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"Dopo che il gruppo Heidelberg ha abbandonato il marchio “Italcementi” nella filiera delle costruzioni, la Fillea Cgil ha valutato opportuno acquistare 10 azioni per partecipare all’assemblea degli azionisti in modo da comprendere le dinamiche decisionali del gruppo e aver il diritto di parola per esprimere la propria opinione." È quanto si legge in un comunicato della segreteria nazionale Fillea Cgil, che prosegue "con il passaggio da Italcementi ad Heidelberg materials, la caratterizzazione italiana nella produzione di cemento e malte cementizie si perderà. Dopo 160 anni di storia, molti prodotti innovativi, molta contrattazione sindacale, una indubbia professionalità delle lavoratrici e lavoratori; si è varcato la soglia di una “indistività” di un marchio internazionale, seppur di pregio. Questo passaggio storico - prosegue la nota - riduce anche l’autonomia del gruppo dirigente italiano nella gestione del marchio, pertanto tutti i livelli decisionali sono stati spostati ad Heidelberg in Germania.
Dopo che il gruppo "ha spostato dall’Italia ciò che poteva spostare (le cave, le cementerie e gli impianti di calcestruzzo non possono essere spostati perché il mercato è locale) abbiamo la preoccupazione che la lunga fase iniziata nel 2015 con l’acquisto del gruppo Italcementi da parte di Heidelberg, non sia terminata. Si deve comprendere quale è il modello organizzativo con il quale il gruppo dirigente di Heidelberg materials, guidato da Dominik Von Achten, vuole gestire tutte le attività della filiera del cemento e del calcestruzzo. Noi continuiamo ad essere convinti che senza la valorizzazione delle competenze, delle intelligenze, dei loro saperi, della passione delle lavoratrici e dei lavoratori e senza la contrattazione; non si riesce a raggiungere gli obiettivi che le imprese si prefiggono" prosegue la segreteria Fillea,auspicando che le imprese multinazionali "non ragionino solo in funzione dei dividendi annuali, ma anche in funzione delle condizioni economiche e sociali dei lavoratori che danno il loro fondamentale apporto, in funzione degli investimenti strutturali per affrontare con celerità la transizione ecologica, la decarbonizzazione e la digitalizzazione delle fasi produttive."
Ad oggi "non vediamo all’orizzonte l’enorme quantità di investimenti per realizzare i processi citati, perché la transizione ecologica e la decarbonizzazione le imprese non possono farla solo con le risorse pubbliche del Pnrr" conclude la Fillea.