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Il lavoro è un tema centrale nei programmi delle diverse forze politiche in vista delle elezioni del 25 settembre. Ma le declinazioni sono differenti. Il centrodestra, ad esempio, guarda decisamente al mondo dell’impresa e punta tutto su sgravi fiscali e contributivi, reintroduzione dei voucher, sviluppo del welfare aziendale, revisione delle norme sul lavoro a tempo determinato (il cosiddetto “decreto dignità”), estensione dell’apprendistato. Riguardo la sicurezza, si punta sulla defiscalizzazione dei costi e sui premi per le imprese.
Di taglio diverso il programma del centrosinistra. Lotta alla precarietà, contrattazione collettiva per i lavoratori delle piattaforme online, clausola sociale negli appalti, riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario, piano straordinario per l’occupazione femminile: questi i punti salienti del programma. Grande attenzione viene data alla sicurezza, con la previsione di “piano nazionale per la prevenzione degli infortuni” e di una campagna di assunzioni nelle Asl.
Il contrasto al precariato è anche l’obiettivo del Movimento 5 stelle, che intende varare pure un nuovo “Statuto dei lavori” e una riforma degli ammortizzatori sociali per tutti i lavoratori (dipendenti e autonomi), oltre a sperimentare forme di riduzione dell’orario. Il programma del Terzo polo è soprattutto rivolto a lavoratori autonomi e liberi professionisti, per i quali si prevedono misure per la crescita dimensionale degli studi, riforma dell’equo compenso, potenziamento della “cassa integrazione” e riforma del “sistema di saldo e acconto”. Fortemente ambizioso, infine, è il programma dell’Unione popolare, centrato sull’abolizione del Job Act, la limitazione del contratto a tempo determinato, l’assunzione di un milione di persone nel pubblico impiego e l’istituzione di un “fondo per l’automotive”.
Centrodestra
Il programma comune sulle politiche del lavoro è anzitutto centrato sull’ampio uso delle varie forme di decontribuzione. Ci sono il “taglio del cuneo fiscale in favore d'imprese e lavoratori”, la “defiscalizzazione e incentivazione del welfare aziendale” (da realizzarsi mediante detassazione di premi di produzione e buoni energia), il rafforzamento dei “meccanismi di decontribuzione per lavoro femminile, under-35, disabili e assunzioni nelle zone svantaggiate”.
Altra misura importante è “l’estensione della possibilità di utilizzo dei voucher lavoro”, in particolare nel turismo, nell'agricoltura e nel lavoro domestico. Il programma del centrodestra contempla poi “maggiori tutele per lavoro autonomo, libere professioni, micro e piccolo-medie imprese” e “incentivi all'imprenditoria femminile e giovanile”. Riguardo la sicurezza, si prevedono il “contrasto al lavoro irregolare e la defiscalizzazione dei costi della sicurezza sul lavoro”.
Venendo ai singoli partiti, Fratelli d’Italia insiste sulla “detassazione degli straordinari e delle ‘mance’ del settore turistico” e intende favorire “la partecipazione dei lavoratori agli utili e alla governance d’impresa”. Altre proposte sono la revisione delle “norme sul lavoro a tempo determinato” (il cosiddetto “decreto dignità”) e il rilancio “del contratto di apprendistato e dei tirocini”. Riguardo la sicurezza, si prospetta la “revisione del Testo Unico degli infortuni sul lavoro”.
La Lega parla del “rinnovo immediato di tutti i ccnl scaduti” e di “detassazione di straordinari e premi di produttività”. Il partito di Salvini vuole estendere a 35 anni l’età anagrafica del contratto di apprendistato e “rendere strutturale l’esonero contributivo per i datori di lavoro che assumono” donne e under 35. Prevista anche la defiscalizzazione dei contributi dati per contrastare l’inflazione dai datori di lavoro in busta paga o dai clienti delle partite Iva.
Le prime misure di Forza Italia sono lo “stipendio minimo di mille euro per apprendistato, praticantato e lavoro a tempo determinato” e la “riforma del decreto dignità”. Da segnalare anche la “decontribuzione in caso di contratti a tempo indeterminato a giovani under 40” e l’introduzione di “un equo compenso a professionisti e autonomi”. Riguardo la sicurezza, il partito di Berlusconi si prefigge la “defiscalizzazione totale dei costi e meccanismi premiali per le imprese”.
Centrosinistra
La lotta al precariato è il primo obiettivo del programma del Partito Democratico. L’intervento ipotizzato è “sui contratti a tempo determinato, sul modello di quanto fatto in Spagna, riproponendo la necessità d'introdurre la causale fin dall’inizio del rapporto di lavoro, valorizzando la contrattazione collettiva e rendendo strutturalmente più vantaggioso il contratto a tempo indeterminato rispetto a quello a tempo determinato”.
La formazione guidata da Letta intende “incentivare l’apprendistato come principale strumento d’ingresso nel mercato del lavoro”, far applicare pienamente le leggi sul caporalato e sull’equa retribuzione, estendere “a tutti gli appalti pubblici la clausola di premialità per l’occupazione giovanile e femminile”. Altra misura suggerita è “l’obbligo di retribuzione per stage curriculari e l’abolizione degli stage extra-curriculari, salvo quelli attivati nei 12 mesi successivi alla conclusione di un percorso di studi”.
