Carente. Questo il temine che Matteo Ariano, un passato lungo come ispettore del lavoro, ora funzionario della Funzione Pubblica Cgil Nazionale, utilizza per definire la cultura della legalità nel mondo del lavoro. A dargli ragione sono i dati contenuti sia nell’ultimo Rapporto dell’ispettorato del lavoro sia quelli appena presentati dall’Inail sugli incidenti. L’uno e altro fotografano una realtà impressionate, in oltre l’80 per cento delle aziende visitate dagli ispettori sono state trovate “irregolarità”.
Eppure il 2020, l’anno preso in esame dagli studi, è stato quello della pandemia e del lockdown, molte le imprese chiuse. Ma molte anche quelle che proprio a causa del coronavirus hanno visto aumentare la propria attività: logistica, agricoltura, grande distribuzione, ad esempio. Proprie quelle tipologie di attività più interessate dai fenomeni di illegalità.
Controlli e verifiche sono fondamentali, quindi, per tutelare lavoratori e lavoratrici, lo scorso hanno sono state oltre 27mila le denunce di irregolarità che hanno poi fatto scattare le ispezioni. Denunce di singoli lavoratori, o più spesso delle organizzazioni sindacali che, nello svolgimento della propria attività di rappresentanza, si imbattono in fenomeni opachi. Denunciare è importantissimo ma esiste un lavoro, potremmo definirlo “preventivo”. Solo le ispezioni decise direttamente dall’ispettorato – spiega Ariano – che vanno a verificare che tutto sia in ordine proprio in quelle aziende e in quei settori “più a rischio”.
Il punto vero della questione, però, è che davvero troppo poche sono le verifiche nei luoghi di lavoro che si riescono a compiere. Perché? Carenza di organico. Anche in questo caso il famigerato blocco del turn over che ha colpito la pubblica amministrazione negli ultimi dieci anni ha ridotto fortemente il personale degli ispettorati, anche gli amministrativi, con il risultato oggi ne mancano all’appello oltre mille. Le condizioni di lavoro degli ispettori – ci dice Matteo Ariano – sono davvero difficile e stressanti. È un continuo cambio di casacca tra attività ispettive e attività amministrative che non competerebbe loro ma che sono costretti a fare per assenza di personale addetto”. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: troppo poche le ispezioni e troppo stress per gli ispettori. E gli imprenditori disonesti ringraziano.
La via d’uscita è solo una, far partire subito i concorsi per assumere nuovo personale. Così, oltre a contrastare con più efficacia lavoro nero, caporalato ed evasione contributiva, probabilmente si riuscirà a limitare anche il dilagare degli incidenti sul lavoro divenuti ormai una strage quotidiana.