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A due mesi dal dramma di Satnam Singh si torna a morire nei campi della provincia di Latina. Probabilmente per il caldo e la fatica un bracciante è morto mentre lavorava nei campi: è successo a Borgo Piave, poco a sud di Latina. Un lavoratore indiano di etnia sikh di 54 anni, Dalvir Singh è stato trovato venerdì pomeriggio senza vita in un campo di strada del Crocifisso, dov’era impiegato con contratto e permesso di soggiorno in regola, nelle attività di una società specializzata in silvicoltura.
A dare l'allarme è stato il suo datore di lavoro che ha detto di averlo trovato privo di sensi sul terreno, ma a nulla è valsa la corsa dei soccorritori del pronto intervento sanitario. Bisognerà capire se sono state rispettate le norme sulla sicurezza sul lavoro e se il bracciante ha effettuato i controlli sanitari obbligatori. L’operaio era andato sul campo per aprire l’impianto di irrigazione. L’ipotesi più probabile resta quella del malore improvviso. Le verifiche sono state affidate ai carabinieri e al servizio di prevenzione e sicurezza della Asl di Latina.
Flai Cgil: servono maggiori tutele
“Un malore? Un infortunio mortale sul lavoro? Sicuramente inaccettabile sentire ‘morte naturale’ quando si parla di un uomo morto sul lavoro nel caldo torrido di agosto”, dichiara Stefano Morea, Segretario Generale Flai Cgil Roma e Lazio.
“Non può sfuggire come anche questa morte, nelle stesse zone in cui è stato fatto morire proprio due mesi fa Satnam, susciti in tutti noi un dolore e una rabbia mai sopiti che si rinnovano prepotentemente, ma anche un allarme continuo per le condizioni di lavoro in cui troppi lavoratori si trovano. Un allarme alla base delle nostre denunce, delle manifestazioni, delle vertenze e dell’attività di Sindacato di strada”, prosegue Morea.
“La morte di Dalvir, in circostanze che nulla hanno a che vedere con quanto accaduto a Satnam, evidenzia le criticità di un settore, quello agricolo, caratterizzato sì da un lavoro duro e pesante ma proprio per questo che deve essere tutelato dai contratti, CCNL e CPL, da accordi, leggi e da tutto ciò che possa rendere sempre più strette le maglie in cui vorrebbe passare un lavoro sfruttando, insicuro, privo di diritti, tutele e formazione. In quei due mesi tanti controlli, tanta attenzione mediatica, tanta informazione, tanta solidarietà e voglia di conoscere le reali condizioni di chi lavora nei campi e nelle serre; tutti elementi positivi che però ora devono lasciare la strada a una prassi quotidiana fatta di regolarità e diritti nei rapporti di lavoro”.
“Se l'agricoltura – conclude Stefano Morea – è l'economia centrale del nostro territorio c'è bisogno subito di una vera alleanza tra le forze ‘serie’ che vi operano. Un patto che metta in campo il rispetto totale delle leggi esistenti, che porti alle denunce delle aziende irregolari e dei ‘caporali’ che propongono alle aziende veri e propri ‘pacchetti’ di manodopera. Va messo immediatamente al centro il tema della sicurezza sul lavoro e di paghe eque e giuste per tutti! A partire dai rinnovi dei contratti di lavoro, dove bisogna in primo luogo recuperare l'inflazione e poi negoziare aumenti che determinino il reale miglioramento delle condizioni di vita di tutti i lavoratori che vi sono impiegati”.