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"Il Rapporto sugli esiti delle prove Invalsi del 2022, pur con tutti i limiti di questo sistema di rilevamento, da noi sempre denunciati, fornisce l’ennesima fotografia avvilente della scuola italiana: il dato è preoccupante è che aumentano sensibilmente i divari territoriali, proprio mentre si torna assurdamente a discutere di autonomia differenziata". Così in una nota la Flc Cgil.
Che rimarca come "siamo di fronte ad una mancanza della politica, troppo impegnata ad evitare un vero investimento di risorse nella scuola. È invece da ascrivere unicamente alla professionalità dei docenti e del personale scolastico il fatto che, nonostante i due anni di pandemia, i risultati non abbiano segnato globalmente un calo generale degli apprendimenti. Emerge una qualità media elevata del sistema scolastico, che ha fatto fronte a due anni di disagi solo grazie alla professionalità e alla generosità del personale scolastico tutto".
Dalla lettura del Rapporto, continua la nota, "restano confermate le nostre perplessità sulla definizione di dispersione implicita, cioè quel sistema di certificazione delle conoscenze che mette in discussione la valutazione individuale degli alunni di cui sono responsabili soltanto i docenti del consiglio di classe e del collegio docenti".
La Flc Cgil "rifiuta infatti l’idea che l’Invalsi certifichi le competenze dei singoli alunni, perché non rientra nelle sue competenze e soprattutto invade il campo della valutazione dei docenti, attività didattica molto più complessa di una semplice rilevazione estemporanea, generando confusione fra genitori e non addetti ai lavori. Peraltro la stessa idea che un ritardo negli apprendimenti sia equiparabile alla dispersione vera ha già fatto un grande danno nella distribuzione delle risorse del Pnrr".
"Piuttosto la politica si interroghi sulle differenze territoriali che mettono in discussione l’esigibilità e l’unitarietà del diritto allo studio sul territorio nazionale, e si interroghi partendo dalla modalità di gestione delle risorse: continua oggi a prevalere l’idea di associare alla diminuzione degli alunni una razionalizzazione del personale, quando in tempi difficili servono politiche espansive, serve poter aumentare il tempo scuola attraverso un aumento degli organici", si legge nella nota.
"Il dato fornito dall’Invalsi deve far pensare in questa direzione: più organici, più tempo scuola, e invece, il Governo va nella direzione opposta. Evitasse almeno l’ipocrisia dei commenti preoccupati e allarmati. La scuola si cambia con i giusti investimenti, non con la retorica sulla sua centralità", termina la nota.