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“Contro i cambiamenti climatici e le disuguaglianze, per una nuova occupazione di qualità. Terminata la prima esperienza del 2015, che ha permesso all’Emilia-Romagna di reagire con vigore alla lunga crisi economica del 2008, ecco il nuovo Patto per il lavoro e per il clima che si pone obiettivi altrettanto ambiziosi ma necessari per uno sviluppo davvero sostenibile della nostra regione”. Comincia così il comunicato unitario firmato dai segretari generali di Cgil, Cisl, Uil dell’Emilia Romagna, Luigi Giove, Filippo Pieri e Giuliano Zignani, diffuso ieri subito dopo la firma del nuovo patto strategico sul lavoro.
Si ripete la scena del 2015, ma ovviamente in un contesto completamente stravolto dalla pandemia e dalla crisi economica. “Il Patto per il lavoro e per il clima – spiegano i dirigenti sindacali - è la prima vera e immediata risposta alla crisi che stiamo vivendo, e lo fa avanzando un’innovativa proposta di sviluppo sostenibile delineando quattro sfide: quella demografica, dell’emergenza climatica, della trasformazione digitale e per ridurre le disuguaglianze di genere, generazionali e territoriali”. Anche questa volta “il lavoro è il collante di tutto” e se cinque anni fa l’obiettivo principale era stato quello di garantire una piena occupazione, oggi la sfida è aggiungere a questo traguardo un’occupazione di qualità, stabile, adeguatamente remunerata e tutelata. Il nuovo Patto e i successivi accordi saranno quindi lo strumento per definire questi obiettivi verso cui orientare le risorse disponibili e per condividere gli interventi urgenti e quelli strutturali per rimettere in moto economia e società. Assoluta centralità dovrà avere la difesa e il rilancio della sanità pubblica.
Pronti per affrontare lo sblocco dei licenziamenti
Dal punto di vista del lavoro, il primo obiettivo è legato a quello che potrebbe succedere a breve una volta scaduto il blocco dei licenziamenti. Il nuovo Patto con le istituzioni, per Cgil, Cisl, Uil deve farsi garante per la salvaguardia dei posti di lavoro, assicurando l’uso degli ammortizzatori sociali e la tutela dei livelli occupazionali escludendo procedure unilaterali di licenziamento collettivo, incentivando una contrattazione collettiva che avvii sperimentazioni per la salvaguardia ed il rilancio dell'occupazione anche attraverso la riduzione dell'orario di lavoro. Il nuovo Patto, come da noi proposto e auspicato, si impegna anche a promuovere l’applicazione dei contratti collettivi di lavoro, individuando soluzioni per garantire la continuità dell’occupazione nei cambi di appalto. Intorno alla garanzia del mantenimento (e incremento) dei posti di lavoro il nuovo Patto del lavoro mette i agenda investimenti in campi strategici come l’educazione, l’istruzione, la formazione, la ricerca e la cultura, accanto allo stanziamento di risorse specifiche per garantire il diritto alla sicurezza sul lavoro e il diritto alla salute. L’intesa tra sindacati e istituzioni guarda anche al sociale con misure specifiche sul fondo per la non autosufficienza, il fondo regionale per l'affitto (che diventa strutturale), il potenziamento dell’edilizia residenziale sociale e pubblica (Ers e Erp) e dei trasporti locali.
