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Sviluppo e lavoro sono stati i due temi al centro del Comitato Direttivo della Cgil Calabria, concluso da Maurizio Landini, segretario generale della Cgil. Nel corso del dibattito è emersa profondamente l’esigenza di dare risposte all’emergenza sociale ed economica che caratterizza questo periodo. “Per costruire una nuova Calabria – ha scritto la Cgil regionale – diventa necessario il ruolo ed il dialogo attraverso una diffusa intelligenza collettiva, tra partenariato economico e sociale, tra le istituzioni centrali e regionali, che deve fare leva su una serie di interventi atti a dotare il territorio di misure di crescita e occupazione”. La proposta si sviluppa in undici punti, che verranno esposti, nei prossimi giorni, anche nel corso di una conferenza stampa.
Al primo posto nell’elenco delle priorità, il completamento del processo di decentramento amministrativo, della macchina burocratica regionale, al fine di destinare compiti e funzioni, non residuali, alle amministrazioni provinciali e favorire le riforme istituzionali con fusioni e aggregazioni di Comuni che in alcuni casi non hanno uffici di progetto, non riescono a garantire i servizi ai cittadini e sono destinati allo spopolamento, per ridurre i costi di gestione e aumentare i servizi di prossimità.
La Cgil sottolinea poi l’importanza di un piano per la manutenzione e salvaguardia del territorio dal rischio ambientale, sismico, idrogeologico, attraverso un ufficio unico del piano tra Calabria verde e protezione civile, con sblocco delle assunzioni e turnover.
Terzo punto, un piano di investimenti pubblici con le partecipate pubbliche nelle aree di competenza ZES (zone economiche speciali) con rilocalizzazioni, riconversioni e allocazioni di filiere produttive, alla luce della fragilità del sistema produttivo emersa con la pandemia. Alla luce dell’emergenza sanitaria, sociale ed economica, serve richiedere per la Regione il riconoscimento di Area di crisi industriale complessa, per poter essere destinataria dei relativi benefici.
Per la Cgil occorre una riforma del sistema sanitario regionale, il superamento del decreto Calabria, un piano operativo condiviso, lo sblocco delle assunzioni, la stabilizzazione ed internalizzazione del precariato, la verifica degli accreditamenti nella sanità privata, la costruzione di nuovi ospedali.
Al quinto punto si parla invece di una “definizione strategica del Porto di Gioia Tauro con una governance che superi il commissariamento e punti al rilancio dei diversi porti di prossimità dell’autorità portuale e del sistema aeroportuale calabrese”.
Il sindacato chiede anche l’attuazione della legge regionale sul welfare, a sostegno alle famiglie indigenti, e un piano socioassistenziale.
Allo stesso tempo, chiede un piano regionale infrastrutturale, che pensi alle strade, all’alta velocità, al recupero urbano, all’erosione costiera, e sia affiancato da un piano energetico ambientale regionale. Massima attenzione anche alla rete idrica, all’innovazione tecnologica, a partire dalla digitalizzazione completa del territorio (fibra ottica e connessione) per l’abbattimento del digital divide e il miglioramento dei servizi alle imprese e ai cittadini, avvio dei C.I.S.
Tra gli strumenti frutto della discussione della Cgil anche una legge regionale sul diritto allo studio, un piano per l’offerta formativa di qualità, un piano per l’approvvigionamento e l’accesso ai supporti digitali, un sostegno economico per il diritto allo studio.
“In assenza di una risalita della curva epidemiologica da Covid19 – si legge nel documento – per il prossimo anno scolastico la Cgil ribadisce il principio inderogabile di far ripartire tutte le attività scolastiche in presenza, ritenendo la didattica a distanza strumento squisitamente emergenziale e complementare”.
Imprescindibile il rilancio del turismo, con particolare riferimento alla cultura e ai beni archeologici. Per questo la Cgil chiede che riprenda la campagna di scavi dei siti di maggiore interesse archeologico, attraverso un partenariato con le università calabresi.
È richiesta poi l’applicazione della legge regionale contro il caporalato con misure anti-sfruttamento come il servizio di trasporto pubblico regionale, il collocamento pubblico attraverso i centri per l’impiego e politiche di accoglienza per il disagio abitativo. È essenziale “ritenere il caporalato un reato contro i diritti umani e la riduzione in schiavitù, prevedendo per tali motivi un inasprimento delle pene detentive”.
Ultimo punto dell’elenco di proposte, l’attivazione, da parte della presidenza della Regione, del tavolo di coordinamento regionale per la sicurezza e salute sui luoghi di lavoro.