Nel dibattito intorno al diritto di cittadinanza ripartito in questi giorni, arriva la posizione della Flc Cgil. “Noi pensiamo che chi nasce in Italia è italiano e chi cresce in Italia è italiano. Lo ius scholae è molto meno dello ius soli, ma sarebbe importante, un passo in avanti. Stiamo parlando di quasi un milione di bambini e bambine ragazzi e ragazze con background migratorio che frequentano le nostra scuole”.

A dirlo all’Ansa è Gianna Fracassi, segretaria generale della Federazione dei lavoratori della conoscenza della Cgil. “È una tremenda ingiustizia e fonte di disagio – spiega – la condizione di questi studenti che sono divisi da barriere invisibili rispetto ai loro compagni di scuola. Sarebbe di grande valore civile e sociale un intervento del parlamento in questa direzione”.

Per Fracassi, “la scuola è il primo luogo di integrazione ed è il luogo dove si costruisce la cittadinanza attiva e consapevole: per questo come lavoratori e lavoratrici della conoscenza non possiamo che sostenere gli avanzamenti in questa direzione. Spiace che su un tema così importante si ripropongano eloquenti silenzi o le solite bandiere ideologiche retrograde dal tetto agli alunni con background migratorio alle classi differenziali: tutto il contrario dell’inclusività che caratterizza la scuola italiana”.

Cittadinanza arenata

Le proposte di legge in materia di cittadinanza non sono mai mancate, ma nessun governo ha mai avuto la forza politica di farne approvare nemmeno una in via definitiva. Vediamo quali sono le proposte sul campo e le diverse strade possibili per ottenere, oggi, la cittadinanza.

Ius soli: la cittadinanza è acquisita per il fatto di essere nati sul territorio dello Stato nel quale si risiede. Una proposta di legge è arenata in Parlamento dal 2013 e introdurrebbe uno ius solis temperato, almeno uno dei genitori deve essere titolare del diritto di soggiorno permanente;

Ius sanguinis: la cittadinanza è acquisita per discendenza o filiazione, se i genitori immigrati hanno la cittadinanza anche i figli sono cittadini italiani (legge 91 del 1992);

Ius scholae: si acquisisce la cittadinanza al compimento di un ciclo di studi. Anche in questo caso il tema è oggetto di una riforma della legge sulla cittadinanza del 2018 che è ferma in Parlamento dal 2022 e che prevede il riconoscimento della cittadinanza italiana per i minorenni stranieri nati in Italia o arrivati prima del compimento dei 12 anni che abbiano risieduto legalmente e senza interruzioni in Italia, e che abbiano frequentato regolarmente almeno 5 anni di studio nel nostro Paese, in uno o più cicli scolastici;

Ius culturae: i minori stranieri nati in Italia, o entrati entro il dodicesimo anno di età, possono ottenere la cittadinanza dopo avere “frequentato regolarmente per almeno cinque anni uno o più cicli presso istituti scolastici del sistema nazionale, o percorsi di istruzione e formazione professionale triennali o quadriennali”: un’altra proposta di legge approvata dalla camera nel 2015 e che ha avuto lo stop in Senato nel 2017.