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È stato uno dei primi casi, forse il primo, di positività al coronavirus di un lavoratore, un operaio, in una grande azienda manifatturiera. Siamo alla Piaggio di Pontedera, dove si producono scooter e vespe, 2500 lavortori, il più grande stabilimento industriale della provincia di Pisa. Qui, alcuni giorni fa si è avuta notizia della positività di un lavoratore ed è conseguentemente scattata la procedura di quarantena per tutti i colleghi che avessero potuto avere contatti con lui, una trentina di persone del suo reparto e di quello limitrofo.
Il caso, fortunatamente, come spiega a Rassegna Marco Comparini, segretario della Fiom Cgil di Pisa, si è verificato in un periodo nel quale il lavoratore era già a casa da qualche giorno per un infortunio che non ha nulla a che fare con l'epidemia. “Questo ha ovviamente ridotto il rischio di diffusione e, infatti, ad oggi non abbiamo altri casi. L'azienda ha comunque preso una serie di misure chiudendo subito i reparti coinvolti”.
Poi, attraverso un accordo sindacale, si è arrivati alla chiusura totale per tre giorni, per effettuare una serie di interventi su tutto il perimetro aziendale. “In questi giorni – continua Comparini – stiamo facendo accordi in tutte le principali aziende della provincia. Proprio ieri (13 marzo) oltre che alla Piaggio, abbiamo raggiunto un accordo con la Vitesco (ex Continental), 1300 lavoratori, che prevede anche qui la chiusura per due giorni per sanificare e prendere tutte le precauzioni, così come alla Asso Werke, quasi 400 dipendenti, terza azienda della provincia”.
Ciò nonostante, spiega il sindacalista della Fiom, il clima nelle fabbriche è estremamente teso: “Non solo alla Piaggio dove c'è stato questo caso, ma in tutte le aziende c'è paura e tensione tra i lavoratori e per noi è davvero difficile gestire la situazione. È ovvio che prima di tutto viene la tutela della salute di chi lavora, ma è anche vero che questa situazione non si risolverà nel giro di una settimana e per molte realtà industriali fermare la produzione per un mese o anche di più significherebbe uscire dal mercato”.
Un quadro molto complesso, dunque, che da oggi però potrà contare su un nuovo strumento, il protocollo siglato da sindacati e imprese che fissa una serie di regole chiare sulla gestione dell'emergenza.