Il Pd vuole anticipare “l'intervento dell'Unione Europea sui lavoratori delle piattaforme online, assicurando trasparenza sul funzionamento degli algoritmi, che devono essere oggetto di contrattazione collettiva”. Per la lotta al lavoro nero, l’intenzione è di “rafforzare i controlli” e puntare “sulle migliori pratiche adottate in questi anni” (il modello di riferimento è il cosiddetto “Durc sulla congruità della manodopera” introdotto in edilizia).
Le ultime misure sono “il disincentivo al ricorso al part time involontario e la promozione di progetti di riduzione dell’orario di lavoro a parità̀ di salario”; la proroga del contratto di espansione e l’azzeramento dei “contributi per le assunzioni a tempo indeterminato degli under 35”. Infine, le donne: il Pd propone la realizzazione di “un piano straordinario per l’occupazione femminile”, oltre all’introduzione di “una tassazione agevolata per il secondo percettore di reddito in famiglia”.
Il primo punto dell’alleanza Verdi-Sinistra è la “riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario”, da realizzare prima con l’istituzione di “un fondo per incentivare le imprese”, poi con una legge specifica. Riguardo la lotta alla precarietà, l’obiettivo è “tornare alla normalità del contratto a tempo indeterminato, con un tempo di prova iniziale”, usando “il contratto a termine come alternativa, ma solo per causali che ne giustifichino l’impiego”.
Verdi e Sinistra vogliono “rafforzare la clausola sociale in caso di cambio d’appalto, garantendo piena continuità di livello occupazionale e salariale”, assicurando anche l’integrale parità di trattamento economico e normativo tra dipendenti dell’appaltante e dell’appaltatore”. Intendono pure ripristinare la protezione contro i licenziamenti senza giusta causa, reintroducendo “la reintegra nel posto di lavoro indipendentemente dalle dimensioni e dal settore dell’impresa”.
Riguardo la sicurezza, si ipotizza un “piano nazionale per la prevenzione” e una campagna di “assunzioni nelle Asl, arrivando entro la legislatura a triplicare il numero delle ispezioni”. L’ultimo tema è la difesa del lavoro autonomo: si va dalla “predisposizione di schemi contrattuali con i committenti” all’introduzione di “un equo compenso”, alla previsione di tutele “in caso di maternità, inattività, cessazione temporanea, invalidità o infortunio, anche attraverso l’incentivazione di forme volontarie di mutualismo”.
Movimento 5 Stelle
Il contrasto al precariato è il primo obiettivo, da realizzare mediante il “rafforzamento delle misure del decreto dignità, agevolando i contratti a tempo indeterminato”, la previsione di “un compenso minimo per i tirocinanti e il riconoscimento del periodo di tirocinio ai fini pensionistici”. Il Movimento intende varare sia “un nuovo Statuto dei lavori per garantire a dipendenti e autonomi gli stessi diritti e tutele” sia una “riforma degli ammortizzatori sociali in senso universale”.
La formazione guidata da Conte propone la “sperimentazione di una riduzione dell’orario di lavoro soprattutto nei settori a più alta intensità tecnologica” (con vantaggi per le imprese), l’istituzione di una “procura nazionale del lavoro”, la proroga dello sgravio contributivo al 100% per l’assunzione di donne disoccupate e di under 36. L’ultima proposta da segnalare è l’approvazione di una misura “per assicurare il salvataggio delle imprese da parte degli stessi lavoratori”.
Terzo polo
“Detassare i premi di produttività” e “supportare le imprese che investono in riqualificazione della forza lavoro (non solo dipendente)” mediante rimborsi alle aziende che organizzino corsi per la creazione di competenze: queste le prime misure. Azione e Italia viva intendono anche combattere la precarietà revisionando il “decreto dignità”, accorpando o cancellando i “mini contratti” e ripristinando i voucher “che regolavano in maniera corretta rapporti che, oggi, sono tornati nel limbo dei contratti irregolari”.
Gran parte del programma è riservato ai lavoratori autonomi. Si vuole consentire loro “di partecipare ai bandi nazionali e regionali come le imprese”, incentivare fiscalmente la crescita dimensionale degli studi professionali, completare la riforma sull’equo compenso, potenziare la “cassa integrazione” dei professionisti e riformare “il sistema del saldo e dell’acconto”, istituendo “un sistema opzionale di mensilizzazione del versamento delle imposte dirette”.
Unione popolare
Al primo punto c’è l’abolizione del Job Act e di “tutte le leggi che hanno incentivato la precarietà”, cui segue la limitazione del contratto a tempo determinato “a due soli casi specifici: circostanze straordinarie legate alla produzione, motivi contrattuali o di legge”. Il programma prevede l’assunzione di 10 mila ispettori del lavoro e di 1 milione di persone nel pubblico impiego. Unione popolare intende anche introdurre “l’obbligo di applicazione di salari e contratti collettivi di settore per i lavoratori interinali”.
La formazione guidata da De Magistris si prefigge il “ripristino della responsabilità in solido del committente per tutti gli appalti di manodopera” e l’inasprimento delle pene riguardanti il diritto del lavoro e la tutela di salute e sicurezza. Unione popolare, infine, propone una “legge contro le delocalizzazioni industriali”, la creazione di “un’Agenzia nazionale di pianificazione industriale” e l’istituzione di un “fondo per l’automotive”.