“Oggi noi non siamo una Repubblica fondata sul lavoro, ma siamo una società fondata sullo sfruttamento e sulla precarietà del lavoro”. Le politiche economiche e sociali messe in campo dal governo “vanno nella direzione opposta” rispetto a quanto serve al Paese, “abbiamo bisogno di intensificare la nostra lotta e la mobilitazione. Vogliamo batterci finché la nostra Costituzione non sarà applicata, utilizzando tutti gli strumenti democratici a disposizione, compreso il referendum”. Così il segretario generale della Cgil Maurizio Landini dal palco della manifestazione dei sindacati per il Primo maggio organizzata quest’anno a Monfalcone. “Quello che il governo ha fatto ieri lo considero una marchetta elettorale", ribadisce dal palco, riferendosi alle ultime misure tra cui il cosiddetto bonus Befana.
Il ringraziamento a Mattarella
In apertura del suo discorso, Landini ha ringraziato il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella: “Ha detto – sottolinea Landini – che quella di oggi è la festa della Repubblica e non solo la festa del lavoro, perché riconosce che la nostra è una Repubblica democratica solo perché è fondata sul lavoro. E ha anche detto che il lavoro non deve essere una merce, ma è libertà, nel momento in cui permette a chi lavora di liberarsi dal bisogno e di potersi realizzare. E per questo ha indicato nella precarietà e nello sfruttamento due elementi che vanno combattuti e contrastati”. Ha poi sottolineato Landini: “Mattarella ha detto che bisogna avere come obiettivo la piena occupazione, che il sindacato deve essere un interlocutore insopprimibile delle parti sociali e i governi, e ha riconosciuto il contributo essenziale che i lavoratori migranti stanno dando alla nostra società italiana”.
Bonus befana? Una marchetta elettorale
Tra i temi al centro dell’iniziativa sindacale c’era anzitutto l’Europa (“che deve cambiare se stessa, perché il patto di stabilità è talmente difensivo da far temere un ritorno all’austerità”, ha detto il leader della Cgil) ma anche l’infinita sequela dei morti e degli infortuni sul lavoro “causati sempre di più dalla lunga catena di appalti e subappalti”. Non è mancato, si diceva, il commento al bonus Befana, “uno spot, una marchetta elettorale. È sotto gli occhi di tutti che la gente non arriva a fine mese, ci sono più di 7 milioni di persone che pur lavorando sono povere. Pensare che tutto questo si risolva dando 100 euro lordi a gennaio e a una platea limitata di persone credo sia un insulto al buon senso”.
Bombardieri: parliamo di sicurezza tutto l’anno
Argomenti trattati anche da Pierpaolo Bombardieri, numero uno della Uil, il primo dei tre segretari generali a prendere la parola dopo gli interventi dei delegati (che si possono rivedere qui, nella diretta trasmessa integralmente su Collettiva). “Basta spot e interventi elettorali, al Paese servono misure strutturali”, ha spiegato Bombardieri: “Abbiamo bisogno di scelte diverse, di detassare gli aumenti contrattuali, di confermare il taglio del cuneo e dare i soldi alle aziende che rinnovano i contratti e che non hanno incidenti sul lavoro". Per Bombardieri “il governo dovrebbe parlare di lavoro e di sicurezza tutto l'anno. E non solo in occasione del Primo maggio".
Sbarra: la pace, il bene più prezioso
Inizialmente centrato sull’Europa, e sul conflitto in corso in Ucraina, il discorso di Luigi Sbarra, segretario generale della Cisl, intervenuto subito dopo Bombardieri: “Mai, mai dimenticare quanta fatica e quanti sacrifici ci sono voluti per riconquistare, in Italia e in Europa, la libertà, la democrazia. E il bene più prezioso: la pace”. Quanto alle questioni di politica interna, quella per la sicurezza sul lavoro “è una battaglia di civiltà”, mentre, riferendosi al decreto coesione, il governo “ha fatto passi importanti – ha spiegato Sbarra – ma ancora insufficienti: bisogna confermare il taglio al cuneo, sgravare le tredicesime, rafforzare l'intervento sulle marginalità lavorative e sociali”.