Obiettivo 2030
Il Patto è stato firmato oggi (15 dicembre) da 55 soggetti diversi: enti locali, sindacati, imprese (industria, artigianato, commercio, cooperazione), i quattro atenei regionali (Bologna, Modena e Reggio Emilia, Ferrara, Parma), l'Ufficio scolastico regionale, associazioni ambientaliste (Legambiente, Rete Comuni Rifiuti Zero), terzo settore e volontariato, professioni, Camere di commercio e banche (Abi). Per quanto riguarda gli aspetti ambientali ed ecosostenibili, il Patto guarda al 2030, in linea con l'orizzonte e gli obiettivi fissati dall'Agenda delle Nazioni unite e dell'Unione europea: in un tempo in cui la pandemia e la crisi costringono ad aggiornare le previsioni giorno per giorno, Ovviamente i progetti non possono essere avulsi dalle risorse che stanno arrivando dall’Europa e in questo senso la regione Emilia Romagna è già pronta a presentare al governo proposte e progetti da finanziare con i fondi del Next Generation Eu. Ci sono poi i fondi europei della nuova programmazione 2021-2027 destinati a crescere per la nostra Regione (nel settennio precedente 2,5 miliardi di fondi strutturali e 660 milioni di euro di Fsc, di cui 55 milioni gestiti dalla Regione) e quelli che il territorio saprà aggiudicarsi candidandosi ai diversi programmi europei (per il solo Horizon 2020 il contributo di cui ha beneficiato il territorio regionale è stato pari a oltre 280 milioni di euro), unitamente alle risorse regionali e statali. Solo la Giunta regionale ha previsto nel bilancio di previsione 2021 investimenti per un miliardo mezzo di euro, nel contesto più ampio del piano di investimenti per quasi 14 miliardi di euro al 2022 presentato già prima dell'estate, anche in questo caso considerate tutte le fonti di finanziamento, per una ricostruzione partecipata e condivisa da territori, parti sociali, comunità locali.
La condivisione è strategica
Per spiegare meglio il senso della firma di oggi il governatore Stefano Bonaccini ha detto che “in Emilia Romagna il futuro lo costruiamo insieme. Ancora una volta dimostriamo coi fatti che si possono unire le parti per un progetto condiviso di sviluppo sostenibile, che punti al lavoro di qualità e ad una transizione ecologica non più rinviabile. Mettiamo il bene comune avanti a tutto, scegliendo confronto e condivisione, patrimonio di questa terra, soprattutto nei momenti più difficili. Molto rilievo alle scelte ambientali. "Adesso la transizione ecologica e la neutralità carbonica – ha sottolineato la vicepresidente Elly Schlein - sono obiettivi concreti e condivisi. Abbiamo dato un indirizzo chiaro e coraggioso alle scelte per il contrasto ai cambiamenti climatici e alle disuguaglianze sociali, di genere e territoriali. Questo Patto segna l'impegno condiviso a fare ciascuno la propria parte per ripartire insieme”, "Il Patto per il Lavoro e per il Clima si conferma un atto importante di democrazia e responsabilità condivisa, in rete con le più grandi progettazioni innovative del nostro Paese, e che si relaziona con l'Europa – ha detto Vincenzo Colla, assessore allo Sviluppo economico, lavoro e green economy ed ex segretario confederale della Cgil - la grande novità di questo nuovo documento è contenuta nel titolo, che affianca al 'Lavoro' la parola 'Clima, perché non c'è sviluppo senza sostenibilità ambientale, economica e sociale. Non può esistere contrapposizione fra ambiente e lavoro anzi, al contrario, proprio attraverso il green new deal e l'investimento sui saperi possiamo creare occupazione di qualità, riducendo la forbice delle disuguaglianze". Il Patto per il Lavoro e per il Clima prevede quattro obiettivi strategici da raggiungere: Emilia Romagna, regione della conoscenza e dei saperi; regione della transizione ecologica; regione dei diritti e dei doveri; del lavoro, delle imprese e delle opportunità. E individua quattro processi trasversali: trasformazione digitale; Patto per la semplificazione; promozione della legalità; partecipazione.
Basta carbone
Con il Patto si avvia dunque il percorso per la decarbonizzazione prima del 2050, passaggio al 100% di energie rinnovabili entro il 2035 e accelerazione del superamento delle plastiche monouso. Sostegno a una nuova mobilità sostenibile e intermodale rafforzando le reti del trasporto pubblico, 1000 km di nuove piste ciclabili, traffico motorizzato privato ridotto di almeno il 20% entro il 2025, mobilità privata verso 'emissioni zero' anche attraverso l'istallazione di 2.500 punti di ricarica elettrica entro il 2025. Nuova legge regionale per il Clima. Riforestazione per 4,5 milioni di nuovi alberi. Riduzione del valore dei rifiuti non riciclati almeno a 110 kg pro-capite, con ancora più raccolta differenziata (80% al 2025). Filiera corta, agricoltura biologica e produzione integrata per oltre il 45% della superficie agricola utilizzata (Sau) entro il 2030. E ancora: il 3% del Pil regionale investito in ricerca; la quota dei Neet (i giovani che non lavorano e non studiano) sotto la soglia del 10%; attrarre studenti e incentivarli a restare, anche col rientro di talenti.