Puntata n.8/2024 – C’era una volta la Fiat. L’Italia rischia di restare senza auto. Le decisioni del gruppo Stellantis rendono sempre più incerta la prospettiva dell’automotive

L’Italia resta a piedi

C’era una volta la Fiat. L’Italia rischia di restare senza auto. Le decisioni del gruppo Stellantis rendono sempre più incerta la prospettiva dell’automotive. Gli incontri al ministero non danno le risposte attese da lavoratori e sindacati in merito alla responsabilità sociale e lasciano i dipendenti senza garanzie. Ce ne sarebbero di simboli che raccontano quello che sta accadendo. Scegliamo Mirafiori, la grande fabbrica di Torino un tempo capitale dell’auto, in cui i lavoratori ormai da 18 anni convivono con la cassa integrazione. Manca tutto. La volontà della dirigenza di non disperdere una conoscenza secolare, l’autorevolezza di un governo che, persino peggio di tanti predecessori, non fa nulla per evitare questa lenta agonia o dare una svolta alla situazione. Gli unici a non mollare sono gli operai del gruppo che il 12 aprile sciopereranno unitariamente e si ritroveranno in corteo per le vie di Torino.

Ceppi di Stato

Ilaria Salis resta in catene. Orban se ne frega e un po’ anche il governo Meloni. Il sassolino del direttore di Collettiva, Stefano Milani

Ilaria Salis è l’antitesi perfetta del pensiero della destra nostrana. Donna, docente, antifascista: un tris d’assi che metterebbe a tappetto anche un duro con la pistola come Del Mastro o come il gerarca mascherato Galeazzo Bignami. Del resto da uno che si fa immortalare con l’uniforme nazista non ci si può certo aspettare gli occhi a cuoricino. Specie se la maestra è accusata, senza prove, di aver aggredito proprio due nostalgici delle beneamate SS in terra ungherese. Come già capitato al povero Giulio Regeni, il governo si limita a piagnucolare, a fare un po’ il broncio alla vista dei ceppi e delle catene. E a trincerarsi dietro il più rassicurante assioma politico del “Paese che vai, usanza che trovi”. E l’usanza dell’amico Orban, è più o meno quella degli altri compagni di merenda sparsi per il mondo. Al Sisi, Putin, Trump, Milei: una costellazione di alleati che stanno alla libertà come un vegano sta alla tagliata di manzo.

Il terremoto dell’Aquila è l’ennesima lezione che non abbiamo imparato

15 anni fa il sisma che distrusse una parte della città e dei paesi della provincia, alle 3.32 della notte del 6 aprile. Il bilancio definitivo fu di 309 morti, almeno 1600 feriti e oltre 65 mila sfollati. A 15 anni di distanza restano molti vuoti causa di una lenta ricostruzione e tante macerie psicologiche in chi quel trauma lo ha vissuto e non può dimenticarlo. Tutto questo non è servito, tuttavia, alla più grande opera di cui il Paese avrebbe avuto bisogno: la messa in sicurezza del territorio e né il bonus 110% né il Pnrr hanno individuato quello della messa in sicurezza del territorio come uno degli obiettivi prioritari. La Storia insegna, ma non ha scolari.

Cuore verde caporale

L’ultima storia di sfruttamento arriva da Perugia, dall’Umbria. Le vittime di questa storia erano caricate sui furgoni all’alba nei punti di raccolta prestabiliti, ammassate come le bestie e portate nei campi, a lavorare fino a dieci, undici ore al giorno, in diverse aziende agricole del territorio, anche molto conosciute. Per una paga da fame, in alcuni casi persino di 3 euro l'ora. Venute alla luce nelle ultime settimane grazie a due diverse indagini della procura, guidata da Raffaele Cantone.

Un bel silenzio non fu mai scritto

Se si è d'accordo che gli stranieri si assimilino sui valori fondamentali iscritti nella Costituzione ciò avverrà più facilmente se nelle classi la maggioranza sarà di italiani, se studieranno in modo potenziato l'italiano laddove già non lo conoscano bene, se nelle scuole si insegni approfonditamente la storia, la letteratura, l'arte, la musica italiana, se i genitori saranno coinvolti pure loro nell'apprendimento della lingua e della cultura italiana e se non vivranno in comunità separate. È in questa direzione che noi intendiamo muoverci. Ministro Valditara, ci arrendiamo, cosa voleva dirci?

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