Un panificio messo in piedi attraverso il lavoro dei detenuti, un’esperienza fondamentale sia per oggi che per domani. È la storia della cooperativa “L’albero del pane”, che ci viene raccontata dal presidente Augusto Rocchi in un video. “Il mio percorso è quello di tanti ragazzi della periferia di Milano degli anni Sessanta: giovani di famiglie proletarie che incontrano presto il lavoro, quindi la militanza e l’iscrizione al sindacato”. Inizia così il suo racconto.

“Giocavo bene a calcio, sono stato perfino nelle giovanili dell’Inter – ricorda Rocchi -, ma poi ho scelto la militanza sindacale e mi sono iscritto alla Fiom, facendo un percorso che mi ha portato in segreteria alla Camera del Lavoro di Milano per due mandati”.

Quindi la nascita della cooperativa. “Abbiamo messo in piedi una cooperativa sociale, che lavora da tempo coi detenuti del carcere di Bollate e di Opera. Qui abbiamo realizzato un panificio, che produce lavoro per dodici detenuti facendo pane e dolci. Abbiamo anche la gestione del bar e ristorazione dentro la Camera del Lavoro della Cgil di Milano”.

Il lavoro è dunque la parola chiave: “Così i detenuti possono costruirsi una prospettiva, sia nel presente mentre scontano la pena che nel futuro all’uscita dal carcere”.