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La proposta di legge sullo ius scholae, che riconosce la cittadinanza italiana ai minori stranieri che frequentano le scuole del nostro Paese, langue in commissione Affari costituzionali della Camera. O sarebbe meglio dire, è bloccata dalle manovre delle forze politiche contrarie a questa riforma. “L’ostruzionismo a cui stiamo assistendo in questi giorni sullo ius scholae è uno spettacolo indecoroso che gioca con la vita di centinaia di migliaia di cittadini italiani di fatto, ma non per legge – commentano in una nota le organizzazioni del Tavolo cittadinanza, di cui fa parte anche la Cgil -. L’Italia ha bisogno urgente di una riforma della legge 91/92 che regoli l’accesso alla cittadinanza per chi, straniero, è nato in Italia o vi è arrivato entro il dodicesimo anno di età. Tenere nell’incertezza migliaia di giovani danneggia loro stessi, ma anche tutto il Paese”.
In che modo? Innanzitutto, spiegano dal Tavolo cittadinanza, ci sono i costi burocratici da sostenere per gestire le pratiche di rinnovo dei permessi di soggiorno. Inoltre le ragazze e i ragazzi che crescono e si formano nelle scuole italiane, a causa dell’incertezza sul loro futuro, preferiscono andare a lavorare all’estero. Si incentiva così la fuga di migliaia di giovani verso altri Paesi dove per le leggi in vigore possono diventare a pieno titolo cittadini in meno tempo e con meno ostacoli, contribuendone alla crescita.
Che ci fosse una corsa contro il tempo per varare questa proposta prima della fine della legislatura, che ha la sua scadenza naturale a marzo 2023, era chiaro: “Le esperienze passate ci hanno insegnato che approvare una riforma di questo tipo, seppur parziale, in pochi mesi è difficile – prosegue il comunicato del Tavolo cittadinanza -. Quello che vorremmo è però che a decidere su questa legge non fossero ‘manovre di disturbo’, ma un voto di cui ciascuno si possa assumere le responsabilità, evitando di nasconderle sotto il tappeto delle tecniche parlamentari. Per questo chiediamo che si proceda speditamente con l’esame e la votazione degli emendamenti, e che la discussione del testo sia calendarizzata in Aula alla Camera il prima possibile”. Le organizzazioni del Tavolo ricordano anche che la calendarizzazione in Aula è possibile in caso di ostruzionismo in Commissione se le forze politiche che sostengono la riforma esprimono una volontà politica comune a sostegno di un aggiornamento della calendarizzazione. Un meccanismo che potrebbe cambiare il destino della riforma.
Il testo al vaglio dei deputati stabilisce che acquista la cittadinanza, su richiesta dei genitori, il bambino straniero nato in Italia, o che vi abbia fatto ingresso entro i 12 anni, vi abbia risieduto legalmente e senza interruzioni, abbia frequentato regolarmente nel territorio nazionale per almeno cinque anni uno o più cicli scolastici. Secondo gli ultimi dati del Censis riferiti al 2019, sono almeno 857.729 gli studenti stranieri, circa l’1,9 per cento in più rispetto all’anno precedente, pari al 10 per cento di tutti gli alunni. “Lasciarla naufragare significherebbe deludere, ancora una volta, le aspettative di centinaia di migliaia di giovani e di quella parte del Paese che si riconosce in questa battaglia” conclude la nota.