PHOTO
Nel 2021 le nascite della popolazione residente nelle Marche sono state 9.222, 210 in meno rispetto al 2020 (-2,3%). Anche nel 2021, dunque, c’è stato un nuovo superamento al ribasso del record di denatalità. Dal 2011 le nascite sono diminuite di 4.634 unità (-33,4%). Nello specifico, la provincia che ha segnato la maggior decrescita è Pesaro Urbino con -37,1%. Al contempo, si osserva anche un costante declino del tasso di fecondità totale (numero medio figli per donna), che passa da 1,42 a 1,20. Così come aumenta l’età media delle madri al parto: nel 2011 era 31,4 mentre nel 2021 sale a 32,6.
Diminuisce anche il contributo alla natalità dei cittadini stranieri. Dal 2011 al 2021 i nati da almeno un cittadino straniero si sono ridotti di 1.336 unità (-38,1%) e costituiscono attualmente il 23,5% del totale dei nati. Inoltre, il calo delle nascite è accompagnato dal progressivo invecchiamento della popolazione: se nel 2011 gli under 15 rappresentavano il 13,4% del totale dei residenti, nel 2021 la percentuale si è abbassata al 12,3%; tendenza opposta per gli over 65, che nello stesso periodo aumentano il loro peso sulla popolazione totale, dal 22,6% a 25,4%.
I dati, elaborati da Ires Cgil, dicono che il trend della denatalità prosegue anche nel periodo gennaio/settembre 2022 Anche se i sociologi sostengono che la crisi della natalità ha le sue origini nel fatto che le donne in età feconda tra i 15 e i 49 anni sono sempre meno, perché vi è stato un calo di fecondità già nel periodo 1976–95, per la Cgil Marche la questione è ben più complessa.
Sottolinea Loredana Longhin, della segreteria Cgil Marche: “La causa principale risiede nel fatto che l’occupazione femminile nella nostra Regione è per lo più precaria, discontinua, senza garanzie di reddito né di diritti. La reintroduzione dei voucher, voluta dal Governo Meloni, avrà come effetto immediato di destrutturare ancora di piu’ il mercato del lavoro. E sappiamo bene, che a livello regionale la situazione lavorativa è già compromessa dalla presenza di 260 mila Neet".
"Ma oltre a ciò, a frenare le donne a fare i figli sono “anche gli alti i servizi all’infanzia. Servono posti negli asili nido, ma è necessario che i servizi siano accessibili, perchè il costo degli asili nido nelle Marche è tra i più alti in Italia. Se vogliamo invertire questo trend negativo, è necessario che le donne abbiano un lavoro stabile, e servizi pubblici adeguati per la cura dei figli, e percorsi di formazione che le consentano di ritornare al lavoro. Per noi, queste sono le priorità, e ci auguriamo che lo siano anche per la Regione Marche, visto che il futuro dipende dalle donne”, conclude la dirigente sindacale.