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“Se il primo decreto sicurezza, poi convertito in legge, ha operato una torsione pericolosamente autarchica di stampo pressoché razzista e securitario, il decreto sicurezza bis che sarà proposto in Consiglio dei ministri può assumere tratti da ‘regime’”. Lo affermano il segretario confederale della Cgil Giuseppe Massafra e Nicola Marongiu, coordinatore dell’area welfare del sindacato, commentando quanto emerso dai testi anticipati dagli organi d’informazione. Lo schema in queste ore al vaglio del cosiddetto pre-consiglio, affermano i due dirigenti della Cgil, “è ancora quello di intervenire in materia di immigrazione (attraverso i primi tre articoli) e di ordine pubblico nei successivi. La scelta è intensificare la ‘guerra’ ai migranti, infliggendo ulteriori provvedimenti persecutori nei confronti di coloro che prestano soccorso e di contrastare ogni forma di dissenso politico, attraverso l’inasprimento di misure tese a limitare ogni situazione che possa diventare occasione di contestazione”.
Stando alle anticipazioni, il primo articolo del nuovo decreto introdurrebbe multe da 3.500 a 5.500 euro per ogni persona tratta in salvo in mare e la sospensione della licenza di navigazione in caso di reiterazione del “reato” a quegli armatori che dovessero prestare soccorso a naufraghi “migranti”. “In poche parole – affermano Massafra e Marongiu – si nega un dovere non solo stabilito dagli accordi internazionali vigenti, ma soprattutto dal codice della navigazione”. Un fatto “gravissimo sul piano etico, morale oltre che giuridico, perché criminalizza di fatto il salvataggio delle vite umane”.
Il secondo articolo dispone la facoltà di limitare o vietare il transito o la sosta di navi mercantili o unità da diporto o da pesca nel mare territoriale per motivi di sicurezza e di ordine pubblico. “Non risulta difficile – commentano i due sindacalisti – immaginare quali possano essere i motivi di ordine pubblico o di sicurezza se pensiamo alla vicenda della nave Diciotti che ha determinato l’apertura di un procedimento giudiziario per ‘sequestro di persona’. Questo articolo determina una diversa attribuzione di competenze per il ministero delle Infrastrutture operando attraverso un decreto – nella sostanza – una sottrazione di titolarità e di diverso equilibrio tra le funzioni degli organi di governo”.
Nei passaggi successivi si mette in evidenza la volontà di inibire o depotenziare tutte le forme di aggregazione e manifestazione, “magari proprio per impedire o limitare forme di dissenso politico, andando ad irrigidire provvedimenti, ancora in vigore, risalenti addirittura al periodo fascista. L’articolo 4 prevede il potenziamento delle operazioni di polizia sotto copertura, dunque favorendo le infiltrazioni delle forze di polizia in borghese nelle occasioni di mobilitazione e assembramento. L’articolo 5 interviene sul diritto di riunione. Pena fino a un anno di reclusione nei confronti di coloro che partecipano a riunioni (anche in forma privata) ‘in cui vengono commessi reati di devastazione e saccheggio’. Il punto maggiormente critico è l’elasticità di ciò che può essere definibile ‘riunione pubblica’ pericolosa ed è lasciata al questore la facoltà di impedirne la realizzazione per ragioni di ordine pubblico, di moralità o di sanità pubblica, o di prescriverne le modalità di svolgimento”.
La bozza non è ancora stata esaminata dal Consiglio dei ministri, dunque non ha assunto la formulazione di decreto legge. “Ma la sua pubblicizzazione – conclude la nota – sembra una manovra da campagna elettorale e c'è la preoccupazione che possa essere adottato come decreto, quindi pienamente operativo dal giorno della pubblicazione in Gazzetta ufficiale, per poi essere convertito in legge nel percorso parlamentare”.