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L’Istituto Nazionale di statistica ha appena pubblicato il Report sulla corruzione in Italia negli ultimi tre anni. Un fenomeno, purtroppo, che attraversa il nostro Paese e colpisce le famiglie. Certo, negli ultimi tre anni è leggermente diminuito, ma continua ad essere diffuso. Si legge, infatti nel Rapporto: “Nell’ultima indagine (2022-2023) si riscontra una diminuzione dal 2,7% al 1,3% delle richieste ricevute dalle famiglie nel triennio precedente l’intervista rispetto all’edizione del 2015-2016. I cali più consistenti riguardano i settori lavoro, uffici pubblici, sanità e giustizia”.
“Pur essendo positiva la diminuzione, - afferma Alessio Festi, responsabile Legalità della Cgil Nazionale - i dati dimostrano come i fenomeni corruttivi siano un male endemico della nostra società, su cui è necessario continuare ad avere grandissima attenzione e non abbassare la guardia”.
Chi coinvolge
Il Report dell’Istat elabora interviste somministrate a cittadine e cittadini italiani tra i 18 e gli 80 anni tra il 2022 e il 2023, a cui è stato chiesto cosa sia accaduto nei tre anni precedenti. L’Istituto stima, allora, che siano un milione e 200 mila famiglie pari al 5,4% di quelle italiane: “In cui almeno un componente abbia ricevuto nel corso della vita richieste di denaro, favori, regali o altro per ottenere agevolazioni o servizi; la quota è dell’1,3% se si considerano gli ultimi tre anni precedenti l’intervista come arco di tempo in cui è avvenuta la richiesta”.
Si sa che può succedere
Non solo chi è stato coinvolto direttamente sa che può succedere. Infatti, è sempre l’Istat a dirlo: “È pari all’8,3% (tre milioni 643mila su circa 44 milioni di persone di 18-80 anni) la percentuale di persone che conoscono qualcuno - parenti, amici, colleghi o vicini - a cui è stato richiesto denaro, favori o regali per ottenere agevolazioni nei diversi ambiti qui considerati. Dato anche questo in diminuzione (-36,6%) rispetto all’indagine precedente (2015-2016), quando si attestava al 13,1%. Questo dato racconta un clima, la percezione che abbiamo della diffusione di un fenomeno che quasi viene considerato ‘normale’ o inevitabile”.
Dove e perché
I settori nei quali la corruzione è più diffusa – guarda un po’ – sono quelli dei servizi, sanità e istruzione. Cioè quei settori che dovrebbero garantire i diritti a cittadini e cittadini. Insomma, per riuscire a ottenere il diritto una qualsivoglia prestazione sanitaria accade che si riceva la richiesta di una “regalia”. E, sempre secondo Istat, il calo della corruzione dipenderebbe dal “tutti a casa” imposto dal Covid. Cosa succederà alla prossima rilevazione quando le interviste saranno effettuate in assenza di pandemia, ma in presenza della riduzione del governo Meloni della spesa per il welfare?
La Costituzione tradita
Diritti negati ed elargiti come fossero favori. Così si riduce il perimetro della cittadinanza. Secondo Festi: “Fa impressione che i settori più esposti siano istruzione e sanità, e le public utilities. Occorre sempre aver presente la definizione in senso lato di corruzione, cioè tutto ciò che ostacola il buon andamento e l’imparzialità della pubblica amministrazione, come sancito dalla Costituzione, a discapito dei diritti di cittadine e cittadini”.
Poi l’economia
Esiste un altro dato che a leggerlo fa impressione, ma certo non suscita incredulità: “Secondo il 38,5% degli imprenditori, liberi professionisti e lavoratori in proprio (circa due milioni e 900mila nel 2022-2023) capita di essere obbligati (sempre o spesso) a pagare per ottenere licenze e concessioni o contratti con la Pa, permessi per l’import e l’export, oppure per agevolare pratiche fiscali o velocizzare procedure giudiziarie. La percezione della diffusione della corruzione risulta, dunque, in crescita rispetto a quella, già rilevante, stimata nell’indagine precedente (32,4%)”.
