocollo a suo tempo firmato o che si individui un’altra soluzione che possa fare arrivare nuovi ispettori in Sicilia al più presto”.