Oltre 59 mila persone che lavorano in nero o con contratti irregolari, 200 quelle invece denunciate o arrestate per sfruttamento. Sono i numeri forniti dalla Guardia di Finanza nel corso di controlli durati 17 mesi. Un bilancio pubblicato dalle Fiamme gialle in occasione del loro 250esimo anniversario e dal quale emerge inoltre che sono stati scoperti 8.743 evasori totali, soggetti o imprese completamente sconosciute al fisco, e sono stati sequestrati 8,3 miliardi di beni profitto dell'evasione.

Dati che immaginiamo sottostimati rispetto alla realtà, in quanto si tratta solamente dei casi che le forze dell’ordine sono riusciti a scoprire, tanto che l’Osservatorio Placido Rizzotto della Flai-Cgil sul caporalato e le agromafie ha stimato che in Italia ci sono 230 mila lavoratori del settore ortofrutticolo italiano che lavorano sotto un regime di caporalato, senza alcun tipo di contratto e diritti. 

La guardia di Finanza evidenzia il lavoro fatto attraverso i controlli sul fronte della lotta al lavoro nero, con il dato che vede un incremento del 32% dei casi venuti alla luce dall’inizio del 2023 al 31 maggio scorso rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Rimane però il fatto che, per responsabilità di diversa natura, i controlli rimangono insufficienti al fabbisogno e a dimostrarlo è quanto emerso in provincia di Latina con la morte di Satnam Singh, il lavoratore indiano abbandonato davanti casa dal suo datore di lavoro insieme al suo braccio tranciato da un macchinario: il padre del datore di lavoro, che già aveva parlato di una leggerezza di Satnam che ricade sulle spalle di tutti, era indagato da cinque anni per caporalato. E’ più che evidente che in quella azienda agricola erano necessari controlli che però non sono mai stati realmente effettuati.

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Lo stesso comandante generale della Guardia di Finanza Andrea De Gennaro, in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera, ha sottolineato “le evidenti connotazioni di pericolosità economico-finanziaria, oltre che sociale" del fenomeno del caporalato, dichiarando poi che nei casi di arresti per sfruttamento è emersa “in svariati casi una stretta connessione con altri fenomeni di illegalità, ad esempio illecite somministrazioni di manodopera mascherate da appalti di servizio”.

La connessione tra lavoro sommerso e clan malavitosi è data anche dai 3,6 miliardi di euro dei beni riconducibili alla criminalità organizzata sequestrati, confiscati o sottoposti ad amministrazione giudiziaria dalla Gdf. Sul fronte del riciclaggio sono invece state scoperte operazioni illecite per 6,8 miliardi e denunciato 5.316 persone, di cui 461 arrestate, mentre il contrasto alle nuove frodi telematiche ha consentito di sequestrare beni per 92 milioni di euro.

Nel rapporto delle Fiamme gialle non mancano i danno erariale che sono valutati per circa 3 miliardi di euro, con 19.674 indagini in tema di spesa pubblica che hanno portato alla denuncia di oltre 31mila persone e alla segnalazione alla Corte dei conti di 6.345 responsabili degli ammanchi alle casse dello Stato. Infine i reati tributari denunciati sono stati 19.928, con l’esito di 423 persone arrestate.