Colpiti i lavoratori
Se la situazione è questa, a pagare sono e saranno lavoratrici e lavoratori, a cui vengono e verranno erogati salari bassi e scontano e sconteranno scarsi investimenti sulla sicurezza. Aggiunge il dirigente sindacale: “Lavoratrici e lavoratori pagano un prezzo salatissimo dell’illegalità: pensiamo al nuovo Codice degli appalti che consente alle pubbliche amministrazioni di affidare lavori e servizi per oltre il 90% senza procedure di gara a discapito di legalità, trasparenza e anche della libera concorrenza. E c’è la liberalizzazione del subappalto a cascata, che mette a rischio la sicurezza e purtroppo anche la vita di lavoratrici e lavoratori”.
La centralità del pubblico
Quello che appare abbastanza chiaro leggendo i dati è che la corruzione si annida spesso nelle disfunzioni dello Stato, per ottenere una prestazione sanitaria, per velocizzare procedure necessarie ad ottenere licenze e permessi. Allora una soluzione, se si volesse, potrebbe essere quella di potenziare la pubblica amministrazione svuotata dal blocco del turn-over e dalle politiche neoliberaliste che hanno ridotto il perimetro pubblico del nostro Paese.
Il costo della corruzione
È alto, molto alto e riguarda la collettività intera. “La corruzione – ricorda Festi - è un fenomeno che reca gravi danni alla società, delegittima le istituzioni, ostacola la crescita economica sostenibile, indebolisce la spesa pubblica e la qualità dei servizi, provoca incertezza e scoraggia gli investimenti”.
Governo distratto
Se va bene, in alcuni casi la logica del “togliere lacci e lacciuoli a chi vuole fare” sembra quasi non voler guardare, non voler sapere. Il responsabile Legalità afferma: “È quindi grave, come abbiamo denunciato nell’assemblea contro mafia e corruzione della Cgil del 29 aprile scorso a Palermo, e come continueremo a fare, che il governo abbia attuato provvedimenti che smantellano i presidi di legalità. L’abolizione del reato di abuso di ufficio, le limitazioni alle intercettazioni ambientali, gli attacchi alla libera stampa, da ultimo il disegno di legge costituzionale sull’assetto della giustizia che mette in discussione l’autonomia della magistratura, rappresentano un forte e pericoloso arretramento per la lotta a corrotti e criminali, e della democrazia stessa”.
Da tollerare o da combattere?
L’articolo 1 della Costituzione recita: “L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro”. È il primo diritto violato, quello al lavoro, ed è per questo – probabilmente – che se serve a trovare occupazione ai figli la corruzione è ritenuta accettabile. Scrive Istat: “È ritenuto accettabile che un genitore offra o accetti di pagare per trovare lavoro a un figlio da circa 8 milioni e 695mila cittadini (il 20,1% dei cittadini di 18-80 anni; per il 7,4% è sempre accettabile, per il 12,7% solo in alcune circostanze), mentre farsi raccomandare da familiari o amici per essere assunto è ritenuto accettabile per il 15,9%”. Ma per fortuna: “Oltre il 90% dei cittadini si dichiara molto o abbastanza d’accordo con le affermazioni ‘tutti dovremmo combattere la corruzione denunciando i casi di cui si viene a conoscenza’ (90,7%, 39 milioni e 300mila) e ‘la corruzione è un danno per la società’ (92,4%, circa 40 milioni)”.
Che fare?
Il governo dovrebbe lanciare un piano straordinario di assunzioni nella pubblica amministrazione e delle forze dell’ordine, e rafforzare tutti gli strumenti di controllo di legalità invece che indebolirli. Quel che può fare ciascuna e ciascuno di noi lo ricorda Festi: “È fondamentale sostenere, anche contro corruzione e criminalità, i quattro referendum della Cgil per un lavoro sicuro negli appalti, per la tutela dai licenziamenti illegittimi, per abolire la precarietà”.