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Il Consiglio dei ministri, convocato in via straordinaria e in simultanea con gli altri governi dell'Eurozona, ha approvato il decreto-legge che dispone interventi per garantire la stabilità del sistema bancario. Il decreto legge varato contiene misure volte a facilitare il finanziamento delle banche italiane. “Al fine di consentire il reperimento di fondi sul mercato – ha spiegato il ministro dell’Economia Giulio Tremonti - viene prevista garanzia statale sulle nuove passività delle banche italiane con durata fino a 5 anni emesse entro il 31 dicembre 2009. La garanzia e' concessa a condizioni di mercato e richiede la valutazione della Banca d'Italia sulla base di criteri analoghi a quelli previsti in caso di aumento di capitale. Al fine di fornire titoli di Stato in qualita' di garanzia per il finanziamento delle banche presso la Bce, il Ministero e' autorizzato ad effettuare operazioni di scambio temporanee tra titoli di Stato e strumenti di debito delle banche italiane. Gli oneri a carico delle banche per tali operazioni sono stabiliti sulla base delle prevalenti condizioni di mercato. Allo stesso scopo - prosegue Tremonti - il ministero puo' anche rilasciare, sempre a condizioni di mercato, la garanzia dello Stato su operazioni di prestito titoli stipulate da banche italiane con soggetti privati anche non bancari. Il decreto legge avranno un iter parlamentare abbinato al precedente, varato dal Governo l’8 ottobre scorso. “Riteniamo che con questi strumenti centreremo l'obiettivo di garantire stabilita' del sistema, liquidita' e fiducia dei risparmiatori”, conclude Tremonti.
Il decreto attua quanto deciso dal vertice straordinario tenutosi domenica (vedi sotto) e s’innesta in una giornata in cui le Borse europee hanno ripreso a crescere, riponendo dunque fiducia negli interventi dei governi. Recuperano i titoli bancari in forte recupero. Bene anche le Borse asiatiche e Wall Street, dove in apertura il Dow Jones guadagnava il 2,78%, lo Standard & Poor's il 2,45% e il Nasdaq il 5,16%.
“Oggi forse si può tirare finalmente un sospiro di sollievo sul ribasso delle Borse. Ora però il governo, affrontata l'emergenza e sperando che si consolidi questo dato, cominci seriamente a pensare di prevedere gli effetti della crisi sull'economia reale: che vuol dire reddito dei lavoratori e pensionati, lotta alla precarietà e investimenti alle imprese soprattutto in quei settori con funzione anticiclica come le infrastrutture”. A dirlo è leader della Cgil Guglielmo Epifani al termine della presentazione del rapporto Fillea sulle infrastrutture in Italia. Sono proprio le infrastrutture, infatti, per la Cgil “una grande questione in grado di sostenere la dinamica di crescita del pil. La situazione dell'economia reale, d'altra parte, non è e non era già brillante. A oggi il rallentamento è molto grave, c’è una minaccia occupazionale e l'aumento della cassa integrazione, e l'effetto della crisi tenderà a far diventare più pesante il rallentamento già in atto. Per il 2009, infatti anche Confindustria stima un pil negativo allo 0,5 per cento”. E così conclude: “Speriamo ci si fermi lì perché è da tempo immemorabile che non si verifica una crescita sotto lo zero. Il governo deve fare tutto quello che va fatto per evitare che si allarghi questo precipizio e gli investimenti in infrastrutture possono, per questo, aiutare il Paese a limitare i danni”.
