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La libertà di stampa in Italia non è in buona salute, e la causa diretta del suo “declino” è il governo di destra-centro guidato da Giorgia Meloni. L’allarme viene dal Reuters Institute for the Study of Journalism dell'Università di Oxford. Basandosi su fonti autorevoli come rapporti indipendenti, dati statistici e interviste, il centro studi europeo denuncia in un articolo approfondito un crescente numero di pressioni politiche nei confronti della Rai, e di intimidazioni a giornali non filogovernativi e ai loro cronisti.
L’articolo, firmato da Marina Adami, ricorda che l'Italia, secondo il Press Freedom Index compilato dall'organizzazione Reporters Without Borders, si posiziona attualmente al 46° posto su 180 nazioni. Si tratta di una posizione poco lusinghiera per un Paese del G7, scrive Adami, sottolineando che l'Italia ha perso cinque posizioni rispetto all'anno precedente. Esistono "segnali preoccupanti di una potenziale deriva democratica, alimentati da decisioni governative che potrebbero minare il pluralismo dell’informazione”, aggiunge Adami.
La Rai nel mirino
Un esempio citato è il caso di censura che ha coinvolto il monologo di Antonio Scurati sul fascismo, che doveva essere trasmesso dalla Rai in occasione del 25 aprile. Questo episodio, osserva Adami, ha innescato un forte dibattito, sollevando una crescente preoccupazione sulla libertà d’espressione nel Paese. Non solo. L’articolo richiama anche le dimissioni di Carlo Fuortes dalla direzione della Rai, il crescente numero di cause per diffamazione contro giornalisti dell'opposizione e le minacce di azioni legali contro nomi di spicco come Roberto Saviano.
Adami ricorda che due rapporti indipendenti, il Rule of Law Report della Commissione Europea e il Media Freedom Rapid Response, hanno entrambi denunciato i rischi di un controllo politico eccessivo sulla Rai e sui media in generale. Questi rapporti criticano aspramente la governance della Rai e le azioni legali usate come strumenti per mettere pressione sui giornalisti.
Renate Schroeder, direttrice della Federazione europea dei giornalisti, è tra le fonti citate nell’articolo, e a proposito del "caso Scurati" commenta che "non si era mai verificata un'intrusione simile nella politica editoriale" della Rai.
Secondo il Reuters Institute, la Rai continua a essere la principale fonte di informazione per molti cittadini. Adami cita ancora il Digital News Report 2024, secondo il quale la Rai resta la fonte di notizie più popolare tra gli italiani offline e la sesta più consultata online. Questo dato si accompagna a una fiducia che il 58% della popolazione continua a riporre nell'emittente. Tuttavia, la stessa Rai è spesso criticata per la sua gestione politica, con i sindacati che denunciano “un’occupazione senza precedenti del servizio pubblico”, riferendosi agli incarichi assegnati durante l'amministrazione Meloni.
Giornalisti intimiditi
Uno degli aspetti più critici sollevati dai rapporti – prosegue Adami nella sua analisi - riguarda l'uso delle cause legali per “intimidire i giornalisti”. Nel 2023, un terzo degli avvisi di allarme sulla libertà dei media in Italia riguardava procedimenti legali, dalle denunce fino alle condanne. Tra i casi recenti, l’articolo ricorda le azioni legali avviate da Giovanbattista Fazzolari (FdI) contro il giornale progressista Domani, il quale aveva pubblicato un articolo sulle sue connessioni con una società di lobbying.
Sanzioni europee?
Il futuro della libertà di stampa in Italia – osserva ancora il Reuters Institute – potrebbe essere influenzato anche dalla recente entrata in vigore dell’European Media Freedom Act (EMFA), una legge europea volta a garantire l’indipendenza dei media pubblici. Secondo il rapporto del Media Freedom Rapid Response, le regole che attualmente governano la Rai sono in contrasto con questa legge. Gli Stati membri dell’Unione Europea, compresa l’Italia, avranno tempo fino all'agosto del 2025 per adeguarsi alle nuove normative.