Roma si conferma capitale delle disuguaglianze. Una città ricca che vede aumentare i depositi bancari e il suo reddito complessivo ma in cui sempre più persone faticano a sopravvivere pur lavorando. Dal 2000 ad oggi è cambiato notevolmente il paradigma della povertà: le crisi del 2008, del 2012 e del 2020 ne hanno rotto gli argini determinando che l’indigenza riguardasse nuovi segmenti della popolazione: le famiglie non numerose, chi ha un reddito da lavoro, i migranti, le giovani generazioni, i residenti nelle aree del centro e del nord del Paese.
A cambiare sono anche le forme della povertà: abitativa, energetica, sanitaria, educativa, alimentare, digitale, relazionale. Un lungo elenco a testimoniare che non possono esserci soluzioni standard a problemi con origini ed effetti diversificati. Che lavorare non basta più come antidoto alla povertà lo dimostra l’aumento dei working-poor, rendendo ancora più strategico il ruolo del welfare pubblico. Il governo ha deciso di abbandonare chi è in affanno non rifinanziando il fondo affitti e tagliando l’unico strumento universale di sostegno al reddito per le fascepiù povere.
Il Giubileo delle Persone è tra le proposte di Cgil e Uil capitoline per l’anno santo dei cattolici, ha l’obiettivo di affrontare importanti questioni: la riduzione della pressione fiscale, la lotta alla povertà, il potenziamento dei servizi pubblici e la partecipazione. Da alcuni mesi i sindacati hanno posto al sindaco Gualtieri una serie di richieste per un evento che si concentri sulle opere, il lavoro e le persone.