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Rappresentanza e contratti, ecco la svolta. Dopo anni è finalmente arrivata la misurazione e la certificazione della rappresentatività sindacale, ultimo atto di un lungo percorso avviato a partire dal 2011 da Cgil, Cisl, Uil e Confindustria. Il peso delle sigle sarà determinante per le intese, stabilendo una via per dare certezza agli accordi e combattere contratti pirata e dumping. Il tema, inoltre, s’interseca ora strettamente anche con una legge sulla rappresentanza, citata espressamente dal premier Giuseppe Conte nel suo discorso programmatico in Parlamento.
La convenzione è stata siglata stamani (giovedì 19 settembre) a Roma da Inps, Ispettorato nazionale del lavoro, Cgil, Cisl, Uil e Confindustria. Alla firma, che si è tenuta presso la sede Inps di Palazzo Wedekind (in piazza Colonna 366), hanno partecipato il presidente dell'Inps Pasquale Tridico, i segretari generali di Cgil (Maurizio Landini), Cisl (Anna Maria Furlan) e Uil (Carmelo Barbagallo), il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia e il ministro del Lavoro Nunzia Catalfo.
“È una giornata molto importante. La misurazione e la certificazione della rappresentanza significa non solo garantire la libertà sindacale, ma darci delle regole”: queste le parole del segretario generale della Cgil Maurizio Landini, subito dopo la firma della convenzione. L’esponente sindacale ha sottolineato come la stipula della convenzione indichi “l’importanza di dare validità erga omnes ai contratti nazionali. I contratti diventano validi perché chi li firma ha una maggioranza certificata e vi e poi la possibilità di attuare consultazioni”. Landini ha anche rilevato che, attraverso questa convenzione, sarà possibile “superare i contratti pirata, che rischiano di mettere in discussione i diritti dei lavoratori e la leale concorrenza delle imprese”. Il segretario Cgil ha infine sottolineato la necessità di una qualificazione della contrattazione collettiva come strumento per “rafforzare la democrazia: l'impegno deve essere di estendere le Rsu in tutti i luoghi di lavoro e fare in modo che il diritto diventi ovunque esigibile. Per questo serve un impegno corale e collettivo”.
"È un'occasione unica per aprire una nuova stagione di lotta ai contratti pirata e in funzione anti-dumping, perché la concorrenza non si fa sui lavoratori ma sul mercato, con l'innovazione e i processi". Così il presidente dell'Inps Pasquale Tridico ha introdotto la firma che rende operativa la convenzione sul Testo Unico per la rappresentanza sindacale: "Il Cnel ha stimato che su circa 868 contratti, circa i 2/3, ossia 600, sono 'pirata', cioè non firmati da sindacati rappresentativi. Ed è per questo che i salari sono a un livello non da Paese avanzato". Ad aderire al Testo unico e a riconoscere le nuove regole sono 22.395 aziende, per oltre 2,3 milioni di lavoratori, mentre 78 sono i settori economici coperti dalla nuova rappresentanza.
"Sono certa che con la firma della convenzione sulla rappresentanza sindacale si inizia un nuovo percorso nella storia delle relazioni industriali", ha commentato la ministra del Lavoro Nunzia Catalfo: "Un percorso che ha tra i suoi punti di arrivo l'emanazione di una legge sulla rappresentanza, attuando la seconda parte dell'articolo 39 della Costituzione", ovvero sull'efficacia erga omes dei contratti.
"Il testo unico firmato oggi è un atto di democrazia, che è fatta di regole e coerenza. È la democrazia che dà coerenza ai pesi della rappresentanza", ha spiegato il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia: "Oggi è una giornata simbolica, speriamo sia la stella cometa per mettere al centro il lavoro". Il leader degli industriali ha infine sottolineato come "il provvedimento rappresenti peraltro un apripista per criteri di rappresentatività anche delle aziende".
Dopo la stipula della convenzione, ora “occorre fare un ulteriore passo in avanti per definire regole e criteri per la rappresentanza datoriale”. A sollecitarlo è la segretaria generale della Cisl Annamaria Furlan, secondo cui in questo modo si può “sgomberare il campo dai tanti contratti pirata esistenti”. Furlan ha ricordato che dal primo accordo sulla rappresentanza è passato “davvero tanto tempo: finalmente dopo otto anni la convenzione diventa operativa. Nel passato, in tante occasioni qualcuno ha osservato che i sindacati dovevano darsi delle regole, ma in realtà sono stati tanti altri soggetti, non i sindacati, a rallentare questo processo. Adesso va recuperato il tempo perso, per rafforzare la contrattazione collettiva e renderla chiara e trasparente”.
“Cgil, Cisl e Uil debbono estendere le Rsu in tutto il territorio, compiendo così un passo avanti per la democrazia rappresentativa”. Questo il prossimo obiettivo per il segretario generale della Uil Carmelo Barbagallo, che auspica “una nuova fase della rappresentanza, recuperando otto anni di fatiche”. Alle elezioni delle Rsu “partecipa l’85 per cento degli aventi diritto, e in un periodo in cui si parla di disintermediazione, Cgil, Cisl e Uil hanno prodotto un accordo per misurarsi. Ora, però, devono misurarsi anche i datori di lavoro”.
L’Istituto nazionale di previdenza sociale raccoglierà i dati sugli iscritti (dato associativo) e, insieme all'Ispettorato, sui voti (dato elettorale): con questo mix si misurerà la rappresentatività delle sigle sindacali. La convenzione, della durata di tre anni e composta di dieci articoli, arriva dopo un lungo percorso cominciato con l'accordo interconfederale del 2011 e il protocollo successivo del 2013, attuando il Testo unico sulla rappresentanza del 2014 (poi modificato nel 2017), consentendo così di mettere in pratica le regole introdotte con quelle intese, che fissano la soglia del 5 per cento e del 50 per cento più uno per l’approvazione dei contratti.
La misurazione della rappresentatività dei sindacati, dunque, si avrà dall'incrocio tra il numero degli iscritti, attraverso le deleghe sindacali, e i risultati ottenuti alle elezioni delle Rsu, come già accade nel pubblico impiego. La media di questi due dati (ognuno varrà al 50 per cento) fornirà il peso dei sindacati. A garanzia del processo di certificazione verrà istituito un Comitato ad hoc, composto da esponenti delle parti sociali e presieduto da un rappresentante del ministero del Lavoro. Per una questione di privacy, i dati non saranno nominativi ma raccolti in forma anonima.
La firma odierna, dunque, mette in pratica quanto già concordato da sindacati e imprese nei precedenti accordi. Due i punti fondamentali: possono sedere al tavolo della contrattazione nazionale i sindacati che raggiungono il 5 per cento nel mix tra iscritti e voti; sono validi i contratti sottoscritti dalle organizzazioni sindacali che rappresentano almeno il 50 per cento più uno, ossia la maggioranza semplice, che è la medesima maggioranza richiesta per la consultazione certificata dei lavoratori (il voto cui sottoporre gli stessi accordi). Per ora la novità riguarda la platea dei contratti nazionali di categoria che rientrano nell'area di Confindustria, ma si punta a estendere le nuove regole alle altre associazioni datoriali e a misurare anche la rappresentanza delle imprese (come indicato nel “Patto della fabbrica” del 9 marzo 2018).
(aggiornamento ore 10.56)