“L’incontro l’ha convocato il governo, dovrà quindi essere il governo a dirci cosa vuole fare. Anche perché, almeno fino a oggi, non ha voluto discutere con noi”. L’incontro cui si riferisce il segretario generale Cgil Maurizio Landini è quello che si tiene stamani (appuntamento alle ore 9) a Roma, indetto dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni a Palazzo Chigi.

Il tema è la legge di bilancio in via di approvazione. “Questa finanziaria, come tutte le altre riforme, è stata preparata senza alcun confronto con le organizzazioni sindacali e senza tener conto delle piattaforme che abbiamo presentato”, prosegue Landini: “Con una politica del genere l’Italia va a sbattere, noi invece vogliamo dare un futuro al Paese. Vedremo se saremo ascoltati, ma finora non è avvenuto”.

Per cambiare la manovra Cgil e Uil stanno mettendo in campo una vastissima mobilitazione, che ha visto finora quattro scioperi generali: venerdì 17 novembre per le regioni del Centro Italia (con comizio conclusivo di Landini a Roma), lunedì 20 novembre in Sicilia (con manifestazione regionale a Siracusa), venerdì 24 novembre per le regioni del Nord Italia (con comizio conclusivo di Landini a Torino) e lunedì 27 novembre in Sardegna.

LE SCELTE DEL GOVERNO

Obiettivo di Cgil e Uil, e delle centinaia di migliaia di manifestanti che stanno riempiendo le piazze italiane, è cambiare la legge finanziaria. “Le politiche del governo – illustra Landini – sono insufficienti ad affrontare i temi fondamentali: l’aumento dei salari, le risorse per la sanità pubblica, il superamento della precarietà del lavoro, la riforma delle pensioni. E poi c’è bisogno di investimenti per creare occupazione, in modo da impedire ai nostri giovani di dover andare via dall’Italia”.

Spazio rilevante ha nella piattaforma sindacale la questione fiscale. “Bisogna andare a prendere i soldi dove sono”, aggiunge il segretario generale Cgil: “Questo vuol dire combattere l'evasione fiscale, far pagare le tasse a chi non le paga, tassare le rendite finanziaria e immobiliare”. Vuol dire, soprattutto, smetterla “di tassare lavoratori dipendenti e pensionati, ossia di fare cassa su chi tiene in piedi il Paese”.

INDUSTRIA E LAVORO

A preoccupare Landini è l’assenza di una politica industriale. “In Europa e negli Stati Uniti si attuano grandi investimenti pubblici per rilanciare il sistema industriale manifatturiero, avendo a cuore il collegamento con la sostenibilità ambientale e con le transizioni energetica e digitale”, spiega il leader sindacale, evidenziando che “da noi succede il contrario: la logica delle privatizzazioni, insita nella legge di bilancio, serve sia a fare cassa sia a depotenziare le competenze e le scelte da fare”.

Per Landini occorrono interventi pubblici e idee precise. “Stiamo assistendo a una serie di decisioni che vanno nella direzione sbagliata”, rimarca il leader Cgil: “Penso a quanto fatto con Tim, alla separazione della rete dal resto e quindi al conseguente spezzatino delle imprese. Penso alle mancanze sulla siderurgia, sull’automotive, sulla chimica. È il momento che anche le battaglie locali che si fanno per difendere il lavoro stiano dentro a un’idea più generale di sviluppo del Paese”.

SCIOPERO E PRECETTAZIONE

Nei giorni scorsi la mobilitazione sindacale si è scontrata con la precettazione, emanata dal ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini, dei lavoratori dei trasporti. “Insieme alla Uil abbiamo impugnato il provvedimento perché consideriamo che sia un fatto autoritario e antidemocratico”, argomenta Landini: “Non è mai successo nella nostra storia democratica che un governo pensi di poter ledere il diritto di sciopero”.

Il diritto di sciopero, è bene ribadirlo, è un diritto non delle organizzazioni sindacali, ma della singola persona. “Lo sciopero non è obbligatorio, una persona può aderire o meno”, conclude il segretario generale Cgil: “Mettere in discussione questo diritto vuol dire limitare la libertà delle persone, questo è gravissimo. C’è poco da discutere: abbiamo fatto ricorso perché è un provvedimento sbagliato e inaccettabile”.