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Nella bozza della legge di Bilancio 2023, la grande assente è la cultura, in particolare lo spettacolo che dal 1985 è soggetto a una decrescita progressiva dei finanziamenti del Fus (fondo unico per lo spettacolo) – a eccezione della lieve ripresa del 2021, tuttavia lontanissima dal colmare il divario accumulato negli ultimi 37 anni. Quantificando il fenomeno, nel suddetto lasso di tempo i finanziamenti al Fus hanno subito una riduzione pari al 60%, precipitando dallo 0,08 all’attuale 0,02% del Pil.
"Per invertire la tendenza sarebbe necessario un innalzamento della dotazione del Fondo, di cui però nel testo non c’è traccia. Inoltre, è essenziale stanziare un investimento per le proroghe dei contratti a termine in essere nelle Fondazioni Lirico Sinfoniche, in modo da portare a termine i dovuti percorsi di stabilizzazione, sino a esaurimento delle dotazioni organiche previste dalla Legge Bonisoli", afferma Sabina Di Marco Segretaria nazionale Slc Cgil.
"La questione più scottante della versione attuale della legge di bilancio è il mancato finanziamento dell’indennità di discontinuità (di cui al comma 6 della legge del 15 luglio 2022), lungamente attesa e voluta da artisti e tecnici del settore. L’assenza di qualunque previsione economica in dotazione a questa misura – che necessita di almeno 150 milioni di euro per la sua startup – fa supporre che tutto il lavoro svolto sarà vanificato e che i lavoratori e le lavoratrici dello spettacolo si troveranno nuovamente nella condizione ante-Covid, ossia senza alcun impegno governativo a sostenere in maniera strutturale e permanente la cultura. Infine, è evidente che la tassa piatta fino ad 85 mila euro per il lavoro autonomo non corrisponde alle esigenze di un mondo del lavoro con una forte presenza di partite Iva, con redditi medi attorno ai 20 mila euro", conclude la dirigente sindacale.