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In Italia sono oltre nove milioni i cittadini in seria difficoltà lavorativa: disoccupati, vittime della precarietà e del lavoro povero, che si trovano di fronte a numerosi impedimenti nella ricerca di occupazione. È quanto emerge dall’ultimo rapporto diffuso dalla Fondazione Di Vittorio dal titolo “Il disagio occupazionale e la disoccupazione sostanziale nel 2021 in Italia”.
Secondo una stima, considerata dalla Fondazione Di Vittorio “prudenziale, ma molto realistica”, sono circa 4,3 milioni le persone nell’area della disoccupazione sostanziale: l’indice di disoccupazione sale così al 16%, a fronte del dato ufficiale del 9,5%. L’indice di disoccupazione sostanziale è sensibilmente più alto tra le donne (18,6%) e tra i giovani fino a 24 anni di età (34,2%), mentre resta sopra il 20% nella classe 25-34 anni.
Ma anche fra chi lavora è in forte crescita un’area di disagio occupazionale che, come spiega il presidente Fulvio Fammoni, “alimenta progressivamente il bacino del lavoro povero, legata all’aumento del tempo determinato involontario e ai conseguenti vuoti di attività; al part-time involontario, agli occupati sospesi, vale a dire gli assenti dal lavoro per un periodo pari o inferiore a tre mesi”.
Il disagio è più frequente nell’occupazione femminile (28,4%) che in quella maschile (16,8%); è molto diffuso tra i giovanissimi (15-24 anni) che entrano nel mercato del lavoro (61,7%), interessando un terzo dei giovani occupati tra 25 e 34 anni. L’indice di disagio decresce con l’età, ma è ancora sopra il 20% nella classe 35-44 anni.
L’indice di disagio è ampiamente sotto il 20% nelle ripartizioni settentrionali, mentre si colloca tra il 27 e il 30% nel Sud e nelle isole. Decresce con il titolo di studio: dal 32,2% degli occupati con la licenza elementare al 18,1% di quelli con titolo universitario.
“Sono oltre nove milioni - sottolinea Fammoni – i cittadini ad avere problemi rilevanti con il lavoro, perché disoccupati, impediti da fattori oggettivi nella ricerca di lavoro o non soddisfatti della propria condizione lavorativa, che subiscono in modo involontario e che troppo spesso colloca queste persone nel bacino del lavoro povero”.
La precarietà nel lavoro, infine, aumenta in modo significativo: anche nel 2008 gli occupati erano stimati in circa 23 milioni, ma i tempi determinati erano 2,4 milioni. Oggi, con un numero simile di occupati, i precari sono 3,2 milioni (800 mila in più).