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Il fallimento della nostra società, di questa società. Che non sa garantire una vita dignitosa alle persone, non dà abbastanza risorse ai servizi socio-sanitari, reprime anziché integrare. I tragici fatti di Civitanova Marche, paese della provincia di Macerata dove venerdì scorso un atto di inaudita violenza ha portato alla morte Alika Ogorchukwu, sono l’ennesima dimostrazione che è necessario interrogarsi su chi siamo e quali comunità stiamo costruendo. Una riflessione che Cgil, Cisl e Uil insieme a una rete di organizzazioni, partiti ed enti impegnati nell’accoglienza e nei processi di inclusione rendono pubblica e condividono questa sera (3 agosto) alle 21 con una manifestazione in piazza XX Settembre, proprio a due passi dal punto in cui il 32enne Filippo Ferlazzo ha ammazzato Alika. Un'iniziativa a cui sono chiamati a partecipare istituzioni e movimenti che credono nel valore della pace, della persona, della solidarietà e della democrazia.
“Quello che è accaduto, l’aggressione violenta e la morte senza senso di un giovane uomo, che provava ogni giorno, con i mezzi a disposizione, a garantire una vita dignitosa, un futuro alla sua famiglia, ci ha lasciato senza le parole giuste per commentare, ha sconvolto tutti – spiega Rossella Marinucci, della Cgil Marche -. E con le altre organizzazioni del territorio con cui facciamo rete, dopo un confronto abbiamo deciso di dare un doppio segnale: vicinanza al lutto della famiglia della vittima e alla comunità nigeriana che la circonda e necessità di allargare le domande e lo sguardo, di interrogarsi al di là delle reazioni semplicistiche e istintive che sono seguite all’accaduto”.
Per la morte di Alika il giudice per le indagini preliminari ha intanto convalidato l'arresto di Filippo Ferlazzo, che ha colpito la vittima prima con una stampella e poi a mani nude: in passato era stato sottoposto a un trattamento sanitario obbligatorio, aveva avuto altri episodi di violenza, furti e aggressioni e ha un amministratore di sostegno. “Perché una persona con disabilità come Alika deve vivere di elemosina e deve fare l’ambulante? – prosegue Marinucci - Perché si è verificata una reazione del genere da parte di una persona con un disagio psichico? E la reazione delle persone che erano presenti perché è stata quella e non un’altra? Si poteva impedire che accadesse? Quanto il colore della pelle di Alika può aver influenzato quanto è successo? Ecco, noi tutti dobbiamo interrogarci su questo perché tutti abbiamo una responsabilità. Questa manifestazione è un primo passo per ricucire, il tentativo di usare le parole giuste, per far sì che in quel territorio non rimanga ancora una volta aperta una ferita”.
Le organizzazioni in piazza oggi, da Refugees Welcome all’Anpi da Libera ad Amnesty International, da Articolo 1 a Sinistra italiana, stringendosi alla famiglia di Alika, si interpellano anche come comunità che si è smarrita, disgregata, che ha sostituito la coesione con la contrapposizione, che non protegge più i suoi membri, ma li giudica, li emargina e li rifiuta, che vive un forte ritardo culturale sui temi del rispetto dei diritti, dell’accoglienza, della solidarietà, che ha perso la capacità di progettare per il bene comune.
“Il presidio sarà animato da letture di articoli della nostra Costituzione, brani letterari e poesie – dice Daniel Taddei, segretario generale Cgil Macerata -, incentrati sull’indifferenza non individuale ma sociale, per sviluppare una coscienza collettiva della società, che rispetta i diritti, sia integrata e non divisa tra chi emerge e chi soccombe, una società accogliente. Questo è un episodio eclatante dei quotidiani episodi che questa società sta producendo. Mentre aumenta il tasso di povertà, l’odio verso gli ultimi prende il posto del desiderio di mettere a disposizione di tutti le risorse, in maniera solidale. La nostra manifestazione e la nostra riflessine nasce proprio da qui: vogliamo una società migliore, più equa e più giusta”.