“Dobbiamo mobilitarci per difendere i lavoratori e la nostra industria”. Dal palco della Festa de Il Fatto Quotidiano Maurizio Landini riparte dalla mobilitazione. Dalla necessità urgente di cambiamento, un’istanza che la Cgil sta portando avanti su tutti i fronti della sua azione.

L’occasione è il primo confronto diretto con Emanuele Orsini, diventato lo scorso 24 maggio, nuovo presidente di Confindustria. Landini incalza, dice le cose come stanno, Orsini, complice forse anche il collegamento da remoto, sembra più timido, dribbla alcune delle domande dei moderatori, Salvatore Cannavò e Gianni Barbacetto.

Referendum, una “primavera dei diritti”

La necessità urgente di cambiamento è alla base dello sforzo enorme messo in campo dalla Cgil in questi mesi di raccolta firme. Prima per i quattro referendum targati Quadrato rosso e poi per quello sull’autonomia differenziata, condiviso con un ampio schieramento di cui fanno parte la Uil, i partiti politici del Centro Sinistra e una larga rappresentanza della società civile e dell’associazionismo.

Quattro milioni di firme raccolte sui quattro quesiti che riguardano il lavoro, circa un milione su quello per abrogare la Legge Calderoli, firme queste ultime che verranno consegnate a fine settembre in Cassazione. Una “primavera dei diritti”, la definisce il segretario della Cgil, il cui obiettivo, oltre al cambiamento, sarà anche quello di riportare le persone alla partecipazione democratica.

Di fronte alla diplomatica non risposta di Orsini sulla posizione di Confindustria rispetto allo SpaccaItalia, “a fine mese raccoglieremo i risultati di uno studio e ne parleremo tutti insieme”, Landini è netto: “La nostra volontà è precisa: cancellare totalmente l’autonomia differenziata”.

“Se Italia e Unione Europea si trovano a dover fare i conti con il mondo intero, davvero il governo pensa che si possano trovare soluzioni ai grandi quesiti globali dividendo il Paese? Di fronte alla complessità delle sfide che ci troviamo di fronte, in un momento storico che richiederebbe una politica industriale, fiscale, economica continentale, davvero si pensa di trovare risposte nella proprio regione o nel proprio comune? Qui sono in discussione lo stesso assetto costituzionale e persino la sopravvivenza dell’industria del nostro Paese”.

Landini: “Se i salari sono bassi, vanno aumentati”

In apertura il nuovo presidente di Confindustria parla della via del dialogo come l’unica percorribile da sindacati e Confindustria al fine di portare beneficio al Paese. Un principio condivisibile sulla carta, ma le prove di dialogo su alcuni punti, a cominciare proprio dalle battaglie referendarie, scricchiolano e su alcuni temi la distanza sembra ampia. Sui salari la vecchia ricetta prospettata dalla nuova guida di Confindustria, “bisogna legarli alla produttività”, trova la risposta di Landini, semplice ma essenziale. 

“Perdonate la catalanata, ma in ultima analisi se i salari sono troppo bassi occorrerebbe semplicemente aumentarli”. Logica ferrea che strappa un applauso alla platea. L’analisi del segretario della Cgil è ampia, profonda, non si accontenta della superficie, ma cerca di guardare oltre. Ne esce fuori un’idea complessiva di Paese, una consapevolezza delle cose che andrebbero fatte, che non si ferma all’efficacia immediata, ma cerca di strutturare una visione economica e sociale complessa e molto diversa dalla attuale.

Landini: “Il nostro rapporto con il governo è pessimo”

Anche per questo Landini non ha problemi a dire esattamente le cose come stanno: “il nostro rapporto con il governo è pessimo”. All’8 settembre, di fronte alle riforme sulle quali l’Europa incalza, il governo con chi si confronta? Inviti al tavolo con i sindacati per ora non ce ne sono. Il segretario è un fiume in piena e strappa applausi a scena aperta. Era prevedibile che giocasse in casa, ma a tratti la distanza da Orsini va molto oltre il collegamento da remoto del leader degli imprenditori.

In palio c’è la vita delle persone, ricorda Landini. “Dobbiamo rimettere al centro il lavoro e valorizzarlo – è l’ultimatum lanciato al governo, ma anche alle imprese –. La domanda cui dare una risposta è quella della libertà delle persone. Una persona è libera grazie al lavoro che fa, al salario che percepisce, se questo salario le permette una vita dignitosa, se può usare la propria intelligenza per partecipare alle decisioni su cosa produrre e come, se può andare a lavorare senza rischiare di infortunarsi o di morire. La contrattazione è lo strumento e il rapporto con Confindustria è importante non solo per fare contratti e accordi, ma per affrontare i temi del futuro”.