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Il 6 ottobre del 1924, alle ore 21.00, Maria Luisa Boncompagni legge dalla prima stazione trasmittente di San Filippo in Roma prodotta dalla Marconi il primo regolare annuncio della neonata radio italiana affermando: “Unione Radiofonica Italiana. 1-RO, stazione di Roma. Concerto sinfonico inaugurale”.
Subito dopo Ines Viviani Donarelli, dallo studio romano di palazzo Corrodi, presenterà il primo programma con queste parole: “URI (Unione Radiofonica Italiana). 1-RO: stazione di Roma. Lunghezza d’onda metri 425. A tutti coloro che sono in ascolto il nostro saluto e il nostro buonasera. Sono le ore 21 del 6 ottobre 1924. Trasmettiamo il concerto di inaugurazione della prima stazione radiofonica italiana, per il servizio delle radio audizioni circolari, il quartetto composto da Ines Viviani Donarelli, che vi sta parlando, Alberto Magalotti, Amedeo Fortunati e Alessandro Cicognani, eseguirà Haydn dal quartetto ‘Opera 7’, I e II tempo”.
La radio entra nelle case degli italiani e vi resterà a lungo scadendo, con il suo suono, le tappe fondamentali della storia del nostro paese. Sarà proprio attraverso la radio che domenica 25 luglio 1943, alle ore 22.45 gli italiani saranno messi a conoscenza della fine del regime fascista e della caduta di Benito Mussolini (“Sua Maestà il Re e Imperatore - reciterà il comunicato ufficiale - ha accettato le dimissioni dalla carica di capo del Governo, Primo ministro, Segretario di Stato di Sua Eccellenza il Cavaliere Benito Mussolini, e ha nominato capo del Governo, Primo ministro, Segretario di Stato il Cavaliere, Maresciallo d’Italia, Pietro Badoglio”).
Sarà attraverso la radio che gli italiani apprenderanno dell’armistizio e della fine della guerra (“Il governo italiano riconosciuta l’impossibilità di continuare un’impari lotta contro le forze soverchianti avversarie e nell’intento di risparmiare ulteriori e più gravi sciagure alla nazione, ha chiesto l’armistizio al generale Eisenhower, comandante in capo delle forze anglo-americane. La richiesta è stata accettata. Conseguentemente, ogni atto di ostilità da parte delle forze italiane contro gli eserciti alleati deve cessare in ogni luogo. Le forze italiane però reagiranno agli attacchi di qualsiasi altra provenienza”).
Sarà da Radio Milano Libera che Sandro Pertini chiamerà alla sollevazione gli italiani mentre i nazisti e i fascisti si davano alla fuga: “Cittadini, lavoratori! - dirà il futuro presidente della Repubblica - Sciopero generale contro l’occupazione tedesca contro la guerra fascista, per la salvezza delle nostre terre, delle nostre case, delle nostre officine. Come a Genova e Torino, ponete i tedeschi di fronte al dilemma: arrendersi o perire”.
Le fabbriche vengono occupate e la tipografia del Corriere della Sera è usata per stampare i primi fogli che annunciano la vittoria. La sera del 25 aprile Benito Mussolini abbandona Milano. Per l’Italia inizia la ricostruzione democratica che la condurrà, il 2 giugno dell’anno successivo, alla Repubblica. A commentare la vittoria della Repubblica si esprimeranno - sempre attraverso la radio - molti politici: Alcide De Gasperi, Pietro Nenni, Carlo Sforza, Palmiro Togliatti. Dalla fine della guerra all’avvento della tv, la radiofonia in Italia subirà un’enorme trasformazione con il potenziamento del giornalismo radiofonico, la nascita dei programmi nazionali e il varo della rete culturale. Nonostante l’avvento della televisione che si afferma come mezzo di comunicazione per il grande pubblico, la radio reggerà continuando a tenere il passo adeguandosi all’evoluzione della società.
Una curiosità: forse non tutti sanno che prima che in televisione, Corrado Mantoni - per tutti semplicemente Corrado, conduttore televisivo, autore, conduttore, attore, doppiatore, cantante e paroliere, uno dei padri fondatori della televisione italiana - aveva lavorato in radio (è considerato il primo conduttore ufficiale della radio italiana) per oltre quarant’anni, annunciando eventi storici come la fine della seconda guerra mondiale (“Interrompiamo le trasmissioni per comunicarvi una notizia straordinaria. Le forze armate tedesche si sono arrese agli anglo-americani. La guerra è finita! Ripeto, la guerra è finita!”) o la vittoria della repubblica al referendum del 2 giugno 1946.