Con un emendamento alla legge di bilancio il governo ha rimodulato i fondi per il progetto del ponte sullo Stretto di Messina confermando l’avanti tutta su di un’opera che, sempre più, si denota come una cattedrale nel deserto.
Il ponte costerà 11,6 miliardi di euro e il governo ha deciso di aumentare gli oneri a carico delle Regioni, perché, se 9,3 miliardi graveranno sullo Stato, 2,3 miliardi di euro saranno presi dal fondo per lo Sviluppo e la coesione, in capo appunto alle Regioni e che dovrebbero invece utilizzare il fondo per altre opere infrastrutturali assolutamente necessarie per i territori di Calabria e Sicilia.
A testimoniarlo anche Pietro Patti e Gregorio Pittito, segretari generali della Cgil delle due città principalmente interessate dal ponte, Messina e Reggio Calabria.