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Istituto comprensivo Parco di Veio, Grottarossa: periferia nord di Roma. Un territorio complesso: lì vicino ci sono le case dei ricchi della Cassia, ma anche le famiglie di colf e badanti che in quelle case lavorano. Il 30 per cento degli alunne e delle alunni (in tutto 700 nei due plessi) sono di origine straniera, seppur di seconda generazione e dunque quasi sempre in possesso di un buon italiano. Ebbene questa scuola in pieno di dicembre continua ad avere una pesante carenza di organico e la dirigente scolastica è stata costretta a ridurre la frequenza alle elementari da 8 a 6 ore giornaliere.
Si dirà: più o meno ogni anno la storia è la stessa in tante scuole. Ma quest’anno, in più, pesa l’emergenza covid, con tutte le conseguenze che questa comporta anche in relazione al personale. Ce lo spiega la dirigente scolastica, Maria Concetta Messina, da sette anni alla guida dell’istituto capitolino: “Quello delle nomine è un problema che nessuno finora è riuscito a risolvere – racconta a Collettiva –. L’ufficio scolastico regionale continua a convocare per le supplenze annuali ad anno scolastico abbondantemente iniziato: ci hanno appena comunicato che per le medie andranno avanti addirittura fino a gennaio. La scuola nel frattempo deve tappare quei buchi – a noi mancavano circa 20 insegnanti alla primaria e una decina nelle medie – e quindi chiama supplenti che però rimangono in cattedra fino a che l’avente diritto verrà nominato dall’ufficio scolastico regionale. Il che, ovviamente, crea problemi per la continuità didattica, visto che i supplenti rischiano di dover lasciare la propria classe dopo un lavoro di mesi”.
Questa situazione si ripete da anni, senza che nessun governo, di qualsiasi colore politico, sia riuscito a risolvere. Quest’anno in più c’è il covid: “Molti dei nostri supplenti arrivano dal Sud – spiega Messina –, soprattutto dalla Campania, e in questa situazione così incerta non si muovono. Per trovare supplenti abbiamo fatto quasi mille telefonate, spesso invano”.
Come fa dunque una scuola a garantire il diritto all’istruzione, in queste condizioni? Subentra come sempre un po’ di “fantasia”. Quest’anno, come è noto, è stato istituito il cosiddetto organico covid: docenti aggiuntivi che dovrebbero permettere, sdoppiando i gruppi di lavoro delle classi, un maggior distanziamento e dunque più sicurezza nelle scuole. “Ma in queste condizioni – spiega Messina – siamo stati costretti a utilizzare questi insegnanti per tappare i buchi”. Una vicenda esemplare: un’idea giusta – un organico aggiuntivo per affrontare l’emergenza – che naufraga per inefficienze e ritardi che col covid non hanno nulla a che fare. “Teoricamente – aggiunge la dirigente scolastica – questi docenti non potrebbero essere utilizzati neanche per le supplenze dell’ultima ora: ma sfido chiunque a contestare il fatto che in questo modo io riesco a evitare che una classe sia costretta a uscire prima perché manca un insegnante”.
Ma i problemi non sono finiti. C’è il capitolo assai delicato degli insegnanti di sostegno: “Mancano gli specializzati – riprende Messina – siamo dunque costretti a chiamare dalle graduatorie comuni e spesso a ricorrere alla ‘messa a disposizione’, cioè addirittura neolaureati o persino studenti universitari degli ultimi anni, il che ovviamente rappresenta un problema serio”.
E qui, ovviamente, ci sarebbe da fare un discorso più ampio, che riguarda i sistemi di reclutamento, i concorsi che non si svolgono da anni, il rifiuto del governo di stabilizzare i tanti precari: temi che, ancora una volta, con la pandemia c’entrano davvero poco.