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Un altro rider che muore sulla strada. Sergio Puglisi faceva il fattorino per un ristorante di sushi di Catania. A 35 anni non riusciva a trovare lavoro e pur di non starsene a casa con le mani in mano, si era messo a consegnare in auto pesce crudo in giro per la città e la provincia. E proprio lì, in giro, in contrada San Demetrio, tra Catania e Siracusa, ha trovato la morte. Sergio si è scontrato con una vettura e facendo una carambola ne ha colpita un’altra. Non lavorava per una piattaforma, ma che differenza fa? Rider, fattorini, ciclofattorini, shopper, tutti questi lavoratori sono accomunati dalla stressa sorte: correre. Per andare a ritirare, trasportare, consegnare, per poi acchiappare un altro ordine, ritirare, trasportare, consegnare, e così via. E per cosa? Solo qualche spicciolo.
“In mancanza di un contratto vero, che garantisca un minimo e un fisso, questi ragazzi sono portati a correre sempre di più, per fare sempre più consegne – commenta Antonio Prisco, del coordinamento nazionale rider di Nidil Cgil, che esprime alla famiglia il cordoglio del sindacato per la grave, immensa perdita -. Vivono sul filo dei minuti, perché ogni minuto è prezioso e perché il cottimo non paga i tempi morti. Per questo, per chiedere diritti e sicurezza in tante piazze, da Catania a Pescara, stiamo scioperando. Scendiamo in strada e protestiamo per chiedere dignità e dire basta alle attese non retribuite”. Le stesse attese che ogni sera e ogni festivo mettono a dura prova la pazienza dei rider e dei ristoratori: accalcati nei retrobottega delle pizzerie o davanti ai fast food, capita che il clima diventi teso, che voli qualche parolaccia e anche qualche pugno, come racconta nel video Davide Contu, ciclofattorino di Milano. È una guerra tra poveri, che oggi si combatte per strada.