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Dopo la trasferta in Italia durata due giorni, il giudizio del della delegazione del Consorzio Media Freedom Rapid Repons guidata da Renate Schroeder, direttrice dell'European Journalist Federation, è ancora più preoccupato. Arrivati a Roma ben prima di quanto previsto, proprio per verificare direttamente gli allarmi derivati dalla retrocessione dell’Italia nella classifica di Reporters sans frontières, retrocessione che ci ha portato al fianco dell’Ungheria di Orban.
Al termine degli incontri previsti e di quelli mancati, il risultato della missione è stato illustrato in una conferenza stampa, nella quale il presidente della Fnsi Vittorio Di Trapani ha annunciato la firma ai referendum della Cgil.
Al centro della visita “la crescente pressione politica sull'emittente pubblica Rai, la vendita dell'agenzia di stampa Agi, la riforma delle leggi penali sulla diffamazione, alla luce del crescente numero di cause vessatorie che devono affrontare i giornalisti italiani”. E, lo dicevamo, i risultati non sono affatto confortanti sia per lo stato di salute della libertà di informazione, che – quindi – per lo stato di salute della democrazia italiana.
Sotto la lente di osservazione
I sette componenti del consorzio Mfrr hanno fatto il punto della missione italiana organizzata – lo dicevamo - in maniera urgente. Hanno incontrato giornalisti, sindacati, interlocutori istituzionali e rappresentanti della società civile, ma non esponenti di governo né di maggioranza che non si sono resi disponibili al confronto. E questo, a nostro giudizio, di per sé è assai significativo.
Le razioni di preoccupazione
Andreas Lamm, presidente dell’European centre for Press and Media Freedom, ha reso noto che nei primi quattro mesi del 2024 sono stati già registrati ben 49 episodi di allerta rispetto alla libertà di stampa, mentre nel periodo ‘22-23 e primi mesi 2024 sono in tutto 179: si va dalle minacce fisiche, intimidazioni verbali, aggressioni, azioni legali, denunce temerarie e censura.
L’azienda di Viale Mazzini
E poi c’è la questione Rai che in Europa è centrale. Sielke Kelner componete dell'Media Freedom Rapid response, ha esplicitamente detto: "Sul servizio pubblico la delegazione raccomanda di avviare una riforma della legge Renzi che possa essere esaustiva. Auspichiamo che sia in linea con l'articolo 5 dell'European Media Freedom Act (Emfa): deve essere una norma tesa a permettere che la nomina dei membri del Cda sia completamente indipendente, e in base allo stesso articolo Emfa che i finanziamento e le risorse accordate alla Rai possano essere adeguate e certe. L'Italia dovrà adeguarsi all'Emfa entro l'agosto 2025”.
Diffamazione o tentativo di silenziare i giornalisti?
Netta e precisa la posizione degli osservatori europei e altrettanto netta e chiara la raccomandazione a chi deve provvedere a far le leggi, che in Italia dovrebbe essere il Parlamento. Ma ormai il potere legislativo è stato sostanzialmente scippato a Camera e Senato dal potere esecutivo. Sempre Kelner: “Esortiamo il decisore italiano ad avviare una riforma che preveda una piena depenalizzazione della diffamazione; questo in concomitanza con una riforma delle disposizioni del codice civile, in particolare auspichiamo l'introduzione di un elemento normativo che possa prevedere l'archiviazione tempestiva dell'azione temeraria ma anche l'inversione dell'onere della prova. Chiediamo - ha aggiunto - che venga istituito un tetto massimo di risarcimento in sede civile, auspichiamo inoltre alcune misure extra-legali in linea con le raccomandazioni Anti Slapp, ovvero istituzione di alcune misure di supporto come un sistema di sostegno finanziario e legale per quelli che sono i bersagli delle azioni temerarie”.
L’Agi e il conflitto di interesse
È la seconda agenzia di informazione del Paese, fu fondata da Enrico Mattei e da allora è di proprietà dell’Eni, azienda a partecipazione pubblica. Oggi, e non se ne comprendono le ragioni, in vendita all’unico offerente ovvero il parlamentare della Lega Antonio Angelucci: imprenditore sia della sanità provata che dell’editoria, essendo proprietario di testate tutte afferenti – ovviamente – al centrodestra. In Europa questa cessione proprio non convince. Beatrice Cioccoli, del consorzio Mfrr, ha illustrato le ragioni di tale contrarietà: “Ci sono per noi sviluppi allarmanti riguardo la potenziale acquisizione di Agi da parte dell'onorevole Antonio Angelucci, che come sapete controlla già diversi importanti quotidiani nazionali. Rappresenta un rischio significativo per l'indipendenza editoriale di Agi questa potenziale vendita ed è in conflitto con un altro articolo dell'European Media Freedom Act, l'articolo 6 che riguarda l'indipendenza editoriale e la trasparenza sui conflitti di interesse. I responsabili editoriali devono essere liberi di prendere decisioni senza alcun tipo di interferenza, chiunque abbia interessi significativi nei fornitori dei servizi dei media deve dichiarare qualsiasi conflitto di interesse, che in questo caso per noi è cristallino”.
In piazza per la libertà di stampa
È la Costituzione ad affermare il diritto alla libertà di informare e il diritto ad essere informati. Il prossimo 25 maggio, allora, anche la difesa dell’articolo 21 sarà protagonista a Napoli in Piazza Dante sulla strada de La Via Maestra.