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Patrick Zaki, lo studente egiziano del programma di studi di genere "Gemma" dell'Università di Bologna, è stato imprigionato in Egitto il 7 febbraio 2020 e rilasciato (ma non assolto) dopo quasi due anni, l'8 dicembre 2021. Il 18 luglio è stato condannato a tre anni dal tribunale di Mansura, oggi (19 luglio) è arrivata la grazia concessa dal presidente Al-Sisi.
La storia di Zaki ha inizio il 7 febbraio 2020, quando torna al Cairo per una breve visita in famiglia, con l'intenzione di tornare a Bologna e continuare i suoi studi nel programma di studi di genere. Il giovane viene fermato in aeroporto e, secondo le testimonianze di attivisti e avvocati, viene sottoposto a torture durante un interrogatorio riguardante il suo lavoro e il suo attivismo per i diritti LGBTQ+.
L'arresto ufficiale in Egitto avviene il giorno successivo, l'8 febbraio, quando il ricercatore compare a Mansura, la sua città natale, in stato di arresto sulla base di un mandato di cattura emesso nel 2019. Viene stabilita una custodia cautelare di 15 giorni, e contemporaneamente inizia la mobilitazione internazionale per chiedere il suo rilascio tramite una petizione su Change.org.
La petizione ha superato le 300.000 firme, chiedendo anche al governo di concedere a Zaki la cittadinanza italiana per "meriti speciali". È una delle petizioni più firmate sulla piattaforma.
Tra le accuse ufficiali mosse contro lo studente dall'Egitto vi sono: istigazione alla violenza, partecipazione a proteste, terrorismo e gestione di un account sui social media finalizzato a minare la sicurezza pubblica. Il 9 febbraio 2020, viene organizzato a Bologna un flashmob intitolato "Libertà per Patrick", e il ministero degli Affari Esteri italiano inizia a monitorare il caso.
Il 12 febbraio, oltre all'Italia, anche l'Europa si mobilita. Il presidente del Parlamento europeo, David Sassoli, chiede il rilascio immediato dell'attivista. Nel frattempo, i genitori di Giulio Regeni chiedono che "i governi proteggano la sua incolumità".
Il ritratto del ricercatore Patrick Zaki, composto dalle parole della lettera che chiede la sua scarcerazione, tradotta in 16 lingue, viene esposto sulla facciata di Palazzo Senatorio al Campidoglio a Roma dal 25 gennaio 2021 per 30 giorni.
Il 14 febbraio, il Parlamento egiziano dichiara che "Zaki ha pieni diritti", e da parte di Sassoli viene definita "un'inaccettabile ingerenza". Tre giorni dopo, viene organizzata una manifestazione a Bologna che conta la partecipazione di 5.000 persone. Circa due settimane dopo l'arresto, il 22 febbraio, viene annunciato il primo rinnovo di 15 giorni della custodia cautelare. In tribunale, Zaki si difende affermando: "Non ho mai scritto quei post".
Il 2 marzo, Patrick, dal carcere, afferma di stare bene ma chiede che gli siano restituiti i suoi libri. Il 5 marzo, il ragazzo viene trasferito nel carcere di Tora al Cairo. Il 23 marzo, la famiglia dell'attivista lancia un appello, dichiarando che Patrick soffre di asma ed è a rischio per il coronavirus. L'appello viene ignorato e le udienze vengono rinviate a causa della pandemia. Le visite vengono interrotte dal 7 marzo a causa della pandemia.
Il 16 giugno 2020, Patrick trascorre il suo 29º compleanno in carcere e, circa un mese dopo, il 13 luglio, il tribunale egiziano ordina un ulteriore rinnovo della custodia cautelare, questa volta per 45 giorni. Solo dopo 5 mesi e mezzo, il 29 agosto, Patrick riceve la prima visita in carcere.
Il 2 dicembre, nell'ambito della mobilitazione internazionale, anche l'attrice Scarlett Johansson chiede la liberazione di Zaki in un video. Il 21 dicembre, Patrick dichiara: "Sono fisicamente esausto e depresso". Tuttavia, l'1 febbraio 2021 viene annunciato un altro rinvio di 45 giorni. L'11 gennaio 2021, la città di Bologna gli conferisce la cittadinanza onoraria.
Si susseguono continui rinvii fino a settembre 2021. Amnesty International considera la vicenda come un evidente caso di "persecuzione giudiziaria" nei confronti dello studente egiziano accusato di propaganda sovversiva. Il 23 agosto, gli vengono inflitti ulteriori 45 giorni di custodia cautelare in carcere.
Dopo 19 mesi di custodia cautelare, viene fissato il processo. Il processo inizia a Mansura e Amnesty International fa sapere che lo studente egiziano rischia cinque anni di carcere. Dopo essere cadute le accuse più gravi di incitamento al "rovesciamento del regime", l'accusa attuale è di "diffusione di notizie false all'interno e all'esterno del Paese" in riferimento ad alcune frasi scritte sui social media a sostegno della minoranza copta.
Il 14 settembre 2021 si tiene la prima udienza presso il tribunale di Mansura, che si conclude senza alcun risultato: Zaki rimane in carcere e il processo viene rinviato. Due settimane dopo, il 28 settembre, la seconda udienza ha lo stesso esito.
Il 7 dicembre 2021 si svolge la terza udienza, durante la quale viene disposta la scarcerazione del ragazzo, che però non viene assolto. Il giorno successivo, Zaki viene rilasciato da un commissariato di Mansura. Appena uscito, il ricercatore abbraccia sua madre e pronuncia le prime parole in italiano dopo essere tornato libero: "Tutto bene". La prossima udienza viene fissata per il 1º febbraio 2022.
Inizia un ciclo continuo di rinvii. L'udienza viene spostata al 6 aprile 2022, poi al 21 giugno, al 27 settembre, al 29 novembre e direttamente al 2023. Dopo aver ottenuto la cittadinanza onoraria anche dal Comune di Roma, il 28 febbraio 2023 si tiene la nona udienza. Anche questa si conclude senza alcun risultato: dopo gli interventi dei suoi avvocati, i giudici spostano ancora una volta la data della sentenza al 9 maggio "per consentire la consegna delle prove difensive". Tuttavia, nemmeno in quell'occasione viene emesso il verdetto.
L'udienza del 9 maggio 2023, sulla carta, avrebbe dovuto servire solo per depositare gli atti della difesa: viene presentata una "nota di difesa", "13 dossier con prove" e una chiavetta USB contenente una testimonianza video. Si sperava che il giudice responsabile del processo avrebbe fatto uso della sua facoltà di emettere una sentenza in qualsiasi momento. Il giudice titolare non si presenta in aula, incaricando un sostituto di fissare un nuovo rinvio.
Nel frattempo, il 5 luglio 2023, Zaki ha conseguito la laurea a distanza: la sua tesi sui media, il giornalismo e l'impegno pubblico è stata valutata 110 e lode. "Ho usato lo studio come forma di resistenza", ha detto dopo la cerimonia, sottolineando ancora una volta che non vede l'ora di essere a Bologna per ringraziare tutti di persona. Zaki aveva chiesto alle autorità egiziane di poter discutere la sua tesi finale del corso di laurea a Bologna. In questi giorni le ultime tappe della vicenda: la condanna a tre anni il 18 luglio, il giorno successivo la grazia.