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A Borgotufi non viveva più nessuno da tempo. Appendice disastrata del paese, dove fienili e abitazioni di pietra cadevano a pezzi. Da qualche anno quei rifugi sono stati riconvertiti in un albergo diffuso che dà lavoro a 15 persone. Eleganti casette rivestite in pietra locale e recuperate con criteri antisismici che ospitano i turisti amanti del rafting sul Sangro e dei circuiti naturalistici tra i Parchi nazionali della Maiella e d’Abruzzo. Da pochi mesi la piazza panoramica si è arricchita de “La fanciulla”. Un manufatto d’acciaio, “forte e gentile”, un’opera d’arte ambientale urbana, l’ultima del maestro pescarese Franco Summa, scomparso da appena dodici mesi. In appena un decennio, il paese molisano ha reinventato il ruolo e la vocazione delle aree interne dell’Appennino, trasformando un luogo degradato in un crocevia di eventi culturali.
Un futuro possibile. Un progetto che ha fatto incetta di riconoscimenti nato dalla collaborazione di cittadini, parti sociali, istituzioni e imprese private. Castel del Giudice è stato inserito tra la manciata di comuni (insieme a Roma, Napoli, Mantova, Faenza, Orbassano e Cremona) tra i primi a realizzare in Italia opere o attività classificabili come “buone pratiche”. Oltre alle costruzioni, a Castel del Giudice sono stati recuperati 35 ettari di terreno agricolo in disuso e trasformati in meleto biologico. L’azienda produttrice è una compartecipata messa in piedi da cittadini, investitori privati e amministrazione, in cui lavorano a tempo pieno quattro persone. La scuola, abbandonata da trent’anni, è diventata una residenza sanitaria assistenziale per anziani. Il modello è sempre dell’azionariato diffuso.
Il sindacato. Progetti come questi vedono sempre più protagonista la Cgil, impegnata a far crescere una cultura della sostenibilità, offrendo strumenti di lettura e approfondimento, stimolando politiche orientate al green building, alla rigenerazione urbana, al recupero delle periferie, promuovendo azioni concrete sul territorio.
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