Il bilancio del ponte sullo Stretto è negativo anche dal punto di vista occupazionale. A sostenerlo sono la Cgil di Messina e di Reggio Calabria, basandosi sui conti fatti da un accademico del comitato civico Invece del ponte. Il risultato? Il valore economico dell’occupazione aggiuntiva è sovrastimato.
“Noi nel distretto tra traghetti pubblici e privati, personale di terra e indotto, abbiamo 2.500 lavoratori occupati tutto l’anno per sempre – spiega Pietro Patti, segretario generale della Camera di lavoro di Messina -. Sono circa 1.700 per i traghetti più 800 dell’indotto. Mentre la nuova occupazione generata dall’investimento della costruzione del ponte sarà in media pari a 2.229 unità per ciascuno degli anni di lavorazione, che sulla carta dovrebbero essere otto. Stiamo parlando di meno persone e per pochi anni”.
Come si è arrivati a questo risultato? Ecco il calcolo: si divide la cifra di 540 milioni di euro (la cifra destinata dal progetto alla generazione netta di nuova occupazione) riferita all’intero periodo ipotizzato per la durata dei lavori per la retribuzione annua lorda media del lavoro in Italia (30.284 euro) e poi per gli otto anni di lavori. In questo modo si ottiene il numero: solo 2.229 lavoratori precedentemente inoccupati che saranno impiegati nella costruzione dell’opera.
“L’analisi omette la valutazione degli effetti occupazionali esterni al cantiere, come la perdita di posti di lavoro per la chiusura di attività connesse alle invasive ed estremamente diffuse attività di esproprio” recita lo studio. Altri posti spazzati via, di cui non si conosce l’entità.
"È un’opera inutile, che crea danni a entrambi i territori – afferma Pasquale Marino, Cgil Reggio Calabria –. I territori hanno bisogno di ben altre infrastrutture che oggi mancano, come l’alta velocità e investimenti nell’ambiente”.
Nel frattempo le associazioni ambientaliste stanno tentando una nuova strada per bloccare l’iter di realizzazione del ponte. Legambiente, Wwf e Lipu hanno presentato ricorso al Tar del Lazio contro il via libera dato dalla Commissione di valutazione dell’impatto ambientale, nonostante le 62 criticità ambientali che erano state contestate. La tesi: si tratta di parere illogico, visto che l’incidenza ambientale dell’opera resta negativa e non c’è certezza che l’influenza che avrà sull’ambiente circostante potrà essere mitigata.