Confindustria: nel 2009 nessuna possibilità di ripresa
Scettico, invece, il Centro Studi di Confindustria, secondo il quale i provvedimenti straordinari di intervento diretto nel sistema finanziario andranno a gonfiare non solo il debito pubblico ma anche il patrimonio. Secondo gli industriali, questi interventi andrebbero contabilizzati a parte rispetto alle misure valide per la valutazione in sede europea della salute dei conti pubblici nazionali. Secondo il Csc “l’uscita dal tunnel della recessione si allontana e le probabilità di ripresa nel 2009 appaiono ora nulle, schiacciate dalla crisi bancaria che rischia di avvitarsi in una pericolosa spirale con l’economia reale”. Il Centro Studi di Confindustria, dopo le ultime evoluzioni della crisi finanziaria internazionale, ha tagliato le stime sul pil italiano, come già anticipato sabato scorso dal presidente degli industriali Emma Marcegaglia. Secondo il Csc, il prodotto interno lordo calerà dello 0,2 per cento nel 2008 e dello 0,5 l’anno prossimo, contro il -0,1 e il +0,4 indicati a settembre.
La contrazione del pil nel 2009 sarà guidata dal calo dei consumi (-0,6 per cento) e da quello degli investimenti (-1,9). Per il Csc “la diminuzione della spesa delle famiglie si realizza nonostante il progresso del reddito reale legato alla decisa decelerazione dei prezzi al consumo (dal 3,5 per cento del 2008 al 2,1 per cento del 2009) e l’incremento delle retribuzioni per addetto (+2,7 per cento, determinato da contratti già firmati)”. La sfiducia sarebbe dovuta piuttosto a un mercato del lavoro “più difficile e alla tendenza a ricostituire un po’ della ricchezza persa nella tempesta finanziaria accrescendo la parsimonia delle famiglie”. Una compressione che comunque “lascia spazio per una successiva maggiore vivacità degli acquisti familiari”. Tuttavia, prosegue il Centro Studi di Confindustria, “l’attuale fase di panico con lo squagliamento dei prezzi di Borsa e il congelamento del credito non è duratura, e si arriverà alla soluzione della crisi creditizia in tempi non lunghi, anche se non abbastanza da rimettere in moto l’espansione economica già dall’anno prossimo”. Insomma, la ripresa slitterà al 2010.
Quanto poi ai deficit pubblici, sono “destinati a peggiorare. In Italia il disavanzo sarà pari al 2,4 per cento del pil (confidando nella piena efficacia della manovra di risanamento) contro l’obiettivo del 2,1 per cento recentemente rivisto dal governo. Il debito pubblico del nostro paese tornerà ad aumentare in rapporto al Pil al 104,4 per cento nel 2009 dal 103,8 per cento nel 2008, sia per il maggior incremento del numeratore (causa più alto deficit) sia per il minor aumento del denominatore”. Si tratta comunque “di un andamento fisiologico che non può essere considerato una violazione degli accordi europei, alla luce del quadro congiunturale critico, e che - puntualizza il Csc - non può nemmeno essere un alibi per accantonare la politica di risanamento”.
Crisi finanziaria, i Paesi Eurozona varano piano di garanzia
Il vertice straordinario dei Paesi dell'Eurozona ha varato il piano per contrastare la crisi finanziaria. I governi garantiranno i prestiti interbancari e la ricapitalizzazione delle banche in difficoltà. Il rifinanziamento delle banche sarà limitato alla fine del 2009 e alle condizione di mercato. Ogni Paese deciderà in concreto come porre in atto queste garanzie. In particolare verranno varate misure straordinarie contemporaneamente dai Consigli dei Ministri di Italia, Francia, Austria e Germania. Questo in sintesi il contenuto dell'accordo approvato domenica dall’Eurogruppo. Tra le misure approvate, ha spiegato il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, c'è la sospensione del 'mark to market': "Con le decisioni prese oggi si sospende la regola del mark to market secondo cui le aziende dovevano abbattere il valore patrimoniale in bilancio e possono rimanere sui valori precedentemente dichiarati". Berlusconi ha spiegato inoltre che in Italia non ci saranno ricapitalizzazioni: "Riteniamo che dopo Unicredit non appaia oggi la necessità di ulteriori ricapitalizzazioni". Il presidente del Consiglio si è mostrato ottimista sulla situazione italiana: "La nostra posizione è ottimale, molto meglio degli altri Paesi".