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Come le Camere del Lavoro tanti anni fa accoglievano le persone, anche oggi la sede della Cgil si apre al mondo intorno, nella strada che porta a sabato 7 ottobre e alla manifestazione nazionale "La Via Maestra". È il senso dell'iniziativa di oggi, 28 settembre, dal titolo "Modificare la Legge 194/78 per allargare i diritti riproduttivi", ospitata nella Sala Di Vittorio della sede nazionale, in Corso d'Italia 25. La data non è casuale, perché arriva proprio nella Giornata mondiale per l'aborto sicuro.
"Approvata 45 anni fa - si legge nella presentazione -, la legge 194/1978 è stata una conquista fondamentale per la vita civile e sociale del nostro Paese, in quanto ha permesso alle donne italiane di accedere all’aborto sicuro, liberandole dalla piaga della clandestinità. Da sempre la legge è stata oggetto di innumerevoli attacchi che hanno inquinato il dibattito al riguardo, e hanno favorito l’idea che la 194/78 non vada affatto toccata e che anche il solo parlarne possa aprire la strada a interventi restrittivi". Da qui il senso dell'iniziativa organizzata dalla Consulta di Bioetica onlus e Amica, Associazione medici italiani contraccezione e aborto, che si traduce in una giornata di discussione con molti interventi.
Prima di iniziare, gli esponenti delle associazioni hanno visitato le opere della galleria d'arte presente in Cgil, con la guida di Patrizia Lazoi. A riassumere il significato è la segretaria confederale della Cgil, Daniela Barbaresi: "Abbiamo aperto la sede ospitando l'iniziativa. L'obiettivo è affrontare il tema della legge 194, in una giornata simbolica come quella dedicata all'aborto. In apertura abbiamo ricordato che quasi due anni fa siamo stati oggetto di un assalto squadrista. Oggi abbiamo approfittato di questa occasione per dare valore alla Cgil come spazio pubblico".
A parlare poi è stata Esmeralda Rizzi, dell'Ufficio Politiche di genere della Cgil nazionale: "Nel 2015 l’Italia era stata condannata dal Comitato europeo dei diritti sociali su reclamo presentato dalla Cgil per non garantire l’accesso all’aborto sicuro e libero, e per discriminazione e ghettizzazione del personale non obiettore - ha spiegato -. Sono passati otto anni e nulla è cambiato. Per questo insieme alle strutture territoriali e alla Funzione pubblica Cgil siamo impegnati in un monitoraggio, sulla base del quale rilanciare una campagna di mobilitazione per il rispetto dei diritti delle donne e la loro autodeterminazione e per quelli delle lavoratrici e dei lavoratori".