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Il 31 ottobre dello scorso anno l’aula del Senato approvava, con 151 voti favorevoli, nessun voto contrario e 98 astensioni (Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia), la mozione per istituire una Commissione straordinaria contro odio, razzismo e antisemitismo proposta dalla senatrice a vita Liliana Segre. Un impegno importante e necessario che la senatrice aveva fatto proprio dal principio, affermando nel suo discorso sul voto di fiducia al governo:
Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, colleghi senatori, prendendo la parola per la prima volta in quest’Aula non possa fare a meno di rivolgere innanzitutto un ringraziamento al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il quale ha deciso di ricordare l’ottantesimo anniversario dell’emanazione delle leggi razziali, razziste, del 1938 facendo una scelta sorprendente: nominando quale senatrice a vita una vecchia signora, una persona tra le pochissime ancora viventi in Italia che porta sul braccio il numero di Auschwitz. Porta sul braccio il numero di Auschwitz e ha il compito non solo di ricordare, ma anche di dare, in qualche modo, la parola a coloro che ottant’anni orsono non la ebbero; a quelle migliaia di italiani, 40.000 circa, appartenenti alla piccola minoranza ebraica, che subirono l’umiliazione di essere espulsi dalle scuole, dalle professioni, dalla società, quella persecuzione che preparò la shoah italiana del 1943-1945, che purtroppo fu un crimine anche italiano, del fascismo italiano. Soprattutto, si dovrebbe dare idealmente la parola a quei tanti che, a differenza di me, non sono tornati dai campi di sterminio, che sono stati uccisi per la sola colpa di essere nati, che non hanno tomba, che sono cenere nel vento. Salvarli dall’oblio non significa soltanto onorare un debito storico verso quei nostri concittadini di allora, ma anche aiutare gli italiani di oggi a respingere la tentazione dell’indifferenza verso le ingiustizie e le sofferenze che ci circondano. A non anestetizzare le coscienze, a essere più vigili, più avvertiti della responsabilità che ciascuno ha verso gli altri. … Mi accingo a svolgere il mandato di senatrice ben conscia della mia totale inesperienza politica e confidando molto nella pazienza che tutti loro vorranno usare nei confronti di un’anziana nonna, come sono io. Tenterò di dare un modesto contributo all’attività parlamentare traendo ispirazione da ciò che ho imparato. Ho conosciuto la condizione di clandestina e di richiedente asilo; ho conosciuto il carcere; ho conosciuto il lavoro operaio, essendo stata manodopera schiava minorile in una fabbrica satellite del campo di sterminio. Non avendo mai avuto appartenenze di partito, svolgerò la mia attività di senatrice senza legami di schieramento politico e rispondendo solo alla mia coscienza. Una sola obbedienza mi guiderà: la fedeltà ai vitali principi ed ai programmi avanzatissimi - ancora in larga parte inattuati - dettati dalla Costituzione repubblicana ….
Esattamente una settimana dopo l’approvazione della mozione, in seguito alle minacce via web e a uno striscione di Forza nuova esposto nel corso di un appuntamento pubblico a cui partecipava a Milano, la Prefettura della città rendeva nota la decisione - da tempo sotto esame - di assegnare la scorta alla senatrice a vita Liliana Segre. Attorno a lei si compattava la solidarietà del mondo politico.
“Una donna di 89 anni, espulsa dalla scuola a 8 anni, a 13 deportata ad Auschwitz, è ora sotto scorta, per le minacce e gli insulti ricevuti. Non è assurdo, è l’Italia del 2019”, ha twittato Peppe Civati appena appresa la notizia, “Esiste nel nostro paese una delle sopravvissute della Shoah ed è sotto scorta? Ma stiamo scherzando? È una cosa che dovrebbe far fermare le istituzioni, il paese, le forze politiche”, diceva, fra i tanti, Walter Veltroni. “A Liliana Segre, una delle ultime sopravvissute italiane alle camere a gas di Auschwitz - Birkenau, oggi lo Stato assegna una scorta perché la deve difendere da nuove minacce. È un terribile segnale, è un mondo che corre all’indietro. Difendere oggi chi ha attraversato l’inferno ieri è un dovere ma è anche una sconfitta”, affermava in una nota il deputato Pd Emanuele Fiano.
Su insulti e minacce ricevuti dalla senatrice via web la Procura di Milano aveva già aperto nel 2018 un’inchiesta contro ignoti assegnata al Dipartimento antiterrorismo. A proposito di tali messaggi affermava la Segre: “Non ne ho letto neanche uno, sono talmente vecchio stile che sui social non ci sono proprio”. “Non credo che esista un metodo per sgominare gli odiatori seriali - aggiungeva - sono persone malate che andrebbero curate e hanno tempo da perdere (…) Perdono il loro tempo, è molto prezioso, non si torna mai indietro neanche di un attimo. Questi lo sprecano, il mio consiglio è di non sprecarlo. Ogni minuto della nostra vita va goduto e sofferto. Bisogna studiare, vedere le cose belle che abbiamo intorno, combattere quelle brutte e non perdere tempo a scrivere a una 90enne per augurarle la morte. Tanto c’è già la natura che ci pensa. (…) Ma io, da nonna, mi fido dei giovani, saranno loro a sbarazzarsi dell’odio”.
I giovani - ci permettiamo di aggiungere - non hanno bisogno di sermoni, i giovani hanno bisogno di esempi di onestà, di coerenza e di altruismo, hanno e abbiamo - noi tutti - bisogno di persone come Liliana Segre, alla quale nei giorni scorsi per meriti culturali e per l’impegno profuso nella testimonianza e nella difesa dei diritti umani, è stata conferita la laurea honoris causa in "Relazioni internazionali" dall’università Lumsa. “Scuola e università - ha detto la senatrice - costituiscono uno snodo decisivo per infondere 'virtute e canoscenza'. Grazie ancora per l’onore che mi avete fatto e non posso non esprimere tutto il mio dispiacere per non aver potuto partecipare di persona a causa dei tempi che stiamo vivendo. Sono momenti difficili e dobbiamo essere di nuovo, un’altra volta, forti e coraggiosi, avere la speranza e credere che si potrà anche questa volta, con una gamba davanti all’altra, uscire dalla pandemia”.
Ancora una volta grazie a lei, senatrice Segre, grazie per la sua resilienza, per il suo coraggio, per la sua forza, per la sua squisita umanità e per quell’empatia che mai come in questi giorni sembra mancare.