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“A meno che quest’inverno non faccia caldo, in Italia mancheranno un po’ di miliardi di metri cubi di gas, diciamo 6-8 miliardi. Una quantità che equivale a qualche settimana senza gas. Questo significa che noi persone, noi famiglie, staremo un po’ al freddo. Ma poi dipende da chi vorranno privilegiare, se i cittadini o le imprese. Le sofferenze però ci saranno, inevitabilmente”.
Vincenzo Comito, che è stato docente di Finanza aziendale ed economia, studioso, autore di diversi libri di successo sulle grandi imprese italiane, sulla finanza, sulle multinazionali, di queste vicende se ne intende. E ha ben chiaro che cosa accadrà nell’immediato futuro. “Io prevedo di trascorrere gran parte dell’inverno in Francia, che se la caverà meglio di noi perché si rifornisce meno dalla Russia – scherza -, nel sud dove certamente farà meno freddo”.
Quindi, professore, non ci sono speranze che la Russia ci fornisca il gas che ci occorre per affrontare la stagione fredda?
Apparentemente no, perché i rapporti semmai peggioreranno. L’Ue minaccia altre sanzioni, e non sappiamo che cos’altro possano sanzionare. A meno di un intervento miracoloso dell’Europa o dell’Italia, o di un accordo di pace, dobbiamo scordarci il gas di Putin.
Ma gli Stati Uniti non ci avevano promesso di darci gas?
È vero, il presidente Biden ce l’aveva promesso per convincerci a mettere le sanzioni alla Russia. Ci hanno mandato qualche carico, ma adesso bisognerebbe accrescere la loro produzione, il che richiederebbe grandi investimenti per l’estrazione e la realizzazione delle condutture, e qualche anno. Stesso discorso per l’Algeria: pur essendo il decimo Paese al mondo come riserve di gas, fornisce comunque all’incirca l’11 per cento delle importazioni europee. Di recente ha firmato un protocollo con l’Italia per un incremento di un certo peso delle spedizioni, ma queste quantità aggiuntive sono sottratte alla Spagna. Anche qui, per aumentare le forniture, occorrono tempo e soldi. La Norvegia, il nostro secondo fornitore dopo la Russia, ma con riserve che non sono più quelle di una volta, ha promesso di aiutare i Paesi Ue: l’incremento effettivo delle consegne per il 2022 sarà di circa 3,5 milioni di metri cubi.
Che cosa accadrà adesso secondo lei?
La situazione è molto complicata. L’Italia come gli altri Paesi europei, ha fatto il giro del mondo per trovare il gas, ma non c’è e quello che c’è è tutto impegnato. Se ne potrebbe avere molto di più, ma non adesso, tra due, tre o quattro anni, a fronte di molti investimenti e tempo. Allora tanto vale puntare sul risparmio energetico, perché almeno due terzi di tutta l’energia fornita dai combustibili fossili potrebbe essere economizzata, in particolare isolando gli edifici. Penso al tanto vituperato Superbonus che qualche risultato lo sta dando. E poi sul solare e sull’eolico: gli impianti costano meno, sono veloci da costruire e ci risolveranno la situazione. Quest’anno e il prossimo potranno essere drammatici, ma se facciamo le scelte giuste possiamo riprenderci. È una questione economica ma anche ambientale: stiamo andando verso la catastrofe. Però non sono fiducioso perché in Italia le scelte giuste non si fanno.
Intanto, mentre si cercano soluzioni, il pezzo del gas continua a salire.
Infatti, bisogna tenere conto anche di questo fattore: il prezzo. L’anno scorso era a 30 dollari per megawattora, poi è arrivato a quasi 300, adesso siamo intorno ai 200. Ma se i rapporti con la Russia peggioreranno potrà aumentare ancora. Questo significa che in Gran Bretagna, dove le disuguaglianze sono particolarmente spiccate, il 50 per cento della popolazione dovrà scegliere se scaldarsi o mangiare. In Italia la quota di famiglie che dovrà scegliere come usare il suo reddito è al 20-30 per cento. Anche da noi i governi negli ultimi anni hanno contribuito ad accrescere le disuguaglianze. Il presidente di una famosa insegna della grande distribuzione ha detto in un’intervista che i clienti oggi si limitano a comprare i beni essenziali e che precipitano nei discount per risparmiare. Chiaramente i consumi stanno crollando.
È perseguibile la strada del tetto al prezzo del gas?
Mettere un tetto al prezzo del gas è un azzardo. La Russia potrebbe chiudere del tutto i rubinetti, a quel punto il gas mancherebbe e i prezzi salirebbero alle stelle. Ma questa non è l’unica bomba a orologeria che sta vivendo l’Europa e che potrebbe scoppiare nei prossimi mesi, c’è anche l’inflazione che non è uguale in tutto il mondo. In Cina sono al 2 per cento, da noi potrebbe arrivare al 15 per cento, un’altra variabile che non dipende solo dalle forniture. Si tratta di variabili che colpiscono i poveri e le persone a basso reddito, che sono cresciuti fortemente negli ultimi trent’anni in tutti i Paesi europei. Il risultato delle politiche perseguite dai governi, basate sul “togliere ai poveri per dare ai ricchi”.