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Ci sarà anche Maurizio Landini, segretario generela della Cgil, il 16 maggio alle 10.30 a viale Mazzini di fronte alla direzione della Rai al sit in organizzato dal sindacato dei giornalisti dell’azienda che, come ci illustra Vincenzo Vita di Articolo21, hanno deciso di rompere ogni indugio e di aprire una vertenza pubblica e in pubblico coinvolgendo tutti quelli che hanno a cuore il servizio pubblico e la libertà di informare e di essere informati.
Perché è così importante che domani, convocati dall'Usigrai, tante organizzazioni diverse si troveranno davanti alla Rai?
Saremo in viale Mazzini per difendere la libertà di informare e di essere informati, e già questo è importante. Ma la novità sta nel fatto che dopo tanti anni ci sarà una manifestazione davanti alla direzione nazionale della Rai non organizzata solo da qualche singola benemerita associazione o da gruppi di volontari e volontarie, ma dal sindacato dei giornalisti dell’azienda, che ha deciso di rompere ogni indugio e di aprire una vertenza pubblica e in pubblico coinvolgendo associazioni, innanzitutto la Cgil, con cui il rapporto non è sempre stato storicamente lineare e che oggi invece è diventato un punto di contatto permanente. Ci saranno poi tante altre realtà, da Articolo21 a No bavaglio e non solo: insomma un cartello così non si era mai visto davanti alla Rai.
Novità che coincide con l'arrivo in Italia della delegazione del Consorzio europeo del Media freedom rapid response per verificare le condizioni della libertà dei media
Sì, due giorni di “controllo democratico” di questa struttura che viene a fare un'ispezione sullo stato dell'arte della libertà di informazione in Italia incontrando varie organizzazioni, esponenti del governo, l’Agicom e la Commissione di vigilanza, per rendersi conto di come stanno effettivamente le cose soprattutto alla Rai. All’estero hanno molto colpito sia la cosiddetta “Cavalcata nera” sulla Rai come la questione dell’Agi: non è possibile che in un altro paese possa accadere che un parlamentare compri giornali e persino un'agenzia. Ma ovviamente c’è anche altro: dal rischio di carcere per i giornalisti che è ancora reale (da qui voglio esprimere la mia solidarietà a Pasquale Napolitano collaboratore del Il Giornale) al bavaglio che si vuol mettere all’informazione. Ma per tornare al sit in di viale Mazzini, l’iniziativa è anche un modo per dare il segno che finalmente la questione del servizio pubblico passa dai convegni a un'iniziativa vertenziale, a una forma di lotta.
È significativo che avvenga in questo momento, non solo per i fatti di cronaca recente: dalla censura Scurati a come vengono rivisti i pezzi a Rai News, peraltro testata fondata da Roberto Morrone. Ma anche perché il ruolo della Rai è centrale visto che sono scadute, o vanno a scadenza, sia il contratto di servizio che la convenzione sul servizio pubblico
La realtà è che la Rai non ha alcuna politica industriale degna di questo nome, tant'è che vende anche la sua quota in Rai Way per dirne una, e che non ha una strategia sull’indebitamento. Spero non accada, ma il rischio che venga venduta pezzo a pezzo è reale. Per di più nel 2027 va a scadenza la convenzione sul servizio pubblico e non vorrei si affermasse quella scuola di pensiero secondo cui il servizio pubblico non debba essere assegnato esclusivamente a Rai. Altra questione a cui accennavi, il rinnovo del contratto di servizio, che ancorché varato persino dal governo a marzo è fermo ancora alla Corte dei Conti, ma potrebbe persino rimanerci perché nessuno sembra se ne curi. La mia interpretazione malevola è che pur essendo stato fatto sotto l'egida di questo governo, sia un impaccio perché nonostante tutto contiene la tutela del pluralismo e del giornalismo di inchiesta. Insomma, come dimostra il pasticcio Scurati, invece di sanzionare chi lo ha determinato si mette sotto procedimento disciplinare una professionista come la Bortone. In Rai ci sono aspetti evidenti di regime. Peraltro, visto che un gruppo di candidati al Cda hanno fatto ricorso sulle procedure di rinnovo dello stesso che si discuterà al Tar il 29 maggio, siccome la votazione di Camera e Senato del nuovo Cda, come era prevedibile, avverrà dopo le europee, chissà mai che possa accadere qualcosa.
La manifestazione di domani è promossa e convocata dal sindacato dei giornalisti Rai. Ma il problema non riguarda solo il servizio pubblico, c'è un problema più generale di messa in crisi della libertà di informazione, che ripercussioni ha sulla società?
Siamo scesi di cinque posizioni nella classifica di Reporters Sans Frontieres, trovandoci affiancati all'Ungheria: è evidente che esiste un problema ben più generale, certo più evidente in Rai che oscilla tra il Tg1 che racconta di Meloni e Rai News che manda in onda i comizi della stessa, cosa di una assurdità incredibile. Ma esiste un problema generale, c’è la crisi profonda della Dire, agenzia dalla storia importante, c’è la questione dell'Agi, c'è la crisi di tanti quotidiani che non ce la fanno più, c'è una disoccupazione e un precariato crescenti che colpiscono giornalisti e giornaliste. Insomma siamo in una situazione da allarme democratico. È importante essere in tante e in tanti domani, ed è importante che il tema della libertà di informazione cammini tra le strade di Napoli il prossimo 25 maggio per ricondurci sulla Via Maestra della Costituzione