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La presidenza della Repubblica e la Corte costituzionale sono le istituzioni cui gli italiani e le italiane sono più legati. Il lavoro, e poi la salute e l’istruzione, i diritti ritenuti fondamentali. Sono queste le indicazioni che arrivano dall'indagine demoscopica condotta dall'Osservatorio Futura sul tema della Costituzione, recentemente pubblicata. E attesta che la metà del campione intervistato conosce la Carta e che, come sottolinea Cristhian Ferrari, segretario confederale Cgil, “a leggere i dati, si nota una rilevante consonanza dell'opinione pubblica con la nostra opposizione al presidenzialismo e al premierato”.
Cosa dicono i cittadini e le cittadine
Sembra davvero siano più colti e consapevoli di chi ha chiesto ai poliziotti della Digos milanese di identificare il loggionista che la sera della prima alla Scala ha urlato “viva l’Italia antifascista”. Uno su due, di quanti hanno risposto alle domande dell’Osservatorio Futura, considera che la Costituzione sia la legge fondamentale della Repubblica italiana nata dalla Resistenza al fascismo e dalla lotta partigiana. E quindi l’Italia è – appunto – antifascista.
"Questi sono dati confortanti”, aggiunge Ferrari: “E viene da pensare che quest’orientamento sia stato influenzato, almeno in parte, dalle iniziative e dalle mobilitazioni che abbiamo messo in campo per chiedere che la ‘legge fondamentale dello Stato’, come la definisce circa il 50% degli intervistati, venga applicata e non stravolta”.
Una Repubblica fondata sul lavoro
Ben l’80% degli intervistati afferma che il lavoro sia il diritto fondamentale, e subito dietro come tali sono riconosciuti quello alla salute e quelli alla libertà di pensiero, di parola e di religione. Anche in questo caso cittadini e cittadine più colti e informati della sindaca di Monfalcone, Anna Maria Cisit, che dopo vent’anni dall’apertura ha chiuso due centri islamici e vietato il velo alle donne.
E poi, per il 71% di chi ha risposto al questionario, l’istruzione è diritto fondamentale. Lavoro, salute, istruzione sono diritti fondamentali, purtroppo ancora non per tutti esigibili. Anzi, visti i tagli e i mancati finanziamenti, diritti che stanno retrocedendo. E di questo è consapevole oltre la metà del campione che – infatti – afferma che i diritti fondamentali non sono tutelati.
Istituzioni, si potrebbe fare di più
La Corte costituzionale e la presidenza della Repubblica sono le istituzioni dalle quali cittadini e cittadine meglio si sentono tutelati, ma in generale “il sistema istituzionale italiano è percepito come meno efficiente, rispetto agli altri Paesi europei”. Ma nonostante ciò: “Due italiani su tre sono contrari al presidenzialismo e il 60% di essi boccia anche il premierato”. E ben il 54% di chi risponde alle domande dell’Osservatorio Futura ritiene che presidenzialismo e premierato portano con sé un alto rischio di autoritarismo e il 51% sostiene vi sarebbe una concentrazione eccessiva di potere.
Consigli da seguire
E allora la presidente Meloni, essendo al governo del Paese per conto del popolo sovrano, dovrebbe meglio considerare quanto il popolo vuole. Sarebbe il caso di non insistere con riforme minoritarie nel Paese e bocciate da quasi tutti i costituzionalisti, anche quelli di destra. E sarebbe, invece, il caso di smetterla di svuotare il Parlamento a colpi di decreti legge e voti di fiducia.
Il ruolo del sindacato
Il 59% degli intervistati sostiene che i sindacati “dovrebbero avere un ruolo attivo nel proteggere i diritti fondamentali di tutti i cittadini” e il 46% che “dovrebbero promuovere la partecipazione dei lavoratori nel processo decisionale politico ed economico”. Cristhian Ferrari ricorda, allora, proprio quanto fatto da Cgil e Uil in queste settimane di mobilitazione in difesa della “legge fondamentale”, sottolineando che quelli posti dai cittadini e dalle cittadine sono “tutti temi prioritari delle manifestazioni e degli scioperi che hanno costellato le ultime settimane”.
La strada è lunga e forse impervia
Nonostante le critiche, pare che Meloni e la sua maggioranza non arretreranno visto che definiscono il presidenzialismo come “madre di tutte le riforme”. Per questo il segretario della Cgil afferma: “C'è da essere ottimisti, ma senza esagerare. Ancora troppi italiani non conoscono a fondo la Costituzione, ed è proprio tra loro che rischia di fare breccia la propaganda di quanti, a parole, sostengono di voler mettere nelle mani degli elettori la scelta di chi deve guidare il Paese, ma in realtà chiedono una delega in bianco ogni cinque anni, senza che nessuno possa poi disturbare il manovratore nell'esercizio di un potere incontrastato e indiscutibile”.
Un impegno che non si ferma
All’orizzonte si delinea il referendum che, qualora il Parlamento approvasse le riforme meloniane, chiederà a cittadini e cittadine di confermarle. Ferrari è netto: “Non possiamo dare nulla per scontato e dobbiamo proseguire, insieme alle tante associazioni e movimenti con cui abbiamo costituito ‘La Via Maestra’, l'opera di informazione e di confronto per far comprendere quale sia la posta in gioco: la Repubblica parlamentare, nata dalla Resistenza e fondata sul lavoro”.
La forza di un’impresa
La Carta, per renderla ancora più forte, va fatta vivere, va attuata, a cominciare dal garantire a tutte e tutti lavoro dignitoso, sanità universale e pubblica, istruzione. Afferma ancora il dirigente sindacale: “Per più della metà del campione i diritti costituzionali non sono sufficientemente tutelati. È certamente vero, ma è altrettanto vero che - come ci insegna la storia - questa situazione la si può cambiare solo con un’azione e un impegno collettivi, e non sperando in decisioni calate dall'alto da parte di chi sta dimostrando di tutelare ben altri interessi”.
La via maestra, allora, è una e chiara: “L’allargamento della consapevolezza, del coinvolgimento e della partecipazione di lavoratrici, lavoratori, pensionate, pensionati e giovani generazioni, rappresenta lo strumento fondamentale per affrontare questo tornante storico, difendere la nostra democrazia costituzionale e affermare un’idea alternativa di Repubblica e di società”.