PHOTO
Il 29 agosto 1991 Cosa nostra uccide a Palermo Libero Grassi, imprenditore rifiutatosi di pagare il pizzo alla mafia. “Volevo avvertire il nostro ignoto estortore - scriveva Libero nel gennaio 1991 sul Giornale di Sicilia - di risparmiare le telefonate dal tono minaccioso e le spese per l'acquisto di micce, bombe e proiettili, in quanto non siamo disponibili a dare contributi e ci siamo messi sotto la protezione della polizia. Ho costruito questa fabbrica con le mie mani, lavoro da una vita e non intendo chiudere. Se paghiamo i 50 milioni, torneranno poi alla carica chiedendoci altri soldi, una retta mensile, saremo destinati a chiudere bottega in poco tempo. Per questo abbiamo detto no al ‘Geometra Anzalone’ e diremo no a tutti quelli come lui”. È probabilmente la firma sulla propria condanna a morte.
L’11 aprile, ospite della trasmissione di Michele Santoro, Samarcanda, alla domanda “Ma perché non paga? A Gela paga il 90% dei commercianti” risponderà: “Perché non mi piace pagare, è una rinunzia alla mia di dignità di imprenditore”. Il 29 agosto, nemmeno nove mesi dopo la pubblicazione della lettera sul Giornale di Sicilia, Libero esce di casa per andare al lavoro a piedi, come sempre. Ad attenderlo ci sono Salvino Madonia e Marco Favaloro, del clan dei Madonia; freddano l’imprenditore con quattro colpi alle spalle. Il giorno dopo la sua morte, uscirà sul Corriere della Sera un’altra sua lettera, questa volta più lunga e dettagliata, dove Grassi racconta tutte le vicende accadute in quel complicatissimo 1991.
“La "Sigma" - scriveva l’imprenditore - è un'azienda sana, a conduzione familiare. Da anni produciamo biancheria da uomo: pigiami, boxer, slip e vestaglie di target medio-alto che esportiamo in tutta Europa. Abbiamo cento addetti: 90 donne e dieci uomini. Il nostro giro d'affari è pari a sette miliardi annui. Evidentemente è stato proprio l'ottimo stato di salute dell'impresa ad attirare la loro attenzione. La prima volta mi chiesero i soldi per i 'poveri amici carcerati', i 'picciotti chiusi all'Ucciardone'. Quello fu il primissimo contatto. Dissi subito di no. Mi rifiutai di pagare. Così iniziarono le telefonate minatorie: 'Attento al magazzino', 'guardati tuo figlio', 'attento a te'. Il mio interlocutore si presentava come il geometra Anzalone, voleva parlare con me. Gli risposi di non disturbarsi a telefonare. Minacciava di incendiare il laboratorio. Non avendo intenzione di pagare una tangente alla mafia, decisi di denunciarli". Poi c'è la lettera.
"Il 10 gennaio 1991 scrissi una lettera al Giornale di Sicilia che iniziava così: 'Caro estortore...' La mattina successiva qui in fabbrica c'erano dei carabinieri, dieci televisioni e un mucchio di giornalisti. A polizia e carabinieri consegnai quattro chiavi dell'azienda chiedendo loro protezione. Mentre la fabbrica era sorvegliata dalla polizia entrarono due tipi strani. Dissero di essere 'ispettori di sanità'. Fuori però c'era l'auto della polizia e avevano grande premura. Volevano parlare a tutti i costi con il titolare. Scesi e dissi loro che il titolare riceve solo per appuntamento e al momento era impegnato in una riunione. Se ne andarono. Li descrissi alla polizia e loro si accorsero che altri imprenditori avevano fornito le medesime descrizioni. Gli esattori del 'pizzo"' i due che indifferentemente si facevano chiamare geometra Anzalone, altri non erano che i fratelli gemelli Antonio e Gaetano Avitabile, 26 anni. Furono arrestati il 19 marzo insieme ad un complice".
"Una bella soddisfazione per me, ma anche qualche delusione; - ricorda Libero Grassi - il presidente provinciale dell'Associazione industriali, Salvatore Cozzo, dichiarò che avevo fatto troppo chiasso. Una 'tamurriata' come si dice qui. E questo, detto dal rappresentante della Confindustria palermitana, mi ha ferito. Infatti dovrebbero essere proprio le associazioni a proteggere gli imprenditori. Come? È facile. Si potrebbero fare delle assicurazioni collettive. Così, anche se la mafia minaccia di dar fuoco al magazzino si può rispondere picche. Ma anche a queste mie proposte il direttore dell'Associazione industriali di Palermo, dottor Viola, ha detto no, sostenendo che costerebbe troppo. Non credo però si tratti di un problema finanziario, è necessaria una volontà politica. L'unico sostegno alla mia azione, a parte le forze di polizia, è venuta dalla Confesercenti palermitana. Devo dire di aver molto apprezzato l'iniziativa SoS Commercio che va nella stessa direzione della mia denuncia. Spero solo che la mia denuncia abbia dimostrato ad altri imprenditori siciliani che ci si può ribellare.
"Non ho mai avuto paura - conclude l'imprenditore siciliano - ed ora mi sento garantito da ciò che ho fatto. La decisione scandalosa del giudice istruttore di Catania, Luigi Russo (del 4 aprile 1991) che ha stabilito con una sentenza che non è reato pagare la 'protezione' ai boss mafiosi, è sconvolgente. In questo modo infatti è stato legittimato con il verdetto dello Stato il pagamento delle tangenti. Così come la resa delle istituzioni e le collusioni. Proprio ora che qualcosa si stava muovendo per il verso giusto. Stabilire che in Sicilia non è reato pagare la mafia è ancora più scandaloso delle scarcerazioni dei boss. Ormai nessuno è più colpevole di niente. Anzi, la sentenza del giudice Russo suggerisce agli imprenditori un vero e proprio modello di comportamento; e cioè, pagate i mafiosi. E quelli che come me hanno invece cercato di ribellarsi? Ora più che mai le associazioni imprenditoriali che non si impegnano sinceramente su questo fronte vanno messe con le spalle al muro. La risposta infatti deve essere collettiva per spersonalizzare al massimo la vicenda”.
Il 20 settembre, tre settimane dopo l'omicidio, Michele Santoro e Maurizio Costanzo organizzeranno una serata dedicata alla sua memoria a reti unificate. Ai funerali di Libero Grassi partecipò anche l’allora presidente della Repubblica Francesco Cossiga. Il figlio Davide, con in spalla la bara del padre, alzò le dita al cielo in segno di vittoria. Suo padre non era stato sconfitto. Aveva portato avanti fino alla fine i propri valori. E quei valori avrebbero trionfato.