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Pietro Colapietro è entrato nella Polizia di Stato 36 anni fa. Sa come si garantisce l’ordine pubblico, anche durante manifestazioni di piazza, avendo iniziato la sua attività in quello che oggi si chiama reparto mobile e che allora, prima della smilitarizzazione del Corpo, era la Celere.
È stato sulle volanti facendo polizia di prevenzione e poi coordinatore di squadre investigative. Insomma il mestiere lo conosce “dal di dentro”, e oggi è segretario generale del Silp Cgil. Non sta dalla parte delle forze dell’ordine – ci dice – chi vuole tirarle da una parte politica. La funzione assegnata non è quella prima di tutto di reprimere, ma di prevenire e aiutare chi è in difficoltà. Pisa, Firenze, prima ancora le manifestazioni di fronte a sedi Rai, le identificazioni di chi non c’era ragione di identificare sono – a suo parere – frutto di un clima securitario con gli ultimi e garantista con i più forti. La via della Costituzione è un’altra.
I sindacati lo avevano chiesto, e c’è stato un incontro tra organizzazioni sindacali e ministro dell’Interno Piantedosi dopo i manganelli di Pisa.
All’indomani dei fatti di Pisa il segretario generale Maurizio Landini per conto della Cgil, in rappresentanza di tutte le lavoratrici, i lavoratori, dei precari, dei pensionati, dei giovani, della società nella sua interezza, ha chiesto al ministro un incontro. Noi lo abbiamo ritenuto di fondamentale importanza perché quanto successo a Pisa e Firenze sono stati soltanto gli ultimi eventi simili in ordine di tempo. Sappiamo che in diverse università ci sono stati episodi analoghi, o in alcune manifestazioni davanti a sedi Rai. E poi, si è proceduto a identificazioni, poi magari definite eccesso di zelo, che lasciavano molto perplessi, non solo quelle della Scala di Milano o di chi deponeva un fiore per l’uccisione di Navalny, ma anche a dirigenti sindacali già noti. L'identificazione ha un senso se la persona non si conosce, ma identificare una persona già nota sembra più un atto di provocazione che altro.
Torniamo alle manifestazioni e a quanto accaduto in Toscana…
I fatti di Pisa sono sotto gli occhi di tutti. C'è chi, come capo della polizia, parla di una criticità dal punto di vista organizzativo che poteva benissimo essere superata, ma aggravata dal fatto che era una manifestazione non autorizzata e senza preavviso. Voglio sottolineare, a questo proposito, che la Costituzione deve sempre e comunque rappresentare il faro della nostra azione. Ricordo che le manifestazioni non devono essere autorizzate ma comunicate, alle forze dell’ordine spetta il compito di garantirne lo svolgimento in sicurezza e secondo leggi, lo dice anche la Corte Costituzionale, che afferma occorra garantire anche lo svolgimento delle manifestazioni spontanee. L'intervento del capo dello Stato, che è garante della Costituzione, mostra la preoccupazione del presidente che a Pisa non sia stato rispettato il dettame costituzionale su due fronti, quello del sacrosanto diritto di garantire la manifestazione e anche, è inutile dirlo, su un uso della forza che non è apparso legittimo ma sproporzionato rispetto a degli studenti con le mani alzate.
Lo hai ricordato tu, nelle ultime settimane ci sono stati diversi eventi quanto meno discutibili, non solo nella gestione delle piazze attraversate da manifestazioni. Cosa pensi stia succedendo?
Noi del Silp Cgil abbiamo chiamato in causa la politica, la riteniamo responsabile di molto di quello che accade a livello di sicurezza. L'impronta che l’attuale governo ha dato è di natura securitaria. Molti decreti dell’esecutivo Meloni, da Caivano ai Rave Party, hanno come obiettivo chiaro quello di punire il disagio aumentando le pene e non di aggredire le ragioni profonde che determinano il disagio. È chiaro che così non si va da nessuna parte. È l’espressione chiarissima di una politica securitaria con gli esclusi e i fragili, che vive di machismo con i deboli. Mentre è garantista con i forti. Basta pensare ai provvedimenti sulle intercettazioni o a come il governo si pone nei confronti della magistratura. Insomma i provvedimenti hanno tutti lo stesso segno, garantisti solo nei confronti dei più forti a tutto discapito dell'attività di prevenzione e di investigazione. Ricordo l’allarme lanciato da parte di tutti i magistrati verso una riforma della giustizia che mina il processo in sé e aggredisce la lotta alla criminalità organizzata.
Ovviamente ci sono le indagini in corso, sia della magistratura che interne, e bisogna aspettare gli esiti. Ma, tu dici, non sono singoli che sbagliano, è un clima che si è diffuso nel Paese?
