“Sogno una società fatta non di tanti punti diffusi ognuno per conto suo, ma che sul tema delle istituzioni, del lavoro e della finanza ci mettiamo insieme”. Questo l’auspicio di don Giacomo Panizza, come antidoto alla rassegnazione e alla paura che si torna a vivere in Calabria, anche tra gli operatori della sua comunità, fatti oggetti di intimidazioni mafiose firmate ‘ndragheta.
Era il 1976 quando arrivò a Lamezia Termine un prete lombardo che aveva passato i primi anni della sua vita da adulto come operaio nelle fabbriche metalmeccaniche di Brescia. Questa esperienza riecheggia nelle sue parole: “Il lavoro non è solo la busta paga – che pure è importantissima –, ma il carico di diritti che si porta dietro. Quei diritti per i quali negli anni sessanta e settanta combattemmo in fabbrica e fuori”. Sono proprio quei diritti che il lavoro nero e sfruttato, elargito dalle mafie e tanto diffuso nella sua terra d’elezione, nega. Per don Giacomo, testimone di giustizia e quindi sotto protezione, l’attacco agli operatori del suo centro è insopportabile: “Un conto sono le raffiche di mitra alle nostre porte, o gli attentati incendiari ai nostri mezzi, un conto sono gli atti contro chi lavora”. La paura che si diffonde, tantopiù in un periodo dalla crisi economica effetto della pandemia, rischia di far tornare indietro nel percorso di emancipazione dalle mafie e di costruzione della legalità.
All’interno di un bene confiscato la Comunità Progetto Sud gestisce diversi servizi sociali, sanitari ed educativi, così da rispondere ai bisogni dei cittadini e delle cittadine per troppo tempo lasciati soli. E, ovviamente, gli operatori e le operatrici dei servizi sono assunti con contratti di lavoro regolari e “carichi di diritti oltre che di salario”. Perché il lavoro, assieme alla partecipazione, è uno dei primi strumenti per costruire legalità.
Raccontare tutte le attività è davvero lungo, perché molti sono i diritti negletti che Progetto Sud vuole restituire ai calabresi. Innanzitutto ai più fragili. Ultimo nato tra gli interventi per la disabilità è il Centro psico educativo autismo, si occupa di riabilitazione intensiva per bimbi e ragazzi autistici. E poi l’ambulatorio di riabilitazione fisica, un servizio socio-assistenziale diurno, uno sportello informativo e una Casa Famiglia. Ma non finisce qui: ci sono le attività per l’accoglienza e l’inclusione dei migranti, la lotta alla tratta di esseri umani, la cura delle dipendenze compresa quella tanto cara alla ‘ndrangheta come la ludopatia.
E poi un prete operaio non poteva che investire sul lavoro. Quello che crea cittadinanza, quello che crea libertà. Ed ecco allora il Servizio per il lavoro: prende in carico soprattutto persone in condizione di fragilità, le fasce deboli della popolazione in cerca di occupazione. Si occupa di mettere in contatto gli imprenditori e i commercianti del territorio, quelli che operano nella legalità e sono tanti, per favorire l’incontro da domanda e offerta di lavoro e l’attivazione di tirocini. Non contenti, Progetto Sud ha promosso direttamente una serie di cooperative sociali di tipo B per dar lavoro a giovani calabresi, formare al lavoro persone svantaggiate e Neet. Queste operano nel settore dell’ambiente e delle energie rinnovabili, dell’agricoltura sociale e del turismo sostenibile.
Dan 2002 alcune di queste attività muovono da un bene confiscato al clan locale di Lamezia Terme, che affaccia nel cortile della sua abitazione. Nel corso degli anni di intimidazioni e attentati ne hanno subiti davvero tanti troppi. Ma non si sono, don Giacomo e la sua “comunità”, mai tirati indietro. Il livello dello scontro ora, però, si è alzato, la ‘ndrangheta cerca di colpire e dividere i singoli lavoratori. Colpisce il lavoro. Mentre lo racconta don Panizza sorride, forte dell’energia della sua comunità e dello stare nel giusto. Ma c’è il bisogno che tutte le forze sane del territorio, e non solo, si stringano a loro per fugare la paura: “Il vero antidoto a tutto questo è la partecipazione, come cantava il lombardo come me Gaber”, dice il presidente di Progetto Sud ricordando come sindacato significhi “fare insieme con giustizia”. Lavoro, giustizia, partecipazione. La scommessa per la Calabria si gioca così.