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Ilaria e Miran stanno lavorando ad un’inchiesta su un presunto traffico di armi e rifiuti tossici in cui sarebbe coinvolta l’Italia.
Sono di ritorno da Bosaso, città nel Nord del Paese, dove hanno appena intervistato Abdullah Moussa Bogor che ha raccontato loro della società di pesca italo-somala Shifco - sospettata di traffico di armi - e di una nave, la Faraax Omar, appena rapita dai miliziani.
All’incrocio tra via Alto Giuba e corso Somalia, non lontano dall’hotel Amana, la loro auto viene fermata da un commando che apre il fuoco e uccide la giornalista e l’operatore. È un’edizione speciale del Tg3 ad annunciare in Italia la morte dei due giornalisti.
“Flavio Fusi - scriverà Roberto Scardova - entrò piangendo nelle case degli italiani. (…) È atroce dover annunciare la morte di un collega: e questa volta l’angoscia era moltiplicata dal fatto di non sapere, di non poter trovare una spiegazione”. Una spiegazione per un delitto ancora oggi avvolto da una fitta cortina di mistero, pieno di domande, interrogativi, intrighi, misteri e depistaggi.
Le parole della madre di Ilaria
“Io so perché Ilaria e Miran sono stati uccisi - diceva nel 2014 mamma Luciana, morta ad 85 anni, ventiquattro dei quali spesi a combattere per far trionfare la verità sull’omicidio di sua figlia Ilaria e di Miran Hrovatin, icona di una battaglia che non è riuscita a vincere - Dopo 20 anni di indagini inutili e faticose, di menzogne, depistaggi, sparizioni, altre morti sospette, ho bisogno solo di conoscere i nomi dei mandanti di quel duplice omicidio. (…) In vent’anni ho imparato a non illudermi. Ho parlato con tutti. Ho ottenuto solidarietà e impegni da Ciampi, all’epoca primo ministro, e da Scalfaro, presidente della Repubblica. Ho ricevuto persino una medaglia d’oro al valor civile da Napolitano. Ho assistito a tre processi, visto indagare cinque diversi magistrati e due Commissioni parlamentari. Ma mi sono trovata sempre davanti a molti silenzi, moltissimi depistaggi, tante prove importanti sparite. Qualcuno, come l’avvocato Carlo Taormina, che guidò la seconda Commissione parlamentare d'indagine, è arrivato a dire che Ilaria in fondo era andata in Somalia per una vacanza. Considerazioni che si commentano da sole. Ma sono ostinata. Non mi arrendo. Voglio vedere se le nostre istituzioni hanno il coraggio di affrontare la verità. Voglio capire perché Ilaria e Miran sono stati uccisi. Ottenere la conferma di qualcosa che tutti i protagonisti conoscono. Ma che l’Italia ha paura di ammettere”.
“Fin dai suoi primi anni di vita - raccontava - la ricordo come una bambina di carattere, tosta, molto sensibile. Una bambina curiosa, che voleva imparare, ma che aveva anche idee chiare”.
Nell’ottobre 2008 il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano conferirà a Ilaria Alpi e Miran Hrovatin la Medaglia d’oro al Merito civile. A ritirare l’onorificenza saranno i genitori di Ilaria, Giorgio e Luciana.
Il libro-inchiesta
“Cara Ilaria - scrivevano qualche anno prima in apertura del libro L’esecuzione - inchiesta sull’uccisione di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin - non sappiamo se ti farà piacere questa cronistoria di quattro anni di avvenimenti, di lotta e di inchieste per conoscere la verità di questo orrendo delitto che ha troncato la tua gioia di vivere. Ci pare di ascoltare, a volte, la risata con cui sdrammatizzavi certe situazioni, ma d’altra parte non possiamo dimenticare la tua rabbia di fronte a tante ingiustizie che hai dovuto affrontare. Ti chiediamo di capirci. Per noi questa lotta è ragione di vita, nel tentativo, forse illusorio, di portare a termine il tuo impegno”.
Luciana Alpi muore nel giugno del 2018. A dare la notizia il vicedirettore di Rai 1 Andrea Vianello con un tweet: “Non hai mai smesso di lottare per la verità e la giustizia per Ilaria. Era una combattente piena di dolore ma anche di forza e di dignità. Le volevo bene e l’Italia le deve ora ancora di più l’individuazione degli assassini di sua figlia e dei loro mandanti”.
Nel marzo dell’anno precedente aveva comunicato la fine della sua ricerca e dell’organizzazione di eventi in onore di Ilaria.
“Con il cuore pieno di amarezza, come cittadina e come madre - spiegava - ho dovuto assistere alla prova di incapacità data, senza vergogna, per ben ventitré anni dalla Giustizia italiana e dai suoi responsabili, davanti alla spietata esecuzione di mia figlia Ilaria e del suo collega Miran Hrovatin. Al dolore si è aggiunta l’umiliazione di formali ossequi da parte di chi ha operato sistematicamente per occultare la verità e i proventi di traffici illeciti”.
“Questa vicenda - diceva anni prima in una intervista - non riguarda solo la nostra famiglia. Riguarda chiunque, nel nostro Paese, creda nella verità è nella giustizia”. Riguarda anche noi. E non ci arrenderemo, Luciana. Lo dobbiamo a Ilaria, a Miran, a te. Lo dobbiamo a noi stessi.