Il clima è fondamentale. Al netto dell'errore, che naturalmente può ricadere in capo al singolo, e va fatta chiarezza, occorre richiamare la politica e il governo alle sue responsabilità. Non si può scaricare la responsabilità di quanto accaduto a Pisa esclusivamente su 6/7 lavoratori e lavoratrici in uniforme che sicuramente avranno sbagliato, peraltro probabilmente eseguendo degli ordini. Non è la direzione giusta per evitare che ciò che è accaduto accada nuovamente. Chi tenta di tirare le forze dell'ordine per la giacchetta non fa mai il bene delle stesse e dei cittadini. Dopo le dichiarazioni del presidente della Repubblica, ci sono stati autorevoli esponenti del governo che hanno detto “noi stiamo con la polizia”. Con la polizia stiamo tutti, cittadini e cittadine, sta il capo dello Stato. Quell’affermazione è un modo come un altro per dire che prendiamo le distanze da quello che ha detto Mattarella, e questo vuol dire mettere le forze dell'ordine chiaramente in difficoltà. Svolgiamo una professione delicata, di soccorso, di aiuto, non possiamo essere trattati come coloro i quali tirano la volata a una parte politica rispetto a un'altra.
Cosa bisogna fare perché episodi del genere non si ripetano?
Ritornare alla strada del dialogo, noi sappiamo che molto spesso per garantire ordine pubblico il dialogo è fondamentale. Capire, parlare, vedere le ragioni profonde per cui si manifesta e qualche volta – proprio per garantire il diritto costituzionale a manifestare il proprio pensiero – tollerare qualcosa che non è esattamente secondo le prescrizioni. Mai perdere di vista che di fronte ci stanno persone che manifestano per qualcosa di importante, per qualcosa in cui credono. Ovviamente questo non vale per chi dovesse andare in piazza con l'unico scopo di destrutturare, offendere, rompere. Ma non era questo il caso di Pisa o di Firenze, o delle manifestazioni davanti alla Rai. È necessaria una elasticità democratica, una capacità di capire, una capacità di prevenire e non di reprimere. Ecco che il clima dettato dalle scelte della politica diventa di fondamentale importanza.
Identificazione dei poliziotti, con il nome o il numero di matricola sulla divisa e videocamera sui caschi. Sì o no?
Assolutamente favorevoli all'uso allargato della bodycam, andrebbe data in dotazione a ogni operatore e a ogni operatrice in ordine pubblico, metterebbe nella condizione di registrare l'operato di tutto il personale, di riprendere tutto ciò che accade e metterlo direttamente a disposizione dell'autorità giudiziaria. Quindi la bodycam con un prezzo irrisorio risolverebbe il problema e anche qualche difficoltà legata agli identificativi che potrebbero essere invece oggetto di una parziale identificazione.
Cosa chiedete al governo per mettervi davvero nelle condizioni di adempiere al vostro compito?
Investire. Servono risorse e invece ci sono tagli continui, anche e soprattutto con questo governo. Investire in formazione, procedere attraverso delle assunzioni a una sorta di inderogabile svecchiamento delle forze dell’ordine. Siamo circa 90mila a fronte di un organico previsto di 120mila, non è possibile far lavorare due o tre turni di seguito i lavoratori e le lavoratrici, anche questo crea disagio psicofisico. E occorre sottoscrivere un contratto dignitoso, dal punto di vista retributivo, ma anche dell’organizzazione del lavoro e degli strumenti a disposizione. Sono passati mesi dall’ultimo incontro con la premier che ci aveva fatto molte promesse, eppure ancora nessun appuntamento sul rinnovo del contratto. Faccio un altro esempio, abbiamo l’obbligo dello straordinario eccedente quello previsto, ma abbiamo accumulato oltre un anno e mezzo di ritardi nei pagamenti. Ancora, anche se d’incanto arrivasse la volontà di assunzioni, non siamo in condizioni di procedere perché grazie alle cartolarizzazioni volute da Tremonti, ministro in un governo di centro destra, nel 2004 sono state vendute le scuole di formazione della polizia di Stato, e non sappiamo dove formare i futuri agenti. Siamo sempre di meno e sempre più vecchi, altro che dalla parte delle forze di polizia!
Ti senti più uomo della Costituzione o operatore della sicurezza?
Ho giurato sulla Costituzione, è stata e sarà il faro, l'unico faro cui mi ispiro. Ecco perché l'intervento di Mattarella lo ritengo non solo importante, ma indispensabile per far sì che la Costituzione sia e rimanga l'unico faro con cui operare. Facciamo una professione bellissima ma andiamo aiutati a svolgerla al meglio. Avremmo bisogno di un governo con al centro la Costituzione, partire dal rispetto degli ultimi e dei più bisognosi.