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Eravamo 41esimi – e già non era un granché – e ora siamo 46esimi. È il posto che l’Italia occupa in una classifica fondamentale per una democrazia: quella delle libertà di stampa. È questa la posizione che a livello mondiale ci assegna Reporters Sans Frontière nel suo rapporto annuale. Si torna indietro, dunque, perché nel 2023 avevamo comunque recuperato 17 posizioni rispetto all’anno precedente. Tra le segnalazioni negative che riguardano il nostro paese c’è quella che sottolinea come "un parlamentare della maggioranza sta cercando di acquisire la seconda agenzia di stampa, l'Agi". Il riferimento, ovviamente, è al caso Angelucci-Agi.
Non siamo comunque isolati in questo schema che vede una crescente morsa della politica sulla libertà di stampa visto che, si legge nel rapporto, in molti paesi è chiaro il tentativo della politica di "orchestrare l'acquisizione di ecosistemi mediatici, sia di media di proprietà statale che sono finiti sotto il loro controllo, sia di acquisizione di media privati da parte di imprenditori alleati".
E ancora: “Un numero crescente di governi e autorità politiche non stanno adempiendo al proprio ruolo di garanti del miglior ambiente possibile per il giornalismo e del diritto del pubblico a notizie e informazioni affidabili, indipendenti e diversificate”. Preoccupa anche il “calo del sostegno e del rispetto per l'autonomia dei media e un aumento della pressione da parte dello Stato o di altri attori politici”.
Il risultato, secondo la Ong, è che in 138 paesi il rapporto rileva che personaggi politici sono spesso coinvolti in disinformazione e propaganda.
La situazione generale
La vecchia Europa è comunque l'unico spazio che include paesi giudicati virtuosi, con Norvegia, Danimarca e Svezia ai primi tre posti. La situazione peggiore è in Grecia, addirittura dietro all'Ungheria e alla Polonia. Mentre nell’Europa orientale e in Asia centrale si registra "un'imitazione spettacolare dei metodi repressivi russi". Duro anche il giudizio per quanto riguarda il conflitto israelo-palestinese, con la “manifesta mancanza di volontà politica da parte della comunità internazionale di far rispettare i princìpi di protezione dei giornalisti” a Gaza: oltre cento reporter palestinesi sono stati uccisi dall'esercito israeliano, 22 dei quali in servizio. Tra chi è peggiorato molto c’è l’Argentina di Milei, mentre l’Eritrea è scesa all’ultimo posto della classifica scalzando la Corea del Nord.